Pasqua tra fede e folklore

Persone di ogni ceto sociale, col volto incappucciato e il saio della processione, interpretano, con riti secolari, la passione di Cristo e la sua resurrezione.
04 Aprile 2003 | di

Hanno un significato profondo per la tradizione e la cultura popolare del Sud, pregni di valori simbolici altalenanti tra pietà  e folklore. Sono i riti della Settimana Santa, radicati soprattutto nel Meridione della penisola e nelle due isole maggiori: Sicilia e Sardegna. Quella che scorre tra le vie di decine di paesi e città , è una settimana intensa di suggestioni, che contempla la partecipazione diretta dei fedeli e che non si limita alla semplice devozione. Tra i riti centenari, i veri protagonisti sono proprio i fedeli, ai quali la storia da secoli affida la genealogia delle tradizioni popolari.

Sardegna

Il periodo pasquale - «sa Pasca manna» - catalizza ad esempio fortemente le comunità  sarde, tanto da superare per importanza e solennità  lo stesso Natale («paschixedda»). Impregnate di tradizioni barbaricine e influenzate da reminiscenze iberiche, le tradizioni della Settimana Santa sono organizzate quasi tutte da Confraternite e Congreghe e si raccolgono intorno ai momenti corali - spesso in latino e in sardo -, richiamando numerosi fedeli e turisti, e raggiungendo il loro apice nella città  di Castelsardo.

Nella cittadina sassarese l'antico rito quaresimale d";origine medievale, Lunissanti, inizia al tramonto del giorno di lunedì, con una processione che si snoda tra le vie illuminate dalle fiaccole che fanno risaltare gli abiti bianchi dei confratelli e le note struggenti dei loro canti polifonici, per esaltarsi infine nella Basilica di Santa Maria di Tergu (Madonna Rossa di Gerico), attraverso i cantori di tre cori distinti nell'esecuzione di antichissime melodie gregoriane. Nella processione si ritrova la massima espressione della tradizione polifonica vocale dell'Isola, attraverso la Confraternita di Santa Croce, in una personificazione dei Misteri della Passione e della morte di Cristo.

La lingua catalana costituisce invece il fulcro dei riti di Alghero, le sacre rappresentazioni trovano il loro culmine nell'«Arborament»: l'innalzamento della croce nel giorno di giovedì, e nel suggestivo «Desclavement»: discendimento del Venerdì, con i quattro baroni in costume siriano che depongono il Cristo nel «Bressol» - una bara in stile barocco, riccamente decorata in oro zecchino -. L'imponente processione illuminata dalle fiaccole, trova nei Jermans Blancs - incappucciati delle Congreghe di Spagna, della Corsica e delle confraternite sarde - i suoi protagonisti, e nei «gosos», canti sacri in lingua sarda, le sue suggestive note, per concludersi la domenica di Pasqua.

Altrettanto suggestive le celebrazioni vissute nel piccolo centro di Osilo-Sassari, dove ai riti paraliturgici del Giovedì Santo - «Coena Domini» e «Ora Santa» -, fa seguito una processione dei sepolcri che vede, tra le protagoniste, le «vedove» della fede, nascoste in un tradizionale costume nero osilese.

Puglia

Ampiamente diffuse in tutto il territorio sono anche le rappresentazioni sacre pugliesi che si identificano soprattutto nella «processione della Spina Santa» di Andria, nella «Nazzicata dei Perdune» di Taranto, nell'«intorciata di Triggiano», nei «crociferi di Noicattaro» e nella «quarantana di Ruvo di Puglia». Queste particolari processioni, formate da un minimo di tre statue - Cristo morto, l'Addolorata, il Legno Santo - ad un massimo di quattordici, vedono anche in Puglia la presenza di confraternite e congreghe ma trovano nel «Legno sacro» il principale protagonista. Il simulacro, a forma di tempietto e ricoperto di luci e fiori, nel cui centro viene collocata una croce-reliquia contenente una scheggia della croce di Cristo, si ripropone spesso nell'estrema propaggine dello Stivale italiano, dando spazio anche ad alcune variazioni. Ad Andria, in provincia di Bari, è la Spina Santa a rappresentare la massima reliquia della processione dei Misteri. La storia popolare narra che questa spina proviene dalla corona che cinse il capo di Gesù. Essa fu donata alla Cattedrale di Andria nel 1308 da Beatrice D'Angiò, e quando il Venerdì santo cade nella stessa giornata dell'Annunciazione della Vergine (25 marzo), la spina trasforma i colori sbiaditi delle sue macchie di sangue in un rosso vivo, contribuendo a rendere ancora più intenso l'evento quaresimale (l'evento si è verificato 13 volte dal 1633, l'ultima volta nel 1932).

Sicilia

In Sicilia il vissuto della tradizione religiosa popolare raggiunge apici di teatralizzazione e drammatizzazione trasformando l'isola in un grande e commovente palcoscenico del dolore e della gioia. I rituali pasquali affondando le radici nelle manifestazioni pagane e nelle feste di transito equinoziali, convivendo con i rituali giudaici.

A Gangi, nelle Madonie, la grande processione di confraternite, con gli stendardi e le tradizionali casacche con le effigi dei Santi Protettori, ripercorre ritualmente l'ingresso a Gerusalemme. Un adolescente Gesù, a dorso di mulo, giunge in Piazza, tra ali di palma e rami d'ulivo intrecciato in un attimo di festa fuggente. Terminata la giornata inizia infatti il «trapassu» che obbliga a un digiuno di almeno tre giorni.

A Caltanissetta, particolare significato assume il rituale della «Real Maestranza» nel quale i maestri d'arte svestono gli abiti quotidiani per mettere quelli cerimoniali - vestito nero, camicia bianca e papillon nero -. Nel giorno loro consacrato, gli artigiani sfilano dietro il loro Capitano, mescolando il cerimoniale corporativo al sentimento religioso, e dando vita alla Processione delle «varicedde»: piccoli gruppi di gesso e cartapesta che sfilano all'imbrunire.

Nei Misteri di Trapani, un corteo di 20 «vare» del peso di 1 tonnellata, viene trasportato dai portatori, con un andamento dondolante - l'annacata -, fatto di fatica e di sudore, in cambio di protezione e di allontanamento dal Male.

A Enna, merita particolare attenzione la processione del «Cristo delle Fasce» di Pietraperzia. Organizzata dall'antica Confraternita di Maria santissima del Soccorso e degli Agonizzanti, essa consiste nel portare in processione un Cristo posizionato sulla sommità  di un lungo palo - portato a spalla da 100 persone e mantenuto in equilibrio da circa 300 fasce bianche -, dove l'asta rappresenta all'unisono l'albero e il legno della croce.

Annunciato con la «Calata della Tela», la Resurrezione assume una particolare suggestione nella processione dei «Sampauluna», a San Cataldo, nella quale giganti di cartapesta raffiguranti gli undici apostoli vengono portati a spalla dai devoti. Altrettanto particolare l'atto pasquale conclusivo che va in scena a Prizzi, con il rituale «Abballu di li diavuli», e quello in scena a San Biagio Platani, in provincia di Agrigento, dove da tre secoli, con gli «Archi di Pasqua» si propone la sfida tra «Madunnara» e «Signurara» per chi realizzerà  l'addobbo più bello di ferle intrecciati con canne, rivestiti con bordure di arance amare e addobbati con pane e datteri.

Il capitolo più originale delle tante anime popolari siciliane viene scritto infine a Terrasini con la «Festa degli schetti» (scapoli). In essa i giovani ragazzi, nel giorno della Resurrezione devono sollevare un albero, infiocchettato e addobbato, fino al balcone della propria amata affinché lei possa staccarne un ramo e acconsentire al matrimonio.     

 

 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017