Piebalgs: a rischio sviluppo e ambiente

Bruxelles punta ad una minore dipendenza da gas e petrolio in Medio Oriente. Contionua la partnership con la Russia. Protocolli e investimenti per favorire le energie alternative.
15 Dicembre 2006 | di

Bruxelles
L’Unione europea sta diventando sempre più dipendente dall’importazione di fonti energetiche da Paesi terzi per soddisfare il crescente consumo interno. Il Medio Oriente svolge un ruolo importante sui mercati europei provvedendo al 19% del fabbisogno totale di petrolio dell’Europa (greggio e derivati). Inoltre Medio Oriente e Africa, insieme, forniscono l’8% del gas consumato in Europa. Sebbene il Medio Oriente contribuisca al 31% della produzione mondiale di petrolio e all’11% della produzione di gas, in futuro la sua importanza aumenterà in modo esponenziale poiché la maggior parte dei giacimenti mondiali si trova proprio in quell’area: circa il 62% delle riserve petrolifere e il 40% del gas naturale. Il guaio è che il Medio Oriente, non solo politicamente, è una delle regioni più calde del pianeta. E, come se non bastasse, bisogna fare periodicamente i conti con l’instabilità del prezzo del greggio sui mercati internazionali, come ammonisce il commissario europeo per l’Energia, il lèttone Andris Piebalgs.
Bettero. Il presidente della Bce, la Banca centrale europea, Jean Claude Trichet, ha avvertito che l’aumento del prezzo del petrolio può rallentare la crescita economica dell’Europa e provocare una nuova spinta inflazionistica. La preoccupa questa prospettiva?
Piebalgs
. La situazione è preoccupante. Considerato poi il legame tra il prezzo del petrolio e quello del gas, e l’importante influsso del prezzo del gas su quello dell’energia elettrica, l’aumento del prezzo del petrolio può provocare un peggioramento della competitività delle industrie europee. È quindi necessaria una politica dell’energia che renda l’Europa meno vulnerabile all’aumento del prezzo del petrolio e che sia capace di far fronte allo sviluppo del mercato energetico mondiale. Una simile azione favorirà la richiesta di energia e promuoverà la produzione di energie rinnovabili. Come delineato nella recente Carta Verde sulla strategia europea per l’energia sostenibile, competitiva e sicura, l’efficienza dell’energia è un punto fermo della politica energetica europea insieme alla politica del mercato interno: una migliore competitività contribuirà, infatti, a limitare i costi dell’energia a carico dei consumatori.
Alcuni membri dell’Unione europea, come Regno Unito e Francia, godono di una particolare autonomia energetica derivante dall’utilizzo del nucleare. Altri Paesi hanno preferito rinunciare a questa opzione. Pensa che l’atomo sia ancora un’alternativa appetibile?
È facoltà di ogni singolo Stato decidere se utilizzare o meno l’energia nucleare. Per coloro che l’hanno scelta, l’atomo ha offerto qualità innegabili: non produce quantità rilevanti di gas, le risorse si trovano in Paesi in cui non ci sono rischi geopolitici. Inoltre, l’energia nucleare rappresenta un’importante fonte energetica che non incide sui cambiamenti climatici. Attualmente l’energia nucleare rappresenta il 32% della produzione totale di energia elettrica nell’Unione europea.
Nonostante questi vantaggi, l’utilizzo del nucleare è soggetto all’accettazione dell’opinione pubblica. Dobbiamo porre attenzione alla questione della gestione delle scorie radioattive e alla sicurezza. La Ue dovrebbe giocare un ruolo positivo nel rassicurare l’opinione pubblica sul fatto che le scorie sono trattate con un livello appropriato di sicurezza.
La Russia, con le sue scorte di gas e petrolio, può essere un partner affidabile per l’Europa? Alcuni Paesi sono preoccupati che la Gazprom possa diventare uno strumento politico in mano a Putin. Lei che ne pensa?
La Russia continuerà ad essere un partner importante per l’Europa per quanto riguarda il petrolio, il carbone e il gas. Per più di vent’anni è stata un fornitore affidabile di gas, recando vantaggi ad entrambe le parti. Abbiamo avviato un importante dialogo sull’energia negli ultimi cinque anni, il che ha fornito una base di comprensione dei reciproci bisogni. Va sottolineato che la Russia ha bisogno del mercato della Ue tanto quanto la Ue ha bisogno delle forniture energetiche della Russia. Gazprom ha bisogno dei mercati europei per realizzare i suoi piani d’investimento. Se i fatti accaduti negli ultimi mesi hanno sollevato il dubbio che Gazprom possa diventare uno strumento politico, dimostrano altresì, in modo drammatico, come una reputazione commerciale costruita nell’arco di molti anni, possa essere rapidamente insidiata.
Bruxelles adotterà una nuova strategia nei confronti della Russia oppure ogni Paese dell’Unione resterà libero di decidere sulla propria politica energetica?
La Commissione non è, e non vuole essere, nella posizione di fermare iniziative bilaterali tra singoli Stati dell’Unione europea e la Russia. Comunque la Commissione crede fortemente che un approccio coerente, in tema di energia, con Paesi terzi come la Russia, possa portare benefici all’Unione e ai suoi Stati membri che, nel giugno del 2006, hanno invitato proprio la Commissione a delineare i contenuti di un possibile accordo con la Russia sulla questione dell’energia all’interno del PCA, l’Accordo di Cooperazione Ue-Russia, che scadrà nel novembre del 2007; si sta già lavorando a un nuovo accordo che includerà un capitolo rilevante sull’energia.
Oltre a questa iniziativa con la Russia, la Ue ha firmato un Memorandum sull’energia, nel dicembre del 2005, con l’Ucraina, che include la verifica del transito degli idrocarburi e il sistema di fornitura in Ucraina con un’attenzione specifica allo sviluppo e alla modernizzazione delle infrastrutture, e lo studio di possibili alternative per il trasporto di petrolio e gas, tenendo conto degli interessi strategici dell’Ucraina.
La crescente domanda di petrolio e gas, da parte di India e Cina, rischia di privare l’Europa delle sue forniture primarie? Lei pensa che questo potrebbe innescare conflitti futuri, anche di natura militare?
La crescente domanda di petrolio e gas, da parte di India e Cina, non è un problema solo per l’Europa, ma è una questione globale. Questi Paesi stanno vivendo uno sviluppo economico molto importante e questo, ovviamente, è un fatto positivo. Tuttavia, la loro crescente domanda di risorse energetiche produce pesanti ripercussioni sul mercato globale. La posizione della Commissione europea è quella di instaurare un dialogo costruttivo con questi Paesi allo scopo di incoraggiare la loro integrazione nell’economia mondiale, e di sottolineare l’importanza di mercati aperti e competitivi nel garantire forniture di energia a prezzi che riflettano le regole del mercato. Nelle discussioni con Cina e India, la Commissione ha sottolineato l’importanza di promuovere lo sviluppo di protocolli che riducano l’impatto ambientale dell’uso delle fonti energetiche tradizionali. Questo coinvolgimento di entrambi i Paesi ha lo scopo di incoraggiare un atteggiamento di collaborazione sulle sfide comuni, come l’efficienza delle forniture energetiche, i mutamenti climatici, e le fonti di energia rinnovabile.
Lo sfruttamento degli idrocarburi sta avendo sempre più evidenti conseguenze negative sull’ambiente, sul clima e sulla salute umana. C’è modo di invertire questa tendenza?
Il solo modo di risolvere il problema è ridurre le emissioni di gas che provocano l’effetto serra. L’Unione europea ha iniziato la sua battaglia contro i mutamenti climatici e la continuerà. Le emissioni di gas della Ue ammontano al 14% delle emissioni totali sulla Terra. C’è dunque bisogno di una cooperazione internazionale come delineato anche nel Protocollo di Kyoto. La lotta contro i mutamenti climatici e il miglioramento dell’ambiente sono fra le priorità dell’Unione. Sono già state attuate molte iniziative come delle linee guida per la lotta alle emissioni di gas serra, e una serie di politiche e iniziative in grado di promuovere l’uso di energie rinnovabili.
Si parla spesso di energie alternative (sole, vento, idrogeno, energia geotermica, ecc.). Queste fonti potranno essere prevedibilmente impiegate a breve termine? L’Unione e la Commissione europea hanno delle strategie d’investimento?
La Commissione riconosce l’importanza dell’azione comunitaria per promuovere l’uso delle energie rinnovabili, e ha una chiara politica di promozione delle energie rinnovabili come sole, vento, biomasse, ecc. Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno adottato due direttive allo scopo di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili e di utilizzare biocombustibili per i tra-sporti. Oltre alla legislazione esistente, l’azione che promuove l’uso di ener-gie rinnovabili si riflette sugli obiettivi della politica di ricerca della Ue, che persegue sia lo sviluppo di energie rin-novabili, sia tecnologie energetiche effi-cienti. Le priorità nel campo dell’energia, proposte per il Settimo Programmadi ricerca e sviluppo tecnologico, includono la produzione di energia elettrica rinnovabile, tecnologie per la produzione di combustibili da fonti energetiche rinnovabili, tecnologie per l’ottimizzazione e il risparmio dell’energia, motori a bassa emissione di anidride carbonica, e reti di energia alternativa. La Commissione intende proporre un percorso a lungo termine sulle energie rinnovabili. Questo è il modo migliore di fornire la base di un piano d’investimenti in questo campo.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017