Pellegrinaggio in Terra Santa sulle orme di Gesù
Pubblichiamo il diario di un viaggio: 57 pellegrini di origine italiana partono da Toronto per la Terra Santa alla ricerca dei sentieri attraversati da Gesù circa venti secoli fa.
17 Febbraio 2011
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«Il pellegrinaggio in Israele è un ritorno alle nostre radici. In effetti, noi siamo i figli minori degli eredi di Abramo, per cui dobbiamo vedere negli abitanti di questi territori dei fratelli maggiori in un cammino di riavvicinamento. La nostra cultura cristiana è sorta in Palestina, perché Gesù e gli Apostoli erano figli di questa terra. La nostra cultura e i cardini della nostra fede, inoltre, sono fondati sul Vecchio Testamento».
Con queste parole padre Michele Brizio, un eloquente ed erudito missionario della Consolata, in qualità di assistente spirituale di un gruppo di 57 pellegrini di origine italiana di Toronto, diede inizio al viaggio in Terra Santa alla ricerca dei sentieri attraversati da Gesù circa venti secoli fa, per rivivere e contemplare gli eventi della sua vita su questa terra.
L’aspetto più sorprendente per il visitatore di questa nazione è lo scenario «paradossale» del suo territorio: una grande varietà di paesaggi che vanno dalla lussureggiante vegetazione della Galilea, ricchissima di fiori, campi seminati e orti ben coltivati, allo spaventoso squallore del Deserto della Giudea, caratterizzato dalla carenza assoluta di vegetazione e da una calura insopportabile. Creato alla fine della seconda Guerra Mondiale, lo Stato d’Israele, nel giro di pochi decenni è passato da Paese quasi completamente desertico a nazione che può competere con i Paesi europei in quanto è all’avanguardia nell’industria, nel commercio e nell’agricoltura. È tra gli esportatori di agrumi, prodotti agricoli, fiori e primizie di ogni genere. Grazie a milioni di alberi irrigati a goccia (con l’utilizzo di tubi appositamente forati per innaffiare unicamente le radici delle piante), Israele ha ottenuto dei successi enormi, trasformando poco a poco il deserto in un giardino. Ma non è solo la vegetazione del territorio che stupisce il visitatore. Israele è in realtà una miniera inesauribile di storia, cultura, religioni e tradizioni. Possiede stupendi capolavori di arte, monumenti, importanti scavi archeologici ma anche pregevoli edifici di architettura contemporanea.
Il nostro pellegrinaggio
Ovviamente il nostro pellegrinaggio doveva essere motivo di riflessione e di approfondimento della nostra fede, percorrendo il cammino tracciato da Gesù come riportato nei vangeli, dalla nascita alla sua morte e risurrezione. Visitammo quindi i luoghi più significativi della sua vita pubblica, dove Egli aveva annunciato la buona novella del Regno dei Cieli, con i suoi insegnamenti e i prodigiosi avvenimenti che li avevano accompagnati.
Il nostro percorso iniziò a Tel Aviv, la capitale politica della Nazione. Questa modernissima città, che oggi conta oltre un milione di abitanti, fu fondata nel 1909 e, in poco più di un secolo, è diventata il cuore ed il motore dell’economia e della cultura del nuovo Israele, vantando musei, mostre e festival culturali. Sorge sull’incantevole litorale mediterraneo ed è vicina all’antica città di Giaffa (Jaffa), molto importante per i cristiani. In questa città, fondata circa quattro mila anni fa, San Pietro, prima di imbarcarsi per Roma, risuscitò una donna del posto. Lasciando Giaffa, dopo aver partecipato a una messa proprio nella chiesa di San Pietro, costeggiammo il mare Mediterraneo e ci dirigemmo verso Haifa e il Monte Carmelo. A metà tragitto sostammo alle rovine dell’antica Cesarea, di grande importanza storica. Costruita nell’anno 20 a.C. da Erode il Grande, questa città vantava un grande porto e per circa 600 anni fu la capitale della provincia romana della Giudea. Durante la vita di Gesù, Ponzio Pilato governava questa città in nome di Roma. San Pietro vi convertì il centurione Cornelio e San Paolo vi fu imprigionato. I crociati la scelsero come loro città d’approdo e di difesa durante le lotte per liberare i Luoghi Sacri dal 1099 al 1199. Scavi importanti hanno riportato alla luce un grande teatro e un lungo acquedotto romano.
Haifa fu la tappa seguente con una sosta al Monte Carmelo, bellissimo con tanti fiori e piante. È proprio su questo monte che ebbe inizio la devozione alla Madonna ed è questo monte che viene menzionato nel Cantico dei Cantici. Il Monte Carmelo secondo la tradizione fu dimora di Elia, che abitò in una grande caverna intorno alla quale fu costruita la chiesa della Madonna del Carmelo. Nato circa 750 anni a.C., Elia apparì insieme a Mosè nella trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor. A tutt’oggi è considerato il più grande dei profeti. Qui nacque anche l’ordine dei Carmelitani, che vivevano nelle spelonche come Elia e svilupparono una grande devozione alla Madonna.
Prima di allontanarci da questo luogo spettacolare, sostammo per qualche minuto a osservare dall’alto del monte gli ampi pendii ricoperti di piante, fiori e giardini stupendi, con la città di Haifa, la terza più grande città ebraica, distesa sulla pianura sottostante, i cui limiti, in lontananza, si confondevano con l’azzurro splendore del Mediterraneo.
I misteri della luce
Lasciando definitivamente la costa, ci dirigemmo verso il centro del Paese per arrivare, al tramonto, al lago di Tiberiade o Mare di Galilea. Il lussuoso Caesar Hotel costruito proprio sulle sponde del lago, assicurava una vista meravigliosa dell’intera superficie del lago e degli agglomerati urbani disseminati nei suoi dintorni. Provammo un’emozione indescrivibile nel pensare che ci trovavamo esattamente nei luoghi dove Gesù aveva iniziato a fondare la sua chiesa, scegliendo i suoi primi discepoli e operando miracoli. Il lago di Tiberiade è sempre stato molto importante per gli ebrei, essendo l’acqua simbolo della vita. Durante una gita in barca nel centro del lago, padre Michele, dopo aver fatto notare la differenza tra la nostra barca e quella dei poveri pescatori del tempo di Gesù, enumerò vari episodi riportati nei vangeli che accaddero vicino a quel lago. Tra essi quello della tempesta sul lago, che lasciò imperturbato Gesù mentre riempì di paura gli apostoli che temevano di affondare. Allora Gesù comandò ai venti e al mare di calmarsi, lasciando sbigottiti gli apostoli, che iniziarono a domandarsi chi fosse mai colui a cui i venti e i mari obbedivano. Un altro episodio ricordato dal sacerdote fu la mancanza di fiducia di Pietro, quando vedendo Gesù camminare sulle acque, su invito del Maestro, si azzardò a imitarlo, ma dubitando delle sue parole cominciò ad affondare. E fu intorno a questo lago che Gesù ammaestrava le folle e i suoi discepoli, e compì i miracoli più sbalorditivi, quali la moltiplicazione dei pani e la pesca miracolosa. Fu anche su una collina adiacente al lago che Gesù pronunziò il Discorso della montagna, nel quale è compendiato il suo insegnamento. E fu intorno a questo lago che fu proclamata la supremazia di San Pietro, quando alla domanda di Gesù per sapere cosa la gente pensasse di lui, Pietro, senza esitazione esclamò: «Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente», a cui Gesù rispose: «Tu sei Pietro e io su questa pietra edificherò la mia chiesa».
Trovandoci nelle vicinanze di Nazareth, città della Sacra Famiglia, dove Gesù aveva vissuto fino all’età di trent’anni, ci raccogliemmo nell’imponente Basilica dell’Annunciazione, costruita vicino alla grotta dell’apparizione dell’angelo Gabriele a Maria. Poco lontano si trova anche la chiesa dedicata a San Giuseppe, edificata sulla sua casa e officina da falegname. Nazareth, un piccolo villaggio della Galilea al tempo di Gesù, oggi è una città di notevole importanza, che vanta il più gran numero di abitanti arabi cristiani della Terra Santa.
Prima di allontanarci da questi luoghi e dirigerci verso Gerusalemme, visitammo altri siti proposti alla contemplazione dei misteri della luce. Essendo quindi nelle vicinanze del fiume Giordano, visitammo sia le sue sorgenti alle falde del Monte Hermon, che il luogo dove Gesù fu probabilmente battezzato da San Giovanni Battista. Anche noi ci immergemmo nelle acque del fiume e rinnovammo i voti battesimali. In seguito passammo poco lontano dal Monte Tabor, luogo della Trasfigurazione di Gesù e ci fermammo a Cana, per pregare nella chiesa edificata sul posto dove avvenne il primo miracolo di Gesù, quello delle famose nozze a cui aveva partecipato insieme alla madre e ai primi cinque discepoli.
Continuando l’itinerario passammo vicino a Gerico, un’oasi importante nel mezzo del Deserto di Giuda. Questa città, citata varie volte sia nel Nuovo come nell’Antico Testamento, diede a padre Michele l’occasione di leggere e commentare la parabola del Buon Samaritano, confrontandola con il nostro comportamento quotidiano.
Gerusalemme Città indimenticabile
Intanto l’autobus aveva lasciato il deserto e aveva cominciato a salire verso la città santa, Gerusalemme, che sorge sopra un altopiano triangolare a oltre 700 metri sul livello del mare. Eravamo tutti presi da grande ansia ed entusiasmo. Quando si arriva in questa città e si conoscono gli avvenimenti storici che vi sono accaduti, non si può fare a meno di ricordarli e riviverli nella propria mente. È un’esperienza indimenticabile. E non occorre essere molto religioso per commuoversi in prossimità di questo luogo che ha un significato profondo e importante per la nostra fede. La città vecchia occupa meno di un chilometro quadrato ed è divisa in quattro quartieri, che si possono vedere perfettamente dall’alto del Monte degli Ulivi: il quartiere ebraico, dominato dal Muro Occidentale dell’antico Tempio (conosciuto anche come il muro del pianto); il quartiere musulmano, caratterizzato dalla cupola dorata della Moschea della Roccia (detta anche di Omar); il quartiere armeno situato intorno alla Cattedrale di San Giacomo e finalmente il quartiere cristiano, dominato dalla Basilica del Santo Sepolcro, eretta, secondo la tradizione, nel posto dove avvenne la Crocifissione di Gesù.
Ci dirigemmo subito verso la chiesa del Padre Nostro, le cui pareti, interne ed esterne sono tappezzate dalle parole di questa preghiera scritta in 44 lingue diverse. La chiesa è costruita proprio sul luogo dove Gesù, alla domanda degli apostoli di insegnare loro a pregare, lasciò a loro e a noi la preghiera che è il compendio dell’insegnamento del vangelo.
Gerusalemme è stata oggetto di lotte e di conquiste da parte di assiri, babilonesi, greci, romani, bizantini, arabi e altri popoli ancora. È una città che per la sua bellezza singolare e per il significato profondo della sua storia, suscita nel visitatore un’energia spirituale misteriosa, che ispira pace, amore e comprensione reciproca tra i diversi culti praticati dagli abitanti. Per noi cattolici, Gerusalemme costituisce il fulcro della nostra fede.
Verso la conclusione
Gli ultimi quattro giorni del nostro pellegrinaggio, furono caratterizzati da un susseguirsi di emozioni ed esperienze spirituali che ci portarono a rivivere i misteri più importanti della nostra fede. Essendo Gerusalemme poco distante da Betlemme, non poteva mancare una visita alla Chiesa della Natività, costruita nell’anno 329 da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. Con profonda devozione venerammo il luogo della nascita di Gesù. Come i pastori eravamo presi da meraviglia e stupore. «Il Verbo Eterno, – fece rimarcare padre Brizio – che è Dio Onnipotente, creatore del mondo, prende il corpo umile e debole della natura umana e tocca il fondo della nostra fragilità». A Betlemme visitammo anche la Chiesa dei pastori, costruita nel mezzo dei campi e delle varie grotte che servivano per custodire le greggi.
Tornati a Gerusalemme, ci attendevano ancora luoghi storici e sacri, musei e monumenti, ma soprattutto basiliche e chiese di grande importanza, alcune costruite nel quarto secolo da sant’Elena, altre edificate o restaurate nel corso dei secoli, altre infine costruite durante il secolo scorso da architetti italiani come memoriali degli eventi più importanti degli ultimi giorni della vita di Gesù.
Era emozionante, per esempio, camminare sui sentieri del Giardino del Getsemani, tra secolari alberi d’olivo disseminati intorno alla Basilica dell’agonia o delle nazioni. Era commovente anche entrare in questa chiesa e contemplare la roccia del sudore, sulla quale Gesù trascorse, nell’angoscia del dubbio e del terrore, la notte del giovedì precedente la sua crocifissione.
Ovviamente, a conclusione del pellegrinaggio, non poteva mancare la visita dei luoghi più sacri che furono testimoni della passione e morte di Gesù. Pertanto, di buon mattino, ci radunammo nel Cenacolo dove Gesù mangiò l’ultima cena con i suoi discepoli, e dove lo Spirito Santo, qualche giorno più tardi, discese sopra la Madonna e gli Apostoli. Questo luogo ci offrì l’occasione di rinnovare l’unzione della Cresima con la promessa di rispettare il nostro corpo come tempio dello Spirito Santo.
Partecipammo in seguito alla Via Crucis per la Via Dolorosa, che è in effetti la strada percorsa da Gesù dall’aula del tribunale fino al Golgotha, che si trova nell’interno della Chiesa del Santo Sepolcro. Un’infinità di sentimenti si susseguono nell’animo del pellegrino, mentre si segue un membro del gruppo che porta una croce di legno e il sacerdote che aiuta a meditare sulle sofferenze dell’Agnello Divino che andava al patibolo. L’entrata nella Chiesa del Santo Sepolcro provoca nel pellegrino emozioni indescrivibili. Costruita originariamente come Chiesa della Risurrezione dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena nel 335 d.C., questo grandioso Santuario fu distrutto due volte: la prima volta nel 614 dai persiani e poi nel 1009 dal califfo musulmano al-Hakim. Fu ricostruito nella forma attuale dai crociati nell’XI secolo e fu sin dall’inizio il sito più importante per i pellegrini cristiani attraverso i secoli della storia del cristianesimo. Questo edificio contiene non solo il Sepolcro, ma anche il luogo della crocifissione, e poco distante, l’orto dove Gesù risorto apparve a Maria Maddalena. E non a caso, dopo aver contemplato e venerato l’interno della Tomba di Gesù, ci radunammo intorno all’altare di Santa Maria Maddalena, per partecipare alla messa conclusiva del pellegrinaggio.
Con queste parole padre Michele Brizio, un eloquente ed erudito missionario della Consolata, in qualità di assistente spirituale di un gruppo di 57 pellegrini di origine italiana di Toronto, diede inizio al viaggio in Terra Santa alla ricerca dei sentieri attraversati da Gesù circa venti secoli fa, per rivivere e contemplare gli eventi della sua vita su questa terra.
L’aspetto più sorprendente per il visitatore di questa nazione è lo scenario «paradossale» del suo territorio: una grande varietà di paesaggi che vanno dalla lussureggiante vegetazione della Galilea, ricchissima di fiori, campi seminati e orti ben coltivati, allo spaventoso squallore del Deserto della Giudea, caratterizzato dalla carenza assoluta di vegetazione e da una calura insopportabile. Creato alla fine della seconda Guerra Mondiale, lo Stato d’Israele, nel giro di pochi decenni è passato da Paese quasi completamente desertico a nazione che può competere con i Paesi europei in quanto è all’avanguardia nell’industria, nel commercio e nell’agricoltura. È tra gli esportatori di agrumi, prodotti agricoli, fiori e primizie di ogni genere. Grazie a milioni di alberi irrigati a goccia (con l’utilizzo di tubi appositamente forati per innaffiare unicamente le radici delle piante), Israele ha ottenuto dei successi enormi, trasformando poco a poco il deserto in un giardino. Ma non è solo la vegetazione del territorio che stupisce il visitatore. Israele è in realtà una miniera inesauribile di storia, cultura, religioni e tradizioni. Possiede stupendi capolavori di arte, monumenti, importanti scavi archeologici ma anche pregevoli edifici di architettura contemporanea.
Il nostro pellegrinaggio
Ovviamente il nostro pellegrinaggio doveva essere motivo di riflessione e di approfondimento della nostra fede, percorrendo il cammino tracciato da Gesù come riportato nei vangeli, dalla nascita alla sua morte e risurrezione. Visitammo quindi i luoghi più significativi della sua vita pubblica, dove Egli aveva annunciato la buona novella del Regno dei Cieli, con i suoi insegnamenti e i prodigiosi avvenimenti che li avevano accompagnati.
Il nostro percorso iniziò a Tel Aviv, la capitale politica della Nazione. Questa modernissima città, che oggi conta oltre un milione di abitanti, fu fondata nel 1909 e, in poco più di un secolo, è diventata il cuore ed il motore dell’economia e della cultura del nuovo Israele, vantando musei, mostre e festival culturali. Sorge sull’incantevole litorale mediterraneo ed è vicina all’antica città di Giaffa (Jaffa), molto importante per i cristiani. In questa città, fondata circa quattro mila anni fa, San Pietro, prima di imbarcarsi per Roma, risuscitò una donna del posto. Lasciando Giaffa, dopo aver partecipato a una messa proprio nella chiesa di San Pietro, costeggiammo il mare Mediterraneo e ci dirigemmo verso Haifa e il Monte Carmelo. A metà tragitto sostammo alle rovine dell’antica Cesarea, di grande importanza storica. Costruita nell’anno 20 a.C. da Erode il Grande, questa città vantava un grande porto e per circa 600 anni fu la capitale della provincia romana della Giudea. Durante la vita di Gesù, Ponzio Pilato governava questa città in nome di Roma. San Pietro vi convertì il centurione Cornelio e San Paolo vi fu imprigionato. I crociati la scelsero come loro città d’approdo e di difesa durante le lotte per liberare i Luoghi Sacri dal 1099 al 1199. Scavi importanti hanno riportato alla luce un grande teatro e un lungo acquedotto romano.
Haifa fu la tappa seguente con una sosta al Monte Carmelo, bellissimo con tanti fiori e piante. È proprio su questo monte che ebbe inizio la devozione alla Madonna ed è questo monte che viene menzionato nel Cantico dei Cantici. Il Monte Carmelo secondo la tradizione fu dimora di Elia, che abitò in una grande caverna intorno alla quale fu costruita la chiesa della Madonna del Carmelo. Nato circa 750 anni a.C., Elia apparì insieme a Mosè nella trasfigurazione di Gesù sul Monte Tabor. A tutt’oggi è considerato il più grande dei profeti. Qui nacque anche l’ordine dei Carmelitani, che vivevano nelle spelonche come Elia e svilupparono una grande devozione alla Madonna.
Prima di allontanarci da questo luogo spettacolare, sostammo per qualche minuto a osservare dall’alto del monte gli ampi pendii ricoperti di piante, fiori e giardini stupendi, con la città di Haifa, la terza più grande città ebraica, distesa sulla pianura sottostante, i cui limiti, in lontananza, si confondevano con l’azzurro splendore del Mediterraneo.
I misteri della luce
Lasciando definitivamente la costa, ci dirigemmo verso il centro del Paese per arrivare, al tramonto, al lago di Tiberiade o Mare di Galilea. Il lussuoso Caesar Hotel costruito proprio sulle sponde del lago, assicurava una vista meravigliosa dell’intera superficie del lago e degli agglomerati urbani disseminati nei suoi dintorni. Provammo un’emozione indescrivibile nel pensare che ci trovavamo esattamente nei luoghi dove Gesù aveva iniziato a fondare la sua chiesa, scegliendo i suoi primi discepoli e operando miracoli. Il lago di Tiberiade è sempre stato molto importante per gli ebrei, essendo l’acqua simbolo della vita. Durante una gita in barca nel centro del lago, padre Michele, dopo aver fatto notare la differenza tra la nostra barca e quella dei poveri pescatori del tempo di Gesù, enumerò vari episodi riportati nei vangeli che accaddero vicino a quel lago. Tra essi quello della tempesta sul lago, che lasciò imperturbato Gesù mentre riempì di paura gli apostoli che temevano di affondare. Allora Gesù comandò ai venti e al mare di calmarsi, lasciando sbigottiti gli apostoli, che iniziarono a domandarsi chi fosse mai colui a cui i venti e i mari obbedivano. Un altro episodio ricordato dal sacerdote fu la mancanza di fiducia di Pietro, quando vedendo Gesù camminare sulle acque, su invito del Maestro, si azzardò a imitarlo, ma dubitando delle sue parole cominciò ad affondare. E fu intorno a questo lago che Gesù ammaestrava le folle e i suoi discepoli, e compì i miracoli più sbalorditivi, quali la moltiplicazione dei pani e la pesca miracolosa. Fu anche su una collina adiacente al lago che Gesù pronunziò il Discorso della montagna, nel quale è compendiato il suo insegnamento. E fu intorno a questo lago che fu proclamata la supremazia di San Pietro, quando alla domanda di Gesù per sapere cosa la gente pensasse di lui, Pietro, senza esitazione esclamò: «Tu sei il Cristo, il figlio di Dio vivente», a cui Gesù rispose: «Tu sei Pietro e io su questa pietra edificherò la mia chiesa».
Trovandoci nelle vicinanze di Nazareth, città della Sacra Famiglia, dove Gesù aveva vissuto fino all’età di trent’anni, ci raccogliemmo nell’imponente Basilica dell’Annunciazione, costruita vicino alla grotta dell’apparizione dell’angelo Gabriele a Maria. Poco lontano si trova anche la chiesa dedicata a San Giuseppe, edificata sulla sua casa e officina da falegname. Nazareth, un piccolo villaggio della Galilea al tempo di Gesù, oggi è una città di notevole importanza, che vanta il più gran numero di abitanti arabi cristiani della Terra Santa.
Prima di allontanarci da questi luoghi e dirigerci verso Gerusalemme, visitammo altri siti proposti alla contemplazione dei misteri della luce. Essendo quindi nelle vicinanze del fiume Giordano, visitammo sia le sue sorgenti alle falde del Monte Hermon, che il luogo dove Gesù fu probabilmente battezzato da San Giovanni Battista. Anche noi ci immergemmo nelle acque del fiume e rinnovammo i voti battesimali. In seguito passammo poco lontano dal Monte Tabor, luogo della Trasfigurazione di Gesù e ci fermammo a Cana, per pregare nella chiesa edificata sul posto dove avvenne il primo miracolo di Gesù, quello delle famose nozze a cui aveva partecipato insieme alla madre e ai primi cinque discepoli.
Continuando l’itinerario passammo vicino a Gerico, un’oasi importante nel mezzo del Deserto di Giuda. Questa città, citata varie volte sia nel Nuovo come nell’Antico Testamento, diede a padre Michele l’occasione di leggere e commentare la parabola del Buon Samaritano, confrontandola con il nostro comportamento quotidiano.
Gerusalemme Città indimenticabile
Intanto l’autobus aveva lasciato il deserto e aveva cominciato a salire verso la città santa, Gerusalemme, che sorge sopra un altopiano triangolare a oltre 700 metri sul livello del mare. Eravamo tutti presi da grande ansia ed entusiasmo. Quando si arriva in questa città e si conoscono gli avvenimenti storici che vi sono accaduti, non si può fare a meno di ricordarli e riviverli nella propria mente. È un’esperienza indimenticabile. E non occorre essere molto religioso per commuoversi in prossimità di questo luogo che ha un significato profondo e importante per la nostra fede. La città vecchia occupa meno di un chilometro quadrato ed è divisa in quattro quartieri, che si possono vedere perfettamente dall’alto del Monte degli Ulivi: il quartiere ebraico, dominato dal Muro Occidentale dell’antico Tempio (conosciuto anche come il muro del pianto); il quartiere musulmano, caratterizzato dalla cupola dorata della Moschea della Roccia (detta anche di Omar); il quartiere armeno situato intorno alla Cattedrale di San Giacomo e finalmente il quartiere cristiano, dominato dalla Basilica del Santo Sepolcro, eretta, secondo la tradizione, nel posto dove avvenne la Crocifissione di Gesù.
Ci dirigemmo subito verso la chiesa del Padre Nostro, le cui pareti, interne ed esterne sono tappezzate dalle parole di questa preghiera scritta in 44 lingue diverse. La chiesa è costruita proprio sul luogo dove Gesù, alla domanda degli apostoli di insegnare loro a pregare, lasciò a loro e a noi la preghiera che è il compendio dell’insegnamento del vangelo.
Gerusalemme è stata oggetto di lotte e di conquiste da parte di assiri, babilonesi, greci, romani, bizantini, arabi e altri popoli ancora. È una città che per la sua bellezza singolare e per il significato profondo della sua storia, suscita nel visitatore un’energia spirituale misteriosa, che ispira pace, amore e comprensione reciproca tra i diversi culti praticati dagli abitanti. Per noi cattolici, Gerusalemme costituisce il fulcro della nostra fede.
Verso la conclusione
Gli ultimi quattro giorni del nostro pellegrinaggio, furono caratterizzati da un susseguirsi di emozioni ed esperienze spirituali che ci portarono a rivivere i misteri più importanti della nostra fede. Essendo Gerusalemme poco distante da Betlemme, non poteva mancare una visita alla Chiesa della Natività, costruita nell’anno 329 da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. Con profonda devozione venerammo il luogo della nascita di Gesù. Come i pastori eravamo presi da meraviglia e stupore. «Il Verbo Eterno, – fece rimarcare padre Brizio – che è Dio Onnipotente, creatore del mondo, prende il corpo umile e debole della natura umana e tocca il fondo della nostra fragilità». A Betlemme visitammo anche la Chiesa dei pastori, costruita nel mezzo dei campi e delle varie grotte che servivano per custodire le greggi.
Tornati a Gerusalemme, ci attendevano ancora luoghi storici e sacri, musei e monumenti, ma soprattutto basiliche e chiese di grande importanza, alcune costruite nel quarto secolo da sant’Elena, altre edificate o restaurate nel corso dei secoli, altre infine costruite durante il secolo scorso da architetti italiani come memoriali degli eventi più importanti degli ultimi giorni della vita di Gesù.
Era emozionante, per esempio, camminare sui sentieri del Giardino del Getsemani, tra secolari alberi d’olivo disseminati intorno alla Basilica dell’agonia o delle nazioni. Era commovente anche entrare in questa chiesa e contemplare la roccia del sudore, sulla quale Gesù trascorse, nell’angoscia del dubbio e del terrore, la notte del giovedì precedente la sua crocifissione.
Ovviamente, a conclusione del pellegrinaggio, non poteva mancare la visita dei luoghi più sacri che furono testimoni della passione e morte di Gesù. Pertanto, di buon mattino, ci radunammo nel Cenacolo dove Gesù mangiò l’ultima cena con i suoi discepoli, e dove lo Spirito Santo, qualche giorno più tardi, discese sopra la Madonna e gli Apostoli. Questo luogo ci offrì l’occasione di rinnovare l’unzione della Cresima con la promessa di rispettare il nostro corpo come tempio dello Spirito Santo.
Partecipammo in seguito alla Via Crucis per la Via Dolorosa, che è in effetti la strada percorsa da Gesù dall’aula del tribunale fino al Golgotha, che si trova nell’interno della Chiesa del Santo Sepolcro. Un’infinità di sentimenti si susseguono nell’animo del pellegrino, mentre si segue un membro del gruppo che porta una croce di legno e il sacerdote che aiuta a meditare sulle sofferenze dell’Agnello Divino che andava al patibolo. L’entrata nella Chiesa del Santo Sepolcro provoca nel pellegrino emozioni indescrivibili. Costruita originariamente come Chiesa della Risurrezione dall’imperatore Costantino e da sua madre Elena nel 335 d.C., questo grandioso Santuario fu distrutto due volte: la prima volta nel 614 dai persiani e poi nel 1009 dal califfo musulmano al-Hakim. Fu ricostruito nella forma attuale dai crociati nell’XI secolo e fu sin dall’inizio il sito più importante per i pellegrini cristiani attraverso i secoli della storia del cristianesimo. Questo edificio contiene non solo il Sepolcro, ma anche il luogo della crocifissione, e poco distante, l’orto dove Gesù risorto apparve a Maria Maddalena. E non a caso, dopo aver contemplato e venerato l’interno della Tomba di Gesù, ci radunammo intorno all’altare di Santa Maria Maddalena, per partecipare alla messa conclusiva del pellegrinaggio.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017