Pasqua di riconciliazione
Un tema domina questo numero di aprile: il perdono. E non poteva che essere così, dopo il pregnante gesto di umiltà e di coraggio compiuto da Giovanni Paolo II lo scorso 12 marzo quando, nella basilica di San Pietro collegata con le tv di tutto il mondo, assieme a sette cardinali e a nome di tutta la Chiesa, ha confessato e chiesto perdono per le colpe di cui i cristiani si sono macchiati nel corso dei secoli, anche con il complice silenzio, recando a chi ne è stato vittima sofferenze e lutti.
Insieme, Papa e cardinali, hanno confessato i metodi non evangelici cui hanno fatto ricorso anche uomini di Chiesa in difesa della fede, le divisioni, i torti inflitti agli ebrei, la volontà di dominio sui più deboli, l`umiliazione delle donne, le discriminazioni razziali ed etniche...
Ma il Papa ha anche invitato tutti a un profondo esame di coscienza, perché il suo gesto, pur di straordinaria importanza nel purificare la memoria storica e nel ristabilire delle verità , non resti freddo atto da consegnare agli Annali. Se il Papa ha avuto il coraggio e l`umiltà di chiedere perdono, di fare il primo passo verso la riconciliazione, non lo ha fatto per strappare la nostra intellettuale ammirazione, ma per indicarci uno stile di vita, un percorso di rinnovamento e di conversione.
Soprattutto in quest`anno giubilare che ha nella conversione e nella riconciliazione il suo motivo forte.
Nell`editoriale dello scorso mese accennavamo alla preziosità di quel periodo intensivo costituito dalla Quaresima: vi invitavamo a sfruttare l`occasione per ritrovare le radici profonde di noi stessi, per instaurare uno stile di vita in cui la sobrietà , simboleggiata dal digiuno, diventi virtù capace di purificare i nostri rapporti con gli altri, non più inficiati dalla maniacale ricerca di possesso, e presentarci riconciliati alla Porta Santa della Pasqua.
La Pasqua ormai prossima ci offre l`occasione di approfondire l`argomento. Morendo e risorgendo, Gesù ha compiuto un atto unico, irripetibile, di riconciliazione. Tutto il male del mondo che si era «fissato» in Lui, con la resurrezione è stato risanato, perdonato da Dio.
Un gigantesco arcobaleno dalla Tomba vuota di Gesù ha raggiunto il cielo, gioioso segno della riconciliazione tra l`uomo e l`intero creato con Dio.
La realtà nuova è questa, che non ci toglie la possibilità di peccare. Infatti, puntualmente ci caschiamo. Nella nostra aspirazione alla luce assomigliamo spesso alle mosche che sbattono contro un vetro: nel tentativo di migliorarci, ci ritroviamo regolarmente con la faccia per terra. Nel momento, però, in cui constatiamo la nostra radicale debolezza, abbiamo ora la possibilità di confessare la nostra fragilità , ricevere da Dio il perdono che rasserena e consente una nuova partenza. Questo si ottiene attraverso il sacramento della riconciliazione, un po` in disuso, ma al quale, per ritrovarci a posto con la coscienza, dovremmo accedere «almeno una volta all`anno, a Pasqua», come dicevano i vecchi catechismi.
La riconciliazione con Dio è passaggio inevitabile per poterci riconciliare con gli altri. Come ci ha invitato a fare il Papa. Nel nostro piccolo, abbiamo l`occasione di ricommettere quelle colpe per le quali egli ha chiesto perdono. Certo, non ci avventureremo in crociate per massacrare infedeli o per inquisire chi esce dalla retta via.
Ma i nostri rapporti con gli altri potrebbero essere animati dalla stessa intolleranza. Mentre zingari, poveri, donne, ebrei, persone di etnia o di cultura diverse saranno sempre tra noi e il rischio, per la nostra ottusità di cuore, di infliggere loro torti, umiliazioni, discriminazioni... è concreto. Caderci, vuol dire allontanare nel tempo quella riconciliazione che il Papa con il suo gesto ha inteso, invece, affrettare.
Auguriamo a tutti una Buona Pasqua di riconciliazione, pregando sant`Antonio, a suo tempo pacificatore di opposte e rissose fazioni, di sostenerci con il suo aiuto nel nostro cammino di conversione.
(Tra parentesi: qualche politico potrebbe imitare il Pontefice chiedendo perdono al paese per il clima di rissa continua alimentato dalle loro incessanti provocazioni, che contrasta con i grandi valori cui dicono di ispirarsi, tra i quali dovrebbero brillare, ci sembra, anche il dialogo e il rispetto delle opinioni altrui. Non invochiamo buonismo, ma buon senso).
fra Luciano Bertazzo
direttore editoriale