Poesie dall'Aldilà

Numerose iniziative editoriali, convegni e mostre per celebrare il centenario della nascita di Eugenio Montale. Ne parliamo con Annalisa Cima, destinataria e curatrice del Diario postumo, in questa intervista esclusiva.
05 Luglio 1996 | di

Montale, ironico sino alla fine, scelse un originale modo di restare. Si prese il lusso, o la graziosa civetteria, di «spedirci delle poesie dall'aldilà ».

Nel 1969 Montale consegnò alla poetessa Annalisa Cima due liriche a lei dedicate: Mattinata e La foce. Era l'inizio di una serie di preziosi doni, che suggellarono la profonda amicizia fra i due. Quando i componimenti furono sessantasei, il poeta, con meticolosità  notarile, dispose che fossero sigillati in undici buste da aprire cinque anni dopo la sua morte, avvenuta il 12 settembre del 1981. Così avvenne. Nel 1986 la Fondazione Schlesinger, di cui Montale era stato presidente ad honorem, cominciò a pubblicare le prime sei liriche.

Diario postumo. 66 poesie e altre di Eugenio Montale (Mondadori 1996), raccoglie proprio queste poesie affidate alla sua interlocutrice e ispiratrice Annalisa Cima, erede e curatrice dell'intera raccolta. Il Diario è un grande inno all'amicizia. Ma sono presenti anche altri temi: dai ricordi delle persone care al problema delle sorti della poesia, dal pensiero costante della morte all'invettiva sulla realtà  contemporanea.

La passione per la poesia, per la musica, per la pittura hanno guidato Annalisa Cima in un percorso di raffinati ed esclusivi interessi artistici. Lontana dai «riflettori», vive tra Milano, Roma, New York, Lugano, dove ha sede la Fondazione Schlesinger, di cui è presidente insieme a Rita Levi Montalcini.

«Non ero per Montale - dice Annalisa Cima - né un fantasma, né una musa, ero un amico. È stata una vera e propria amicizia durata undici anni. Per me la vita è un fil rouge di amicizie.

«Il Montale che ho conosciuto era simpatico, divertente, giocoso. Non si poteva resistere alla sua conversazione ironica, effervescente. Nel lavoro invece era serissimo, le poesie del Diario postumo le ha scritte in segreto e vi ha apposto correzioni e varianti».

Msa. Che cos'è il Diario postumo? Una beffa, un regalo?

Cima. È al tempo stesso un regalo, uno scherzo e una beffa; ma è soprattutto il desiderio di Montale di continuare. Non è un libro fatto casualmente, è un libro meditato, voluto. Montale non giocava la parte del poeta, perché lo era e sapeva di correre il rischio della «dimenticanza» che sopravviene dopo la scomparsa di qualsiasi artista. Egli da giovane era preoccupato del parere dei critici, poi a un certo punto della vita poté smettere di preoccuparsene. Nella vecchiaia divenne più cristallino. Ripeteva se stesso perché si rileggeva, si rispiegava.

Msa. Con il Diario postumo, Montale ha voluto riappropriarsi della sua eredità ?

Cima. Già  durante il funerale, ma anche dopo, molti hanno tentato di accaparrarsi Montale, di dividersi le spoglie, ma il gioco l'ha voluto condurre lui e con questo Diario ha ripreso in mano tutto. Perché dunque essere disorientati dalla volontà  di un genio?

Msa. Quest'anno ricorre il centenario della nascita di Montale. Ci sono state molte manifestazioni e altre ce ne saranno. Sono come Montale le avrebbe desiderate?

Cima. Il centenario è molto diverso da come lo avrebbe voluto. È stata svisata la volontà  di Montale. Lui avrebbe gradito, forse, solo una presentazione al Carlo Felice di Genova o alla Scala di Milano.

Msa. «L'uomo vive solo il presente, / alle donne è dato il ricordare», dice Montale. Che rapporto aveva con le donne?

Cima. Montale preferiva il dialogo con le donne, perché, diceva, erano più disinteressate, mentre gli uomini, secondo lui, eran già  tutti burocrati. Montale privilegiava le donne forse perché aveva avuto un buon rapporto con la madre e con la sorella Marianna. La prima donna di cui mi parlò era sua nonna, la seconda la moglie Drusilla Tanzi, chiamata affettuosamente «Mosca», alla quale Montale volle veramente molto bene.

Msa. Che cosa le è rimasto di Montale?

Cima. Mi è rimasto un grande rimpianto, un vuoto, lo stesso sentimento che ho provato per la morte di mio nonno. Mi rimangono le poesie, le conversazioni, i ricordi, i disegni e gli schizzi in cui i suoi capelli bianchi ad ala di gabbiano, gli occhi azzurri, il viso dolce e, al tempo stesso, ironico mi rimandano un volto indimenticabile.

Msa. Una poesia del Diario dice: «E così fu che il tuo parlare / timoroso e ardente, mi rese / in breve da ateo credente». È un segno di un suo avvicinamento alla fede?

Cima. Questa poesia fa riferimento a una frase di Leibniz. Montale era spinoziano e io avevo fatto la tesi di laurea su Leibniz. Il verso è un richiamo a un discorso tra noi, e l'idea della conversione non c'entra nulla. È un tranello in cui molti sono caduti; Montale, si sa, era l'uomo dei «trabocchetti».

Montale in vita si divertì a depistare i critici e non volle smentirsi sino alla fine. Fu un acuto osservatore della realtà  dallo scetticismo accorato. Concertò, in un certo senso, anche il suo «dopo»: «Ed ora che s'approssima la fine / getto la mia bottiglia / che forse darà  luogo / a un vero parapiglia».

Le date di Eugenio Montale

Il 12 ottobre 1896 a Genova, in una casa di corso Dogali, al numero cinque, nasceva Eugenio Montale. Il poeta, autore di Ossi di Seppia (1925), di Occasioni (1939), della Bufera e altro, dei Diari, ricevette il premio Nobel nel 1975. La poesia di Montale resterà  tra i frutti migliori che questo secolo ha saputo offrire.

Ma Eugenio Montale fu anche un eccellente prosatore. Approdò al «Corriere della sera» nel 1948 e vi lavorò, come giornalista, fino al 1973. Molti dei suoi articoli sono stati pubblicati in raccolte successive: Farfalla di Dinard, Fuori di casa, Prose alla Scala, Prose e racconti e, ultimo, Il secondo mestiere, pubblicato lo scorso giugno da Mondadori.

Nel 1996 convegni e mostre fotografiche hanno ricordato Montale; ma le manifestazioni del centenario culmineranno il 12 ottobre prossimo. Sono stati pubblicati diversi volumi: Eugenio Montale. Immagini di una vita (Mondadori); Le muse di Montale, a cura di Giusi Baldissone (Interlinea); Annalisa Cima, Incontro Montale 1973, (Scheiwiller); Le città  di Montale, di Fulvio Magurno (Edizioni d'Arte Fratelli Pozzo). Tra tutti, spicca un libretto sorprendente anche per il modo in cui è nato: Diario postumo. 66 poesie e altre, a cura di Annalisa Cima (Mondadori).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017