Personaggi. Padre Giuseppe Leonardi. Don Jurassic.
Lo si può vedere sospeso in cerca di orme di dinosauri su pareti verticali, perché quelle che centinaia di milioni di anni fa erano pianure si sono sollevate. La scorsa estate, è stato nelle Basse Ande, a Cal Orqo in Bolivia, con una spedizione dell'università di Basilea nei quindici giorni in cui ha lasciato, per una breve vacanza, la sua parrocchia di Monterusciello, diocesi di Pozzuoli, in provincia di Napoli, perché padre Giuseppe Leonardi o «Giovanni Paolo Jones» come lo hanno definito, di solito fa il parroco. Pur non avendo nessun incarico accademico né istituzionale, padre Leonardi è considerato uno dei maggiori icnologi, ossia esperti di impronte di fossili, del mondo. La passione gli deriva dalla famiglia, di origini veneziane; il trisnonno era geologo, il padre, famoso geologo e paleontologo che lo ha introdotto a queste scienze con naturale dolcezza: quando era piccolo gli dava una caramella per ogni fossile trovato... Ma la sua vocazione lo porta in seminario: vi entra nel 1958 pensando di lasciare da parte la scienza e di dedicarsi solo alla Chiesa. Studia Sacra Scrittura al «Pontificio istituto biblico» di Roma, ma, poi, la passione originaria rispunta fuori, incoraggiata anche dai superiori. I padri dell'«Istituto Cavanis», cui obbedisce, infatti, hanno tra le loro priorità quella dell'insegnamento. Così, padre Giuseppe viene esortato a continuare a studiare: si laurea in scienze naturali a Roma. Nel 1973, lo mandano in Brasile dove si occupa di pastorale universitaria fino al 1989. Rimane a contatto con gli studenti e insegna geologia nell'università del Paranà . Ed è proprio in Brasile che incomincia a trovare orme di dinosauri. Poi, viene eletto superiore generale dell'«Istituto Cavanis» fino al 1995. Dal maggio del 1996, si trova a sant'Artema, una parrocchia di periferia con 12mila abitanti. Si interessa di sociologia dei dinosauri e del loro comportamento. Dalle orme riesce a sapere tantissime cose che non si possono ricavare dallo scheletro. Le ossa permettono di risalire alle dimensioni, al peso del corpo, mentre le orme (i segni dei piedi e, qualche volta, della coda) possono spiegare il comportamento individuale e sociale del dinosauro. Una volta si disegnavano i dinosauri bipedi con la coda per terra come i canguri, adesso si sa che erano protesi in avanti come i quadrupedi. Dalle orme, si desume che fossero animali molto più vivi e più attivi di quanto si pensasse. Dalle piste, si possono calcolare la velocità , le direzioni, dove andassero questi animali e perché. In Bolivia, per esempio, ha trovato le piste di otto sauropodi molto grandi: sei adulti e due piccoli camminavano su un fronte unico seguiti da trentadue dinosauri carnivori che appoggiavano i piedi sulle orme degli erbivori. «Si è capito - spiega - che erano molto più articolati e organizzati di quello che si credeva. Poi, si studiano le popolazioni, le dimensioni: un dinosauro del Nuovo Messico probabilmente raggiungeva i 45 metri di altezza. I brontosauri potevano arrivare a dieci metri e pesare ottanta, cento tonnellate».
Msa. Tutte queste cose si possono capire osservando le orme, ma queste come hanno fatto a conservarsi?
Leonardi. Le orme che troviamo sono quelle che sono state impresse su un piano di fango alla fine della stagione delle piogge, in un ambiente semiarido. In Brasile, a dicembre si trovano ancora le impronte lasciate dagli animali ad aprile dell'anno prima. Sono le orme lasciate dopo l'ultima pioggia che hanno avuto tempo di seccarsi e, così, di rimanere. L'anno successivo, un nuovo strato di fango si deposita sopra, ma le orme si conservano. A volte, viene distrutto dall'erosione prima di pietrificarsi, altre volte, rimane. Talvolta, si formano anche più strati successivi con impronte: in una località del Brasile ne ho trovati venticinque. L'acqua che si infiltra tra gli strati deposita calcare oppure silice e questi composti chimici fanno da cemento.
La pista fossile più lunga del mondo è quella che abbiamo trovato in Bolivia (con la spedizione dell'università di Basilea), che è di 340 metri ed è la traccia di un dinosauro carnivoro. Ma ce n'erano già altre molto lunghe nel Kazakistan e in Uzbekistan.
Come si fa a essere sicuri che si tratti di dinosauri?
Se sono impronte di buona qualità sono assolutamente uguali ai piedi di un dinosauro. Un collega del museo di Trento ha scoperto in Val di Non delle piste bellissime di animali più antichi dei dinosauri, con tutte le squame perfettamente conservate. Quando l'impronta è buona, si trova l'impressione delle pieghe della pelle, si può dire anche quante erano le falangi. In Italia, abbiamo pochi scheletri di dinosauri, in altri Paesi, si possono più facilmente confrontare l'orma con lo scheletro. Se gli animali sono quadrupedi, dall'orma si può sapere la distanza tra la spalla e l'anca. Dalle orme si possono dire molte cose anche sul rapporto tra animali e ambiente. Le impronte si concentrano sulle zone di riva, quindi dove ce ne sono molte vuol dire che si è sulla linea di costa.
E sapere questo quali implicazioni pratiche ha? Stabilire questo serve anche per le ricerche di petrolio e di minerali, ma anzitutto, per ricostruire la paleogeografia. Probabilmente, tutta l'Italia al tempo dei dinosauri (Triassico superiore, Giurassico, Cretaceo) era molto più affiorante di quello che si pensava.
Cosa dicono le orme alla sua fede? La fede è superiore a queste cose. Io vedo la gloria di Dio nella bellezza della natura. Penso a Dio che ha creato questi dinosauri. In Brasile, nel Paranà , sono stato tanto fortunato da trovare un'orma isolata di un anfibio antichissimo e ho pensato che il Signore me l'aveva messa lì alla fine del devoniano (periodo del paleozoico iniziato 400 milioni di anni fa [ndr]). Ho avuto l'impressione di essere già amato nel devoniano e una sensazione di sicurezza per aver radici profonde dentro la storia del mondo. Del resto, anche come biblista non ho nessuna difficoltà a mettere d'accordo il racconto della genesi con il racconto dei paleontologi, nel senso che si tratta di generi letterari ben diversi e di tempi ben diversi. I racconti della Genesi e del Salmo 104, ci dicono il messaggio di Dio per quanto riguarda la nostra salvezza. Per quanto riguarda la geologia e la paleontologia, il Signore ci ha dato una testa per arrivarci. La Bibbia non è affatto un trattato di geologia che vada preso alla lettera. Dal punto di vista della scienza umana, ci dice soltanto cosa pensavano gli uomini del decimo secolo o del quinto secolo, se quel testo è di quell'epoca.
In Brasile ha vissuto «pericolosamente» a fianco dei più poveri? Ero vicino al «Partido dos trabalhadores» e il mio lavoro di assistente nazionale per la pastorale universitaria, e quello in favelas mi ha creato problemi con la polizia, con la stampa più retriva. Per un certo periodo, durante la dittatura, mentre stavamo dando ospitalità a un gruppo di disoccupati, la casa dove abitavo è stata assediata dalla polizia giorno e notte: ricevevo telefonate minatorie in un clima di costante tensione tanto che, alla fine, ho avuto un collasso. L'incubo è durato dieci anni e poi è svanito con la fine della dittatura. Quelli in Brasile sono stati anni molto belli, gli anni della teologia della liberazione, di qualche incomprensione con Roma...
Come mai se ne è venuto via? Per obbedienza. Mi hanno richiamato a Venezia perché il capitolo dell'Istituto mi aveva eletto superiore generale. Al termine di questo incarico, pensavo di tornare in Brasile e invece mi è stato chiesto di venire a Napoli.
E tornando ai dinosauri. Come mai si sono estinti? La storia dell'estinzione dei dinosauri l'hanno inventata i giornalisti, in parte alimentata dalla gente cui piace pensare a queste bestie grandi e meravigliose distrutte da una vampata di fuoco piuttosto che morte di vecchiaia. Ma i dinosauri vissero 165-170 milioni di anni, dominarono tutti gli ambienti di tutti i continenti. Non furono bestie stupide o disadattate come si credeva. Erano inoltre molto numerosi e, a un certo punto, si sono estinti. Ma non tutti, perché gli uccelli non sono che «dinosauri evoluti», per cui non si sono estinti del tutto. Poi, quasi certamente l'estinzione non è stata catastrofica: si sono estinti nell'arco di 6-7 milioni di anni e anche se fosse caduto un meteorite in quella fase di estinzione non cambierebbe gran che... Noi paleontologi non crediamo all'estinzione per catastrofe: se i dinosauri fossero scomparsi un dato giorno, non si capirebbe perché siano sopravvissuti altri rettili, coccodrilli o i grandi serpenti che esistevano all'epoca o le tartarughe marine.