Pasqua è speranza

Sperare vuol dire credere, scommettere in un futuro migliore e lottare perché esso si realizzi. La speranza è la caratteristica che precisa l’essere cristiano e la molla che stimola il suo agire.
01 Marzo 1997 | di

«Le nostre lacrime non vadano oltre le tre del pomeriggio». È l`€™invito di un giovane scout rivolto agli amici che in una chiesa gremita all`€™inverosimile piangevano il loro «capo» inaspettatamente scomparso; un uomo saggio che con rara disponibilità  li aveva guidati come un padre, un amico, nel difficile tratto di strada dell`€™adolescenza, e che poi aveva allungato il passo prendendo una scorciatoia in salita per arrivare prima alla casa del Padre. Gli volevano bene davvero e il dolore era visibile, immenso. Però proprio per Lucio (così si chiamava), per la fede che aveva sostenuto la sua vita, le lacrime non dovevano proseguire «oltre le tre del pomeriggio».

Questa capacità  di tramutare in speranza, di intravedere spiragli di luce anche in una giornata di cupo dolore, ai cristiani viene dalla certezza inoculata in loro dall`€™evento pasquale. Cristo è risorto: l`€™esperienza drammatica del tradimento più vile della storia, della croce, della morte è sfociata nella radiosa mattina di Pasqua, nella gioia incontenibile della Maddalena e delle pie donne che ritrovano vivo il Maestro che avevano pianto come perduto. L`€™evento inaudito, che ha cambiato il corso e il senso della storia, è diventato il paradigma della vita di ciascuno. Per ognuno la gioia della Pasqua passa attraverso il dolore del Calvario: se il grano non muore, aveva detto Gesù, non porta frutto. La strada percorsa da Cristo sarà  la nostra strada. Essa non è in discesa e non la si percorre in carrozza; è disseminata di difficoltà  e la si percorre a piedi, e spesso i piedi sanguinano e le forze mancano: ma non ci porta a cozzare contro il muro della disperazione, non ci fa precipitare nel buio di notti senza fine, ma si apre su orizzonti di speranza.

A volte ci coglie l`€™affanno perché i giorni della sofferenza e dell`€™attesa si protraggono assai più in là  dei tre giorni del Calvario, e nella cassetta del destino i chiodi da infiggere nelle nostre carni non finiscono mai. Succede anche nel momento che stiamo vivendo. Sono in corso, volute dall`€™evolversi della storia, grandi trasformazioni destinate a incidere nel futuro nostro e dei nostri figli. I cambiamenti non sono mai indolori, i lavori in corso provocano sempre disagi. Quando si cambia, qualcosa deve morire perché qualcos`€™altro nasca. Inevitabili il travaglio della ricerca e la lotta tra il vecchio che non si rassegna a morire e il nuovo che scalpita per venire alla luce.

Siamo ancora in mezzo al guado. Per il momento il buio sembra prevalere sulla luce. La mancanza di certezze e la confusione, a volte anche frutto dell`€™insipienza degli uomini, rendono più duri e incomprensibili i sacrifici che ci vengono chiesti. Lo scoraggiamento e la delusione soprattutto in chi fa più fatica a tirare avanti, minacciano di uccidere la speranza.

Nonostante ciò (e non certo per far credito a chi ci governa, il che potrebbe apparire irridente nei confronti di chi maggiormente soffre le difficoltà  del momento) non dobbiamo lasciare la speranza, che è la caratteristica che precisa l`€™essere del cristiano e la molla che stimola il suo agire. Speranza non è parola vuota, alibi o rassegnata passività . Sperare vuol dire credere, scommettere in un futuro migliore e lottare perché esso si realizzi. Il cristiano non può rassegnarsi all`€™ingiustizia: la combatte essendo solidale con chi ne è vittima, promuovendo progetti e azioni che la sradichino per quanto possibile dalla società . Il cristiano non si rassegna all`€™indifferenza e al vuoto, e lo fa dimostrando quanto può essere ricca una vita ispirata ai valori di cui si lamenta la progressiva perdita...

E che non si tratti di pie illusioni lo dimostra, tra le tante, la vita di Lucio. I cento e più giovani che ne hanno pianto l`€™inattesa scomparsa erano consapevoli della preziosità  di quella vita, e sentivano agitarsi dentro di loro i semi di speranza, di altruismo, di coraggio, di gioia di vivere che egli aveva seminato in loro con le parole e con l`€™esempio. Molti di quei semi germoglieranno e matureranno, e avremo altri cristiani disposti a non rassegnarsi, pronti a dimostrare con la vita quanto siano travolgenti la fede e la speranza pasquale.

È lavorando con pazienza a livelli così profondi che si porranno basi sicure per quella riforma tanto invocata della società  che non può essere solo fondata su leggi o alchimie costituzionalistiche, ma anche e soprattutto su coscienze profondamente rinnovate.

Buona Pasqua a tutti.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017