Pasqua, la gioia di un incontro

Che la Pasqua sia per tutti noi incontro rinnovato con il Risorto, da comunicare, nella gioia della fede, al mondo intero, sull'esempio dei discepoli di Emmaus.
15 Marzo 2011 | di
La celebrazione della Pasqua in origine ricordava al popolo d’Israele l’intervento di Dio nell’esodo dall’Egitto e nel passaggio del Mar Rosso; ma con il tempo ha assunto anche il significato dell’iniziativa di Dio nel passaggio dell’uomo dalla schiavitù alla libertà in genere: «Da ogni passione verso ciò che è intelligibile e divino», ha commentato Filone Alessandrino. Un’interpretazione della Pasqua come «passaggio di Dio e passaggio dell’uomo», quanto mai significativa per noi, coinvolti in un contesto in cui si ripetono amari esodi dalle terre d’origine e si ricercano nuovi significati di vita.
Il mistero pasquale, per noi cristiani, non è quindi solo memoria delle grandi gesta operate da Dio per riportare il suo popolo alla Terra promessa: è un evento di profonda spiritualità e una gioiosa celebrazione che ci fa rivivere tutta la storia della salvezza dalla creazione al glorioso ritorno del Cristo risorto. Nel significato di «passaggio di Dio e passaggio dell’uomo», la Pasqua ci svela dunque la nostra identità di «pellegrini», protagonisti di un cammino nel quale può davvero avvenire l’incontro con il Risorto. Per ogni cammino di fede dell’uomo, c’è sempre una risposta di Dio. È un aspetto esperienziale, questo, che l’evangelista Luca sviluppa nella narrazione dell’incontro di Cristo con i discepoli di Emmaus. Sono solo due dei tanti discepoli del Signore, che l’avevano ascoltato e seguito nelle sue predicazioni, e che avevano sperato «che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24,21). Ma la sua morte in croce e la loro sfiducia nell’annuncio trasmesso dalle donne d’aver visto il sepolcro vuoto e incontrato lungo la via il Cristo risuscitato, avevano fatto maturare nei due la decisione di lasciare Gerusalemme e ritornare nelle loro case. Ed è lungo questo cammino che Gesù «si avvicinò e camminava con loro».
Cristo, dunque, condivide il cammino umano di due uomini che decidono di ricostruire la loro vita dopo tante speranze andate deluse, incapaci addirittura di riconoscere il pellegrino divenuto loro compagno di viaggio. Alla domanda di Gesù su quello che essi stavano discutendo, si fermarono, comunicando i perché della loro profonda tristezza. È dunque il Risorto, che cammina sulle strade dell’uomo, a trasformare ogni percorso in un approfondimento della Parola rivelata: «Cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui». Giunti ad Emmaus, con la delicatezza di un amico e di un maestro, e per lasciarli liberi, «fece come se dovesse andare più lontano». Ma la reazione dei due discepoli corrisponde al nuovo stato d’animo: «Resta con noi, perché si fa sera». È il primo segno: la speranza è risorta e, nel riconoscimento di colui che aveva condiviso il cammino, la tristezza si fa rinnovato progetto di vita. «Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista», nota l’evangelista.
Ogni momento di «grazia» può divenire atto di libertà. Il «passaggio di Dio» – significato profondo della Pasqua – diviene il «passaggio dell’uomo». Ciò avvenne per i due discepoli di Emmaus, ma può avvenire oggi anche per noi. Rinati nella fede, i due ritornarono a Gerusalemme per riferire ciò che era accaduto loro lungo il cammino. Che la Pasqua sia anche per tutti noi incontro rinnovato con il Risorto da comunicare, nella gioia della fede, al mondo intero.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017