Parla italiano la tecnologia spaziale d’avanguardia. Berretta, il re dei satelliti
Geniale e lungimirante, fautore dell'Europa dei popoli, Berretta crede che le frontiere dell'umanità siano lo spazio e la medicina. Dal 1 gennaio 1999 sarà direttore generale di Eutelsat.
Può sembrare bizzarro far parlare Giuliano Berretta del suo passato. Di solito è occupato a immaginare il futuro, stimolato a progettare nuove tecnologie da spedire nello spazio, sempre attento a cogliere spunti favorevoli per tessere rapporti di collaborazione commerciale tra gli operatori dell'informazione e dello spettacolo. I suoi occhi trasmettono apertamente passione ed entusiasmo, e chiedergli di riandare coi ricordi alla sua giovinezza produce il piacevole effetto di un ampio sorriso di aperta soddisfazione. Un sentimento dovuto al fatto che oggi, in qualche modo, si materializza un sogno cullato da piccolo, quando divorava i romanzi di Clarke e di Asimov, e proseguito più tardi quando, stuzzicato dalla curiosità , nel '70 rispose a una inserzione di un giornale che cercava ingegneri italiani per la conquista dello spazio.
Era il tempo in cui prendeva forma la sfida europea alla conquista dello spazio. Fino ad allora, infatti, solo gli Stati Uniti possedevano i razzi per i voli spaziali e li mettevano a disposizione di Paesi terzi a patto che questi ponessero in orbita satelliti costruiti dagli americani. Un monopolio capestro, che il neonato programma spaziale europeo doveva rompere creando un proprio sistema di lanciatori; un proprio sistema di telecomunicazioni, meteorologia e osservazione della terra; e finalmente uno Spacelab, il laboratorio spaziale. Occorreva stimolare l'industria civile, che fino ad allora non aveva mai prodotto questo tipo di tecnologia, inventarsi soluzioni, coordinare la ricerca applicata alle telecomunicazioni. Eutelsat, Immarsat, Meteosat, ECS sono organizzazioni figlie dell'attività di quel gruppo di veri pionieri. Caduto il muro di Berlino e frantumata l'Unione Sovietica, Berretta ricorda con giusto orgoglio di aver intuito che la competizione spaziale era finita: da quel momento avrebbero avuto un futuro solamente le telecomunicazioni e i satelliti commerciali. Da Eutelsat, in quel periodo decisamente in declino, Berretta apriva la competizione diretta con Astra, un colosso già affermato in Europa grazie alle televisioni di Murdoch. Con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti: Eutelsat è oggi il primo fornitore in Europa di capacità spaziale con mille miliardi di lire di fatturato annuo e Berretta è al comando di questa organizzazione, espressione di 47 Paesi.
Msa. La sua Vicenza, e l'Italia più in generale, le sembreranno minuscole e lontane per lei che è abituato a guardare la terra da 36 mila chilometri...
Berretta. Per niente. Mia madre abita a Vicenza e torno spessissimo a trovarla. Con l Italia ho strettissimi contatti con tutto il mondo delle telecomunicazioni. Ormai non mi sento più lontano dal Veneto perché in un ora e mezzo di aereo sono a Venezia e oggi mi pesa meno che in passato essere lontano dai luoghi della mia giovinezza. Da studente ero un convinto assertore dell'unità europea, contro i nazionalismi di ogni risma, a favore di un giusto idealismo per la costruzione di un'Europa dei popoli. Oggi questo si sta realizzando e mi fa un immenso piacere.
Qual è il segreto del suo entusiasmo umano e professionale?
Reputo importante che ognuno di noi, a ogni età , debba mantenere il cuore di un fanciullino, perché è l'unico modo per aggredire il mondo con simpatia. Sono fondamentalmente ottimista; credo che la competizione sia il sale del progresso e alla mia età sono pronto a partire in ogni momento su iniziative nuove. Non sopporto invece i razzismi e la loro ferocia. Per questo credo che sia decisivo fornire cultura ed educazione: la povertà culturale, più di quella economica, è un problema di cui tutte le società cosiddette evolute devono farsi carico.
Come sono gli italiani che lei incontra all'estero?
Noto con piacere che sono tutti ancora molto legati alla madrepatria, ed è una buona cosa. Non sono più emigranti col mandolino ma sono valenti professionisti. Il venti per cento della popolazione belga è di origine italiana, per lo più figli di minatori, ma che oggi sono, ad esempio, il direttore tecnico della televisione belga. Ritengo sia importante mantenere un legame con le proprie radici perché si deve coltivare una sensibilità locale e insieme europea.
Per lei che vive a Parigi, ha senso coltivare anche nelle nuove generazioni il legame con l'Italia?
Certamente, e in ogni modo possibile. I nostri figli vedono la televisione italiana e vivono dal di dentro le nostre vicende attuali e passate. Sono perfettamente italiani ma anche perfettamente francesi. A volte mi confessano che i loro coetanei, per il fatto che non hanno un'esperienza multietnica, hanno una «testa piccola», limitata. E la televisione, in particolare quella tematica, unita alla conoscenza delle lingue, ha svolto un prezioso ruolo educativo.
Nel 1945 Clarke immaginava l'orbita geostazionaria, e quasi lo passarono per visionario. Con questo precedente, si azzardi pure a fare lei, oggi, una previsione di che cosa avverrà tra cinquant'anni.
Ogni grande scoperta, ogni radicale innovazione non avviene per caso. Gli avvenimenti che cambiano il corso della scienza e della storia hanno come presupposto e protagonista l'intelligenza e la volontà umana. È necessario avere visioni al di là dell'orizzonte e coltivare programmi coraggiosi. Un mondo come il nostro, ripiegato a gestire le piccole cose di economia, è asservito completamente a una visione liberista dei rapporti e delle iniziative che devono prima di tutto fornire utili di bilancio. Occorre invece investire in nuovi mezzi di produzione, studiare l'organizzazione del lavoro e organizzare le intelligenze. Ci vogliono visioni nuove, investimenti internazionali, non limitarsi a fare del piccolo cabotaggio gestendo la crisi. Noi oggi non abbiamo a nessun livello, una visione di futuro. Spero che la nostra società si scrolli di dosso una mentalità materialista appagante e sia in grado di sognare. Bisogna tornare sulla Luna, bisogna andare su Marte, bisogna investire di più sulla medicina: ne va del nostro destino.
L'uomo d'oro di Eutelsat Con «Hot Bird» comunicazione globale Giuliano Berretta, vicentino di 58 anni, tre figli e moglie olandese, si laurea nel '64 in ingegneria elettronica a Padova. La sua carriera professionale inizia in Selenia (oggi Alenia) a Roma dal '64 al '69. In questo periodo progetta, tra l'altro, il più piccolo ripetitore televisivo RAI di allora. Poi passa alla Telettra di Milano (oggi Alcatel Italia) fino '71. Quindi è chiamato in Olanda per far parte dell'ESRO (European Space Research Organization), oggi ESA (European Space Agency) dove lavora per vent'anni, sia all'ESTEC (Centro di ricerca e tecnologia dell'ESA in Olanda) dal '71 al '78, che al quartier generale ESA di Parigi dal '78 al '90. Alla fine del 1990 diventa il primo direttore commerciale di Eutelsat, sede di Parigi. In quegli anni esplode la domanda di televisione via satellite: il sistema satellitare Astra sembrava allora avviato verso la progressiva e totale occupazione del mercato. Giuliano Berretta inverte questa tendenza contrastando Astra e facendo confluire in Eutelsat i diversi programmi spaziali nazionali. Negli otto anni trascorsi all'Eutelsat, Berretta ha incrementato il fatturato del 300%. Attualmente sono oltre settanta le reti televisive analogiche e oltre trecento i canali digitali trasmessi da Eutelsat e visibili in tutta Europa via satellite. In particolare all'estero si possono ricevere i programmi in italiano di RAI, Telepiù D+, Mediaset, TMC, Stream, SAT2000, BluSat: tutti trasmettono dalla stessa posizione orbitale e dai satelliti Hot Bird di Eutelsat, a 13° est.Recentemente, Eutelsat ha vissuto una settimana tra le più importanti della sua ventennale attività : in cinque giorni ha messo in orbita due nuovi satelliti, per un investimento di oltre 800 miliardi di lire. Il primo è stato lanciato il 5 ottobre dalla Guyana francese; il secondo il 9 ottobre, da Cape Canaveral in Florida. Eutelsat dispone ora di 13 satelliti con 200 trasponder, in grado di raggiungere oltre 70 milioni di famiglie europee, dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente. Più di un terzo dei canali Eutelsat sono dedicati a servizi di video/telefonia, comunicazione tra imprese, comunicazione da e tra mezzi mobili e la rete telefonica fissa. L'ultimo satellite, l'Hot Bird 5, alloggia anche il sistema Skyplex: una tecnologia nuovissima realizzata dall'italiana Alenia Aerospazio, che consente ad una televisione di raggiungere direttamente il satellite, saltando il passaggio attraverso una piattaforma a terra (del costo di qualche miliardo di lire) che digitalizza il segnale audiovideo. |