Pakistan. Una fede incarnata
Combattere la droga nel nome di Cristo
25 Febbraio 2009
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Cristiani nel mondo
Il Pakistan è noto come un Paese nel quale i cristiani spesso sono perseguitati da gruppi musulmani. Ma è noto anche come punto di passaggio della droga coltivata in Afghanistan, che poi raggiunge i mercati occidentali e l’Asia orientale. Yousaf Masih Bhatti, cristiano, ha deciso di affrontare questi problemi e, da oltre un anno, ha creato una Casa di cura no profit che apre le porte a tossicodipendenti cristiani e musulmani. Due suoi cognati sono morti di overdose e lui si è preso a carico anche i loro cinque figli. «Ho pregato Dio di darmi il coraggio e la forza – confessa Bhatti – per fare qualcosa per i tossicodipendenti e salvarli. Le mie preghiere sono state esaudite». E a proposito dell’apertura a tutte le confessioni, dice: «Questo è un modo per testimoniare Cristo tra i fedeli di altre religioni». Al momento, il centro ha già salvato 200 pazienti. In Pakistan sono oltre 684 mila i tossicodipendenti. Il problema più grave riguarda la dipendenza da eroina, ricavata dal papavero d’oppio coltivato in Afghanistan.
Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017