PENSIONATI, UN CAPITALE DA INVESTIRE

L’impegno, l’organizzazione e le scadenze della Federazione nazionale pensionati della Cisl, di fronte alle istanze che vengono dalla terza età, in particolare dai nostri connazionali all’estero.
03 Aprile 1997 | di

Roma

Nel corso di una recente visita in Uruguay tra i nostri connazionali pensionati, Melino Pillitteri, segretario generale della Fnp-Cisl, ha avuto modo di constatare ancora una volta quanto sia importante il peso e il ruolo dei pensionati all'estero. Quella dei lavoratori non più in attività  è una risorsa da valorizzare in Italia, come in Europa e nel mondo intero: un patrimonio di idee e di esperienze che può e deve essere organizzato in modo capillare e produttivo, per rendere l'anziano protagonista e interlocutore privilegiato, in una società  che ha bisogno di non perdere punti di riferimento.

Msa. Pillitteri, quando e perché è nata la Federazione nazionale pensionati della Cisl, e con quali finalità ?

Pillitteri. Nella storia della Cisl la costituzione di una Federazione nazionale pensionati, porta la data del 22 ottobre 1952. Nell'assemblea costitutiva si decide l'adesione alla Cisl, ravvisando in essa la sola confederazione apartitica e rispettosa del principio di autogoverno delle categorie. Obiettivo principale della Fnp è quello di promuovere una organizzazione economica e sociale in modo tale che a tutti i cittadini, a prescindere dalla loro età  e dalla loro condizione professionale, sia garantito lo sviluppo della propria personalità  attraverso la giusta soddisfazione dei loro bisogni materiali, intellettuali e morali a livello individuale e sociale. L'azione politica confederale punta a tutelare la previdenza, la salute, condizioni economiche dignitose e il pieno inserimento nella vita sociale.

Com'è strutturata la Fnp-Cisl in Italia e all'estero?

La Fnp alla fine del 1996 contava 1.900.000 pensionati iscritti, di cui il 58 per cento donne; provenienti dal settore lavorativo privato in gran prevalenza, e dalla pubblica amministrazione. L'organizzazione si estende capillarmente in tutto il Paese con una sede nazionale, 21 sedi regionali, 140 strutture provinciali o territoriali e oltre 3 mila leghe, ossia strutture di base diffuse nelle grandi città  o nel piccoli centri. Sono iscritti poi circa 25 mila nostri connazionali pensionati residenti all'estero.

Spesso i governi italiani, che si sono succeduti negli ultimi anni a palazzo Chigi, hanno guardato al settore della previdenza e dell'assistenza sociale come uno di quelli a cui imporre tagli e sacrifici. Oggi la previdenza in Italia è come un tunnel senza uscita. Quale futuro si prospetta per chi oggi è in pensione in Italia e all'estero?

Non vi è dubbio che nel nostro Paese la spesa previdenziale ha assunto un peso rilevante all'interno della spesa sociale, ma se da un lato questo è il frutto di privilegi settoriali e di favorevoli condizioni di accesso alle prestazioni non più sostenibili, è anche vero che di fatto al sistema pensionistico sono stati affidati compiti impropri: dalla funzione di ammortizzatore sociale rispetto ai processi di ristrutturazione industriale all'intervento a sostegno del reddito per ampie aree del Paese, che ne hanno appesantito la spesa. Al netto di queste prestazioni la nostra spesa previdenziale non è probabilmente più alta che nel resto dell'Europa.

Certo l'invecchiamento della popolazione, la riduzione del lavoro regolare, l'aumento di flessibilità  dei processi di globalizzazione dell'economia possono comportare la necessità  di ulteriori interventi. Il primo passo è quello di restituire alle prestazioni pensionistiche le loro funzioni originali escludendo finalità  suppletive; il secondo quello di proseguire nell'opera di eliminazione delle aree di privilegio, sia nelle condizioni di accesso che in quelle di contribuzione; il terzo passo è quello di ridurre l'area di evasione contributiva; il quarto, ma non ultimo per importanza, deve essere quello di assicurare ai giovani che oggi entrano nel mercato del lavoro, un sistema pensionistico che li tuteli considerando la realtà  attuale del mercato del lavoro, dove l'ingresso è ritardato e la crescita del lavoro è irregolare.

Infine, è necessario garantire un reddito accettabile a tutti i cittadini in stato di bisogno, giovani e anziani, abili e disabili, assorbendo le attuali erogazioni di tipo assistenziale, assicurando così condizioni minime di sussistenza alle persone.

La questione della previdenza è legata al problema della disoccupazione. Più di 10 milioni di disoccupati in Europa non lasciano ben sperare sulla prospettiva che un welfare state possa imporsi nel vecchio continente. Secondo lei, l'Europa somiglierà  di più ad un'unione all'americana o a un moderno stato sociale?

La Comunità  europea deve essere ispirata da una rinnovata cultura etica e politica, più fortemente segnata dal valore della solidarietà , e più sensibile all'esigenza di far crescere l'Europa nel consenso. Solidarietà  non unilaterale; non sono solo gli anziani ad aver bisogno dell'Europa, è anche l'Europa ad aver bisogno degli anziani: della loro memoria per affrontare il ritmo accelerato dei cambiamenti; delle lezioni anche dolorose della storia recente. Non va dimenticato che l'Europa ha anche bisogno del loro consenso (nel Duemila gli anziani rappresenteranno oltre un terzo dell'elettorato europeo) per sviluppare e consolidare la costruzione di un'unione politica; ha bisogno della loro risorse economiche per aumentare le opportunità  del suo grande mercato interno; ha bisogno della loro solidarietà  per realizzare una forte coesione interna e per affrontare le molteplici sfide che il mondo sta proponendo alla Comunità .

I nostri lettori si lamentano spesso dei tempi biblici con cui l'Inps evade le pratiche pensionistiche. Come dovrebbe essere razionalizzato l'Inps per rispondere in modo più puntuale e solerte alle istanze degli italiani all'estero?

Purtroppo i ritardi nella trattazione delle domande in convenzione internazionale sono evidenti. A volte si aspetta anche anni prima di avere una risposta. Non sempre questo è attribuibile al nostro ente previdenziale ma anche a una serie di passaggi obbligati che vedono coinvolti pure gli enti previdenziali dei Paesi esteri.

L'Inps si è ristrutturata, e quindi vi è un progressivo miglioramento. Devo però aggiungere che vi sono ancora sedi provinciali Inps che sono purtroppo in arretrato, altre che funzionano meglio. Si tratta a nostro avviso di intervenire proprio sulle strutture più deboli. La Fnp e l'Inas seguono continuamente il problema, e non mancano le occasioni di intervento nel confronto con le massime dirigenze del nostro istituto.

CHI ' PILLITTERI?
IL PALADINO DEI PENSIONATI

Nato sessantasette anni fa a Pinerolo, in provincia di Torino, laureato in Giurisprudenzza, Melino Pillitteri entra nella Cisl nel 1950. Nel 1955 viene eletto segretario generale dell'Unione sindacale provinciale Cisl di Rovigo. Nel 1961 viene chiamato a Brescia e assume la carica di segretario generale dell'Unione sindacale provinciale Cisl di Brescia.

Nel 1976 diventa segretario generale dell'Unione sindacale regionale Cisl della Lombardia. Nel 1989 assume la carica di presidente del Consiglio di amministrazione di Eustema Spa - una società  di servizi informatici promossa da Cisl e Olivetti - carica che ricopre tuttora.

Nel 1993 lascia la presidenza dell'Inas a seguito della elezione a segretario generale della Federazione nazionale pensionati della Cisl. Per le responsabilità  assunte e gli incarichi svolti, dal 1955 fa parte del Consiglio generale confederale della Cisl, e dal 1961 è membro del Comitato esecutivo della stessa.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017