Pezzi di ricambio

14 Marzo 2000 | di

I cinesi hanno sviluppato un embrione da far crescere per ottenerne organi e tessuti da trapiantare con rischio minimo di rigetto. Aberrante. Ma è tutto male la clonazione?

 Il fantasma è ormai dietro l'angolo, e potrebbe saltar fuori in qualsiasi momento.
Forse si è già  presentato: in Cina, per la precisione, dove un gruppo di ricercatori del «Centro transgenico» di Shangai ha annunciato di essere riuscito a clonare organi e tessuti umani, precisando comunque di averlo fatto a soli fini terapeutici: cioè per poter produrre organi e tessuti, come la pelle o il fegato, i reni o il cuore, da trapiantare poi, con un rischio minimo di rigetto.
In concreto, i cinesi hanno sviluppato un embrione mediante l'innesto del nucleo di una cellula somatica in un ovulo umano. Ma l'aspetto che più fa discutere consiste nel fatto che il leader di quest'operazione, il professor Cheng Guoxiang, ha annunciato di voler realizzare tessuti e organi umani attraverso la clonazione, direttamente mediante un feto: cioè non ricorrerà  alle biotecnologie per produrre organi, ma farà  nascere un vero e proprio essere umano, per poter disporre dei suoi organi dopo averlo sacrificato.
Significa aver oltrepassato i confini della fantascienza; e c'è chi ha parlato di un vero e proprio «cannibalismo tecnologico», che viola i diritti umani fondamentali. Cerchiamo allora di capire bene di cosa stiamo parlando, cominciando proprio dal concetto di clonazione, che evoca paure e sospetti: un clima che ha cominciato a crearsi nel '97, quando in un centro di ricerche scozzese venne fatta nascere Dolly, una pecora clonata da una cellula adulta di un'altra pecora. Un anno dopo, in Francia veniva «prodotta», con gli stessi criteri, una mucca, mentre a Honolulu si ripeteva un'analoga operazione con dei topolini. E poco dopo uno scienziato americano, Richard Seed, annunciava l'intenzione di procedere a clonare esseri umani. Non risulta comunque che l'abbia poi fatto.
Tecnicamente parlando, un clone è un organismo o un gruppo di cellule geneticamente identiche, discendente da un singolo antenato comune, e risultato di un processo di riproduzione asessuata. In questo senso, l'allarme è ingiustificato: in questo stesso momento, voi stessi potreste essere circondati da cloni senza che ve ne rendiate ben conto. Basta che vi dedichiate al giardinaggio, o semplicemente a tenere nell'appartamento dove vivete qualche vaso da fiori. Chi fa nascere una piantina da un ramoscello dentro casa, non ha fatto altro che dar vita a un clone. Si tratta di una tecnica in uso da secoli; non a caso, la parola stessa «clone» proviene da un termine greco che significa proprio ramoscello: ogni pianta derivata da un ramoscello tagliato è una copia genetica esatta dell'originale.
Il concetto si può estendere. E ha cominciato a esserlo quando, verso la metà  degli anni Cinquanta, due scienziati americani, Crick e Watson, inventarono un metodo per trapiantare il nucleo di una cellula, e cioè quella parte della cellula che contiene il Dna. Quest'ultimo è come una sorta di libretto di istruzioni proprio di ogni organismo vivente, che ha dentro di sé tutta l'informazione necessaria per consentire la crescita di un nuovo organismo. Quello che le cellule ordinarie non hanno è il modo di sprigionare questo potenziale, insomma di dare l'ordine perché ciò avvenga.
Alla lacuna hanno provveduto gli scienziati che sono riusciti a trapiantare il materiale genetico (cioè il nucleo) dell'organismo da clonare in una cellula-uovo ospite, privata del suo nucleo. È proprio questa manipolazione umana a consentire alla cellula del clone di crescere e di dividersi, fino a raggiungere la maturità : a percorso concluso, ne risulta un organismo adulto geneticamente identico.
Il primo risultato significativo risale all'inizio degli anni Sessanta, quando un biologo, Frederick Steward, riuscì a clonare una pianta di carota da una singola cellula di carota. A metà  anni Settanta un altro biologo, John Gurdon, clonò rane dalle cellule di una rana matura. E a quel punto si è posto il grande interrogativo: si possono clonare esseri umani? Ecco un tema di cui tornare a parlare. Perché ormai tutto il mondo ne sta parlando. E, come si è visto, in Cina c'è pure chi non si limita a parlarne e basta.

 

   
   
I NOCCIOLI DIVENTANO CARBONE      

N on buttate via i noccioli di pesca: presto potranno servire per produrre carbone attivo.   Un progetto di ricerca per la valorizzazione degli scarti dei prodotti agricoli, come appunto i noccioli della frutta e delle olive, e i residui dei chicchi ottenuti dalla produzione del caffè solubile, è stato avviato, negli Stati Uniti, dall'università  di Cincinnati, in collaborazione col ministero dell'Agricoltura.
Tutti questi residui, che sono a struttura legnosa, possono essere trasformati in carbone attivo, ottenendo in molti casi tipi di carbone con caratteristiche particolari di resistenza  meccanica o di attività . Il processo consiste nel macinare finemente i residui, riscaldandoli poi in atmosfera di azoto a 950 gradi. L'attivazione viene ottenuta per successivo riscaldamento a 800 gradi in presenza di anidride carbonica. Per la produzione di carbone a porosità  controllata occorre poi un ulteriore trattamento a mille gradi sotto azoto.
Al momento, i risultati migliori sono stati ottenuti con i noccioli di pesca, che forniscono un carbone attivo con ottime caratteristiche di resistenza meccanica. Attualmente il procedimento è più costoso dei processi convenzionali di produzione del carbone, ma i ricercatori prevedono di riuscire in breve tempo a perfezionare il metodo, fino a renderlo assolutamente conveniente.

 

   
   

   

L'ANIDRIDE CARBONICA UCCIDERà€  LA TERRA?      

A ttenzione: nel 2100, dunque alla fine del secolo appena iniziato, le emissioni di anidride carbonica nell'aria potrebbero diventare cinque volte di più di quelle attuali: il doppio rispetto alle previsioni che  finora gli scienziati avevano fatto per quella data. A dimostrazione del fatto che l'uomo, quando ci si mette, sa combinare disastri con grande  rapidità . È uno scenario catastrofico, che si potrà  evitare solo se la tecnologia e il buon senso ci metteranno in condizione di ridurre la presenza di questo micidiale gas nell'aria.
L'avvertimento viene da un apposito organismo delle Nazioni Unite, che ha appena pubblicato uno  studio, frutto del lavoro di centinaia di scienziati ed economisti. Finora, si era stimato che nel 2100 le emissioni di anidride carbonica  avrebbero potuto raggiungere i 18 miliardi di tonnellate, il che avrebbe comportato un aumento della temperatura globale del pianeta tra i 2 e i 4 gradi. Ma adesso, i nuovi studi hanno dimostrato che non è possibile valutare uno scenario unico: così ne sono stati costruiti ben 40 diversi in cui si arriva fino a un volume di 37 miliardi di tonnellate. Ma  potrebbe andare anche peggio, perché uno dei fattori principali è la dimensione della popolazione mondiale. E con una popolazione di 7 miliardi di persone, si può giungere fino a una produzione di anidride carbonica di ben 77 miliardi di tonnellate.

L'INQUINAMENTO LUMINOSO      

C 'è anche un inquinamento luminoso: l'eccesso di illuminazione produce un vero e proprio appannamento del cielo, tanto è vero che se vogliamo guardare in pace le stelle dobbiamo uscire dalle città . Contro questo inquinamento l'Italia ha varato una norma in base alla quale gli impianti esterni di illuminazione dovranno limitare la dispersione della luce verso l'alto. Ci si è arrivati col concorso sia di astronomi sia di ambientalisti.
La norma in questione indica i requisiti che devono possedere gli impianti. L'Italia è stata suddivisa, a tal fine, in tre zone, due definite protette e localizzate nei comuni che si trovano in prossimità  degli osservatori astronomici, e la terza valida in tutto il resto del paese. In pratica, per evitare che la luce si disperda verso l'alto e vada dunque ad appannare il cielo, ogni impianto dovrà  essere testato attraverso apposite misure di illuminamento, e i valori rilevati dovranno essere conformi a quelli contenuti nella norma in questione. Diversamente, l'impianto di illuminazione esterna non potrà  essere messo in funzione. Questo varrà  anche e soprattutto per l'illuminazione dei centri storici cittadini.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017