Patrimonio da salvaguardare
Ormai lo sappiamo tutti: la crisi economica in cui versa l’Italia è causata dal debito pubblico troppo alto, dalla mancanza di investimenti e della conseguente disoccupazione… La colpa di tutto ciò viene spesso data dai media a una entità senza nome e senza volto: «i mercati», cioè la finanza, le banche, i tassi di interesse e via dicendo. Qualcosa che noi persone comuni non capiamo neppure molto bene, e contro cui non possiamo lottare. Ma se ci guardiamo intorno con attenzione, possiamo vedere che sono tante altre le cause del cattivo stato in cui versa il nostro Paese: negli ultimi trent’anni sembra che tutto ciò che costituisce il bene collettivo sia peggiorato, e non migliorato. Le opere d’arte, da cui l’Italia è letteralmente «ricoperta», e che costituiscono una sua ricchezza perenne per il turismo che attirano, versano molto spesso in uno stato deplorevole. Basti pensare al caso di Pompei che, tra l’altro, è una delle mete più frequentate dai turisti nella Penisola.
Negli scorsi decenni di benessere non molto è stato investito in spese poco appariscenti, ma fondamentali, come la manutenzione: si è preferito finanziare festival, eventi di ogni tipo, lasciando andare in rovina i beni che ci distinguono dal resto del mondo.
Certe volte non si tratta neppure di investimenti mancati, ma di trascuratezza nel difendere paesaggi urbani di pregio: a Roma l’invasione sempre crescente di tavolini all’aperto e di mercatini offusca la bellezza di strade e piazze antiche, mentre il numero elevato di buche nelle strade obbliga a puntare gli occhi per terra invece di ammirare la città. Si dirà che mancano i soldi per restaurare le strade, ma viene il sospetto che i soldi siano stati destinati a opere più appariscenti, se pure molto meno necessarie, per ben noti motivi elettorali. Talvolta, come nel caso di Pompei, sembra addirittura che i soldi ci siano, ma che a causa di troppa burocrazia o di disaccordi tra le parti – o i partiti – locali, non si riesca a spenderli. Sarebbe bene che il ministro dei Beni culturali si stabilisse a Pompei finché non riesce a venire a capo di questo problema. Darebbe la sensazione che vuole veramente smuovere qualcosa, e non solo promettere a parole.
Un problema analogo coinvolge quasi tutti gli edifici scolastici, in genere malridotti, sgangherati, sempre imbrattati da scritte e spesso sporchi. Perché i giovani disoccupati non si mobilitano per mettere fine a queste situazioni con un lavoro gratuito, che finirebbe per migliorare l’immagine del nostro Paese, attirare più turisti e più investitori, con un vantaggio per tutti? Perché nessuno si impegna a far qualcosa di positivo, ma tutti sembrano solo aspettare che iniziativa e denaro arrivino dall’alto, dallo Stato? Abbiamo l’esempio positivo dell’Associazione nazionale alpini, che svolge un volontariato prezioso.
Per esempio, le scuole potrebbero essere ridipinte e restaurate dal lavoro congiunto di genitori e alunni, così da perdere quell’aria disastrata che non può certo invogliare i ragazzi allo studio. Come si può, infatti, amare la scuola se essa è il più brutto e fatiscente tra gli edifici che i ragazzi frequentano? Sono più belli e sicuramente tenuti meglio degli edifici scolastici i supermercati, le multisale, i grandi bar. Ovviamente questa differenza viene registrata, e si concretizza in disprezzo per lo studio.
Tutti vediamo in questo periodo lo spot televisivo in cui un giovane uomo si sveglia all’alba per correre a controllare se tutto procede bene nel supermercato dove lavora: pensate come sarebbe bello se tutti facessero non dico così tanto, ma almeno qualcosa di positivo e gratuito nei confronti della scuola dove va il figlio, o del museo del quartiere, o del parco giochi! Penso che questo slancio positivo attirerebbe molti investitori stranieri, che ora fuggono vedendo una popolazione apatica e indifferente.