Pasqua, la luce oltre il buio
Ci prepariamo a celebrare la Pasqua con un rinnovato sentimento di speranza, motivati da contesti e da situazioni che reclamano eventi di liberazione e di nuova fiducia. Shalom è l’espressione pasquale che maggiormente esprime le attese dell’uomo per una pace che esprima liberazione da ogni schiavitù, e instaurazione della giustizia. Nutriamo, però, il desiderio che la Pasqua non sia solo memoria del grande evento che ha motivato, e tuttora fonda, la fede del cristianesimo, ma sia un’occasione per approfondire la nostra conoscenza del Cristo risorto. Sulla sua risurrezione «convergono tutti i misteri della misericordia divina», scrive san Leone Magno. È infatti un evento che si allaccia a tutta la storia della salvezza: dalla creazione alla chiamata di Abramo; dalla liberazione d’Israele dalla schiavitù d’Egitto alle testimonianze dei profeti; dalla nascita del Figlio di Dio alla sua morte e risurrezione. È un percorso di fatti che proclamano come tutta la storia tende verso Cristo che, spezzando i vincoli della morte, è risorto vincitore dal sepolcro. Un mistero che aiuta l’uomo a credere che c’è la possibilità di uscire dai condizionamenti e dai limiti della quotidianità per aprirsi agli orizzonti di Dio.
La risurrezione di Cristo non è frutto della ricerca umana, ma è un annuncio che rivela l’irrompere della forza divina nel regno della morte, percepibile solo nella fede. Nella narrazione dell’evangelista Marco, le tre donne arrivate di buon mattino trovano il sepolcro vuoto, ma all’annunzio dell’angelo: «non abbiate paura», piene di timore e di spavento si chiusero in se stesse. «Non dissero niente a nessuno», sottolinea Marco, rivelando l’inadeguatezza e la fragilità umana per accogliere un evento di risurrezione e di liberazione dalla morte. La loro paura esprime tanti atteggiamenti umani di fronte all’intervento di Dio nella storia. Riguardo alla sua risurrezione, sarà lo stesso Risorto a confermare la fede dei suoi discepoli, apparendo più volte o ponendosi al loro fianco, in cammino verso Emmaus, per rigenerare la loro speranza.
«Se Cristo non è risuscitato, la nostra predicazione è senza fondamento e la nostra fede è senza valore. Anzi finiamo per essere falsi testimoni di Dio», scrive san Paolo (1 Cor 15,14). Per noi cristiani la storia senza la risurrezione camminerebbe nel buio; la nostra testimonianza diverrebbe insignificante di fronte alle contestazioni radicali di quanti negano oggi l’esistenza di Dio nella storia, con dei segni che troviamo in leggi, nelle scelte politiche e in atteggiamenti contrari a valori e a diritti inalienabili. La comprensione del pieno significato della risurrezione di Cristo, ci fa capire che le liberazioni umane non sono altra cosa dalla salvezza operata da Dio, che è liberazione dell’uomo da ogni schiavitù, e instaurazione della giustizia e della pace in situazioni dove regnano sopraffazioni, volontà di vendetta, lacerazioni di rapporti umani.
La fede nella risurrezione di Cristo sia allora primizia di novità e di rigenerazione di speranza nella nostra storia e nella nostra vita; sia un evento che doni orientamenti di pace a quanti reggono le sorti dei popoli. Nel 1976, Helder Camara, voce profetica ancora attuale, scriveva questa riflessione a testimonianza della fede, segno vivente di Dio tra gli uomini: «Vale la pena qualunque sacrifico – senza misura e senza mezzo – per vedere di nuovo illuminarsi uno sguardo che si era spento; per vedere sorridere chi sembrava aver disappreso a sorridere; per vedere rinascere la fiducia a chi ormai non credeva più a nulla e a nessuno». Shalom, Buona Pasqua, cari amici!