Perù
20 Luglio 2012
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Ricordando tredici eroi
Se dovesse scegliere un episodio, legato alla storia del Perù, che lo rende tuttora fiero di essere italiano, Alfredo Carpentieri opterebbe per il sacrificio dei tredici pompieri di Chorrillos, fucilati dalle truppe cilene nel 1881, in piena Guerra del Pacifico (combattuta tra Perù e Cile), mentre tentavano di spegnere un incendio di quartiere provocato da un bombardamento cileno. «Questo evento fa parte delle radici italiane in Perù e ancora oggi rende orgogliosa la nostra comunità – conferma Alfredo –. I miei compatrioti hanno sempre onorato l’ospitalità peruviana impegnandosi nel volontariato». Non a caso, per questo emigrato di origini napoletane che ha vissuto a lungo a Roma prima di trasferirsi definitivamente a Lima, essere italiano in terra straniera significa impegnarsi a favore dei conterranei emigrati bisognosi di assistenza. Soprattutto ora che la situazione della previdenza sociale in Perù è diventata particolarmente delicata. Attivo nel patronato Ital-Uil, Alfredo Carpentieri è uno dei circa 500 mila cittadini di origine italiana (molti dei quali provenienti dalla Liguria) che in Perù costituiscono la seconda comunità europea per dimensioni, dopo quella spagnola. La sua «cotta» per lo Stato sudamericano incastonato tra Ecuador, Bolivia e Brasile è scattata durante una vacanza: «Mi ha colpito subito la straordinaria storia di questo Paese – ricorda –. Qui, poi, ho conosciuto anche mia moglie. Però a farmi definitivamente innamorare del Perù è stato un viaggio alla scoperta della regione di Cusco».
Grazie al lavoro al Patronato, Alfredo conosce molti italiani emigrati a Lima e inizia a frequentare le associazioni liguri e lucane che da anni hanno avviato una serie di proposte consociative. «Oggi mi sento perfettamente integrato in questo Paese ma, quando c’è da ascoltare un telegiornale, preferisco sintonizzare il televisore su Rai Internazionale – confessa il giovane –. Inoltre cerco di tornare almeno una volta l’anno a Napoli e, nonostante mantenga i contatti telefonici o via web con parenti e amici, ogni volta che atterro in Italia e faccio loro visita provo una forte emozione».
Quella di Alfredo Carpentieri è una vita all’insegna dell’ambivalenza, come lui stesso ammette: «In casa si parla spagnolo e si cucina sia alla peruviana che all’italiana, ma i miei sogni sono ancora italiani, forse partenopei». Dell’Italia Alfredo ama tutto: dalla cucina allo sport, dalla musica all’arte. Un sentimento che mira a promuovere e far fruttare anche a migliaia di chilometri di distanza dal Belpaese. «Mi piacerebbe poter collaborare con iniziative che facciano conoscere la nostra lingua e le nostre tradizioni – ammette risoluto Carpentieri –. Cultura a parte, poi, un grande sogno sarebbe arrivare alla stipula di una convenzione bilaterale in materia previdenziale tra Italia e Perù, Paesi che, non dimentichiamolo mai, hanno già alle spalle una singolare storia di interscambio migratorio».
Se dovesse scegliere un episodio, legato alla storia del Perù, che lo rende tuttora fiero di essere italiano, Alfredo Carpentieri opterebbe per il sacrificio dei tredici pompieri di Chorrillos, fucilati dalle truppe cilene nel 1881, in piena Guerra del Pacifico (combattuta tra Perù e Cile), mentre tentavano di spegnere un incendio di quartiere provocato da un bombardamento cileno. «Questo evento fa parte delle radici italiane in Perù e ancora oggi rende orgogliosa la nostra comunità – conferma Alfredo –. I miei compatrioti hanno sempre onorato l’ospitalità peruviana impegnandosi nel volontariato». Non a caso, per questo emigrato di origini napoletane che ha vissuto a lungo a Roma prima di trasferirsi definitivamente a Lima, essere italiano in terra straniera significa impegnarsi a favore dei conterranei emigrati bisognosi di assistenza. Soprattutto ora che la situazione della previdenza sociale in Perù è diventata particolarmente delicata. Attivo nel patronato Ital-Uil, Alfredo Carpentieri è uno dei circa 500 mila cittadini di origine italiana (molti dei quali provenienti dalla Liguria) che in Perù costituiscono la seconda comunità europea per dimensioni, dopo quella spagnola. La sua «cotta» per lo Stato sudamericano incastonato tra Ecuador, Bolivia e Brasile è scattata durante una vacanza: «Mi ha colpito subito la straordinaria storia di questo Paese – ricorda –. Qui, poi, ho conosciuto anche mia moglie. Però a farmi definitivamente innamorare del Perù è stato un viaggio alla scoperta della regione di Cusco».
Grazie al lavoro al Patronato, Alfredo conosce molti italiani emigrati a Lima e inizia a frequentare le associazioni liguri e lucane che da anni hanno avviato una serie di proposte consociative. «Oggi mi sento perfettamente integrato in questo Paese ma, quando c’è da ascoltare un telegiornale, preferisco sintonizzare il televisore su Rai Internazionale – confessa il giovane –. Inoltre cerco di tornare almeno una volta l’anno a Napoli e, nonostante mantenga i contatti telefonici o via web con parenti e amici, ogni volta che atterro in Italia e faccio loro visita provo una forte emozione».
Quella di Alfredo Carpentieri è una vita all’insegna dell’ambivalenza, come lui stesso ammette: «In casa si parla spagnolo e si cucina sia alla peruviana che all’italiana, ma i miei sogni sono ancora italiani, forse partenopei». Dell’Italia Alfredo ama tutto: dalla cucina allo sport, dalla musica all’arte. Un sentimento che mira a promuovere e far fruttare anche a migliaia di chilometri di distanza dal Belpaese. «Mi piacerebbe poter collaborare con iniziative che facciano conoscere la nostra lingua e le nostre tradizioni – ammette risoluto Carpentieri –. Cultura a parte, poi, un grande sogno sarebbe arrivare alla stipula di una convenzione bilaterale in materia previdenziale tra Italia e Perù, Paesi che, non dimentichiamolo mai, hanno già alle spalle una singolare storia di interscambio migratorio».
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017