Palmeiras, la vittoria è nostra!
La formazione nacque quasi cento anni fa con il nome di Palestra Itália dall'idea di quattro italiani arrivati a San Paolo. Oggi indossa la maglia azzurra con lo stemma sabaudo. Ma la torcida è tutta tricolore.
14 Aprile 2010
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San Paolo
Ci sono molti angoli, a San Paolo, che sono lì a testimoniare la più che secolare presenza italiana: potremmo citare l’Edifício Itália, l’Edifício Matarazzo – disegnato da Piacentini –, il Museo d’Arte Moderna – opera di Lina Bo Bardi –, gli storici quartieri di Mooca e del Brás, le 15 mila pizzerie. E tanto altro ancora. Ma se c’è un luogo dove, più di ogni altro, si respira aria di casa, nonostante i 10 mila chilometri di distanza dall’Italia, questo si chiama Palestra Itália. Il complesso sportivo, situato nel quartiere Perdizes, zona ovest della città, è un’oasi di verde e di tranquillità nella frenetica vita paulistana. Al suo interno ci sono impianti sportivi dove si possono praticare 27 diverse discipline: dalle arti marziali al tennis, dal basket alla ginnastica artistica; ci sono bar, ristoranti e saloni per le feste comunitarie. Ma c’è, soprattutto, uno stadio di calcio da 28 mila spettatori dove gioca uno dei più gloriosi team di tutto il Brasile: il Palmeiras.
Appena varchiamo i cancelli del club, ci viene incontro Jota Christianini, storiografo e responsabile dell’Archivio storico del Palmeiras, che ci accompagna nel Sancta Sanctorum della Società, i saloni dove sono esposti tutti i trofei – sono decine e decine – conquistati dai Verdi in quasi un secolo di vita.
L’avventura di Palestra Itália ebbe inizio nel 1914 su iniziativa di Luigi Cervo, Vincenzo Ragognetti, Luigi Emanuele Marzo ed Ezequiel Simone, quattro italo-paulistani che ebbero l’idea di fondare una squadra di calcio tutta italiana dopo che una tournée del Pro Vercelli e del Torino in terra brasiliana, aveva acceso gli entusiasmi della vasta colonia italiana di San Paolo. Lo scopo principale dell’iniziativa, come si legge in un messaggio di Ragognetti pubblicato sul Fanfulla il 14 agosto 1914, era quello di dare vita a un team tricolore «dal momento che la nostra colonia è la più numerosa dell’intero Stato di San Paolo, che già esistono altre associazioni italiane filodrammatiche e patriottiche... ma nessuno ha ancora pensato di fondare una squadra di calcio».
Anche il Consolato d’Italia di San Paolo caldeggiò l’iniziativa, ritenendo che la nascita di una squadra che fosse rappresentativa di tutta l’Italia avrebbe contribuito a mettere fine ai regionalismi ancora presenti fra i nostri emigrati.
All’appello pubblicato sulle colonne del Fanfulla risposero una cinquantina di giovani (tutti italiani o figli di italiani) che si riunirono il 19 agosto al Salão Alhambra, nel centro di San Paolo, per costituire la Sociedade Esportiva Palestra Itália, cosa che avvenne ufficialmente una settimana più tardi. Nasceva così la più esaltante avventura sportiva italiana fuori dai confini nazionali.
La prima partita ufficiale della formazione in maglia verde fu disputata nel gennaio del 1915 a Sorocaba, a pochi chilometri da San Paolo. La vittoria per 2 a 0 (reti di Bianco e Alegretti) fu la prima di una lunga serie di successi. Nel 1916, Palestra Itália partecipa al suo primo campionato paulista, e l’anno seguente sfiora la vittoria finale (che arriverà comunque nel 1920), ma soprattutto incontra per la prima volta gli acerrimi rivali del Corinthians battendoli sonoramente sia nella partita di andata che in quella di ritorno.
Riassumere in poche righe il secolare percorso sportivo del Palmeiras è pressoché impossibile, tanti sono gli episodi, le curiosità, i trionfi da elencare, fra i quali una Coppa Libertadores, una Coppa Mercosul, quattro campionati brasiliani e ventidue campionati paulisti. Ci sono, tuttavia, alcuni particolari avvenimenti che hanno segnato la vita del sodalizio e dei quali i 15 milioni di «palmeirensi» – tanti sono i suoi tifosi sparsi in ogni angolo del Paese – vanno molto fieri.
Nel 1942, con il Brasile sceso in guerra a fianco degli Alleati, il Governo di Getúlio Vargas proibì a tutte le associazioni, i circoli e le fondazioni brasiliane l’uso di qualsiasi riferimento alle nazioni dell’Asse: Germania, Italia e Giappone. Anche Palestra Itália, naturalmente, rientrava in queste disposizioni, e il direttivo del club tergiversò per dieci mesi prima di decidere il nuovo nome: alla fine fu scelto Palestra de São Paulo. Ma le autorità, argomentando che anche il nome «Palestra» evocava la nazione italiana (in portoghese il termine «palestra» significa «conferenza»), costrinsero la società a cambiare nuovamente nome, pena la cancellazione del club e la confisca del suo patrimonio, stadio compreso, del quale era pronto a impossessarsi il São Paulo Futebol Clube. Durante una convulsa riunione notturna, fu Mario Minervino a proporre il nuovo nome: Palmeiras, e lo stesso Minervino volle che fosse messa a verbale una frase che diventerà storica: «E allora, se proprio non vogliono che sia “Palestra”, ci chiameremo “Palmeiras”, nati per essere campioni». Per fugare ogni dubbio sul fatto che la squadra fosse autenticamente brasiliana, pochi giorni più tardi il Palmeiras entrò polemicamente in campo facendosi accompagnare da un ufficiale dell’Esercito – il colonnello Adalberto Mendes –, e sorreggendo una gigantesca bandiera verde-oro. Per la cronaca, in quella storica partita, i Verdi stracciarono il São Paulo Futebol Clube ovvero proprio quella squadra che aveva tentato di appropriarsi del loro patrimonio.
Un altro episodio che i tifosi ricordano con orgoglio, è quando tutto il Palmeiras ebbe l’onore – mai più concesso a nessun altro club – di vestire la maglia della Nazionale. Accadde nel 1965 in occasione di una partita fra la Nazionale brasiliana e quella dell’Uruguay, organizzata per l’inaugurazione dello stadio di Belo Horizonte, il Mineirão. La lega calcio brasiliana, CBF, decise che a vestire la maglia della Nazionale, in quella circostanza, sarebbe stata la squadra del Palmeiras in blocco. Così in quel match, vinto per 3 a 0, i giocatori, l’allenatore, il medico, il massaggiatore e perfino il magazziniere dei Verdi rappresentarono con grande orgoglio l’intero Brasile indossando la maglia della Seleção.
Passati gli anni della guerra e della dittatura militare, l’anima autenticamente italiana del Palmeiras è tornata ad affermarsi come segno distintivo di un club che rappresenta, in campo sportivo, la grande epopea italiana a San Paolo.
Nella stagione 2009-2010 è stata lanciata una nuova maglia: l’Azzurra (in onore della Nazionale italiana), che ha cucito sul petto l’antico stemma sabaudo, e che riporta sul fianco un tricolore su cui è ricamato l’antico motto «Sappia che la Vittoria è Nostra». Anche nelle vene della torcida palmeirense scorre sangue italiano a giudicare dalle coreografie tricolori che i tifosi mettono in scena quando la squadra gioca in casa. Sono immagini, in tutta sincerità, che fanno venire i brividi.
Il centenario della Palestra Itália sarà celebrato nel 2014, lo stesso anno nel quale in Brasile si disputeranno i mondiali di calcio. Il club paulistano si sta preparando a questo duplice appuntamento con una serie di iniziative: la più importante delle quali è la ristrutturazione del glorioso Estádio Palestra Itália che diventerà – mantenendone il nome – una moderna arena polifunzionale completamente coperta, capace di ospitare 42 mila spettatori.
«Sarebbe un sogno – sono le parole di Jota Christianini – se ai Mondiali del 2014 la Nazionale italiana decidesse di stabilire qui da noi il suo quartier generale: aspettiamo gli Azzurri a braccia aperte».
Ci sono molti angoli, a San Paolo, che sono lì a testimoniare la più che secolare presenza italiana: potremmo citare l’Edifício Itália, l’Edifício Matarazzo – disegnato da Piacentini –, il Museo d’Arte Moderna – opera di Lina Bo Bardi –, gli storici quartieri di Mooca e del Brás, le 15 mila pizzerie. E tanto altro ancora. Ma se c’è un luogo dove, più di ogni altro, si respira aria di casa, nonostante i 10 mila chilometri di distanza dall’Italia, questo si chiama Palestra Itália. Il complesso sportivo, situato nel quartiere Perdizes, zona ovest della città, è un’oasi di verde e di tranquillità nella frenetica vita paulistana. Al suo interno ci sono impianti sportivi dove si possono praticare 27 diverse discipline: dalle arti marziali al tennis, dal basket alla ginnastica artistica; ci sono bar, ristoranti e saloni per le feste comunitarie. Ma c’è, soprattutto, uno stadio di calcio da 28 mila spettatori dove gioca uno dei più gloriosi team di tutto il Brasile: il Palmeiras.
Appena varchiamo i cancelli del club, ci viene incontro Jota Christianini, storiografo e responsabile dell’Archivio storico del Palmeiras, che ci accompagna nel Sancta Sanctorum della Società, i saloni dove sono esposti tutti i trofei – sono decine e decine – conquistati dai Verdi in quasi un secolo di vita.
L’avventura di Palestra Itália ebbe inizio nel 1914 su iniziativa di Luigi Cervo, Vincenzo Ragognetti, Luigi Emanuele Marzo ed Ezequiel Simone, quattro italo-paulistani che ebbero l’idea di fondare una squadra di calcio tutta italiana dopo che una tournée del Pro Vercelli e del Torino in terra brasiliana, aveva acceso gli entusiasmi della vasta colonia italiana di San Paolo. Lo scopo principale dell’iniziativa, come si legge in un messaggio di Ragognetti pubblicato sul Fanfulla il 14 agosto 1914, era quello di dare vita a un team tricolore «dal momento che la nostra colonia è la più numerosa dell’intero Stato di San Paolo, che già esistono altre associazioni italiane filodrammatiche e patriottiche... ma nessuno ha ancora pensato di fondare una squadra di calcio».
Anche il Consolato d’Italia di San Paolo caldeggiò l’iniziativa, ritenendo che la nascita di una squadra che fosse rappresentativa di tutta l’Italia avrebbe contribuito a mettere fine ai regionalismi ancora presenti fra i nostri emigrati.
All’appello pubblicato sulle colonne del Fanfulla risposero una cinquantina di giovani (tutti italiani o figli di italiani) che si riunirono il 19 agosto al Salão Alhambra, nel centro di San Paolo, per costituire la Sociedade Esportiva Palestra Itália, cosa che avvenne ufficialmente una settimana più tardi. Nasceva così la più esaltante avventura sportiva italiana fuori dai confini nazionali.
La prima partita ufficiale della formazione in maglia verde fu disputata nel gennaio del 1915 a Sorocaba, a pochi chilometri da San Paolo. La vittoria per 2 a 0 (reti di Bianco e Alegretti) fu la prima di una lunga serie di successi. Nel 1916, Palestra Itália partecipa al suo primo campionato paulista, e l’anno seguente sfiora la vittoria finale (che arriverà comunque nel 1920), ma soprattutto incontra per la prima volta gli acerrimi rivali del Corinthians battendoli sonoramente sia nella partita di andata che in quella di ritorno.
Riassumere in poche righe il secolare percorso sportivo del Palmeiras è pressoché impossibile, tanti sono gli episodi, le curiosità, i trionfi da elencare, fra i quali una Coppa Libertadores, una Coppa Mercosul, quattro campionati brasiliani e ventidue campionati paulisti. Ci sono, tuttavia, alcuni particolari avvenimenti che hanno segnato la vita del sodalizio e dei quali i 15 milioni di «palmeirensi» – tanti sono i suoi tifosi sparsi in ogni angolo del Paese – vanno molto fieri.
Nel 1942, con il Brasile sceso in guerra a fianco degli Alleati, il Governo di Getúlio Vargas proibì a tutte le associazioni, i circoli e le fondazioni brasiliane l’uso di qualsiasi riferimento alle nazioni dell’Asse: Germania, Italia e Giappone. Anche Palestra Itália, naturalmente, rientrava in queste disposizioni, e il direttivo del club tergiversò per dieci mesi prima di decidere il nuovo nome: alla fine fu scelto Palestra de São Paulo. Ma le autorità, argomentando che anche il nome «Palestra» evocava la nazione italiana (in portoghese il termine «palestra» significa «conferenza»), costrinsero la società a cambiare nuovamente nome, pena la cancellazione del club e la confisca del suo patrimonio, stadio compreso, del quale era pronto a impossessarsi il São Paulo Futebol Clube. Durante una convulsa riunione notturna, fu Mario Minervino a proporre il nuovo nome: Palmeiras, e lo stesso Minervino volle che fosse messa a verbale una frase che diventerà storica: «E allora, se proprio non vogliono che sia “Palestra”, ci chiameremo “Palmeiras”, nati per essere campioni». Per fugare ogni dubbio sul fatto che la squadra fosse autenticamente brasiliana, pochi giorni più tardi il Palmeiras entrò polemicamente in campo facendosi accompagnare da un ufficiale dell’Esercito – il colonnello Adalberto Mendes –, e sorreggendo una gigantesca bandiera verde-oro. Per la cronaca, in quella storica partita, i Verdi stracciarono il São Paulo Futebol Clube ovvero proprio quella squadra che aveva tentato di appropriarsi del loro patrimonio.
Un altro episodio che i tifosi ricordano con orgoglio, è quando tutto il Palmeiras ebbe l’onore – mai più concesso a nessun altro club – di vestire la maglia della Nazionale. Accadde nel 1965 in occasione di una partita fra la Nazionale brasiliana e quella dell’Uruguay, organizzata per l’inaugurazione dello stadio di Belo Horizonte, il Mineirão. La lega calcio brasiliana, CBF, decise che a vestire la maglia della Nazionale, in quella circostanza, sarebbe stata la squadra del Palmeiras in blocco. Così in quel match, vinto per 3 a 0, i giocatori, l’allenatore, il medico, il massaggiatore e perfino il magazziniere dei Verdi rappresentarono con grande orgoglio l’intero Brasile indossando la maglia della Seleção.
Passati gli anni della guerra e della dittatura militare, l’anima autenticamente italiana del Palmeiras è tornata ad affermarsi come segno distintivo di un club che rappresenta, in campo sportivo, la grande epopea italiana a San Paolo.
Nella stagione 2009-2010 è stata lanciata una nuova maglia: l’Azzurra (in onore della Nazionale italiana), che ha cucito sul petto l’antico stemma sabaudo, e che riporta sul fianco un tricolore su cui è ricamato l’antico motto «Sappia che la Vittoria è Nostra». Anche nelle vene della torcida palmeirense scorre sangue italiano a giudicare dalle coreografie tricolori che i tifosi mettono in scena quando la squadra gioca in casa. Sono immagini, in tutta sincerità, che fanno venire i brividi.
Il centenario della Palestra Itália sarà celebrato nel 2014, lo stesso anno nel quale in Brasile si disputeranno i mondiali di calcio. Il club paulistano si sta preparando a questo duplice appuntamento con una serie di iniziative: la più importante delle quali è la ristrutturazione del glorioso Estádio Palestra Itália che diventerà – mantenendone il nome – una moderna arena polifunzionale completamente coperta, capace di ospitare 42 mila spettatori.
«Sarebbe un sogno – sono le parole di Jota Christianini – se ai Mondiali del 2014 la Nazionale italiana decidesse di stabilire qui da noi il suo quartier generale: aspettiamo gli Azzurri a braccia aperte».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017