Praticamente un fallito

10 Febbraio 2000 | di

Per ricomprendere la persona di Gesù bisogna partire dall`€™annuncio della sua passione, morte e risurrezione. Soprattutto bisogna decidersi a camminare dietro di lui, «portando la croce» con lui e vivendo la «logica del donare».

In questo grande Giubileo noi cristiani stiamo «festeggiando» Gesù Cristo a duemila anni dalla sua nascita. Questo due millesimo «compleanno» di Gesù diventa occasione e motivo per riscoprire la sua persona, per vivere il suo Vangelo in modo più coerente e per annunciarlo in modo più convincente.
In realtà , nella società  attuale non è che si parli molto di lui. Tuttavia, la sua persona e il suo insegnamento continuano a godere di un buon «indice di gradimento» ed esercitano un certo fascino anche sulle persone non credenti. «Gesù Cristo è un personaggio insuperato, di grande attualità . Specialmente in tempi bui come i nostri, quando basterebbe un cerino a illuminarci. Lui, comunque, è ben più di un cerino, è anche più di una torcia, più di un falò. Quello che ci ha insegnato è ancora insuperato» (Enzo Biagi).
Il gradimento, però, è per il Gesù uomo, il Gesù di Nazareth allo stato puro, spogliato degli attributi solenni di cui l`€™ha circondato la fede della Chiesa, che vede in lui il Cristo, il Figlio di Dio. Molti pensano che questi rivestimenti dogmatici e teologici finiscano per nascondere la genuina figura del maestro buono, amico dei peccatori e dei pubblicani, indulgente e generoso, nemico coraggioso di ogni fariseismo.
In realtà , chi è questo Gesù di Nazareth, con cui tutti vogliono essere d`€™accordo?
- Per alcuni è un Gesù rivoluzionario: non ha usato la frusta contro i mercanti del tempio?
- Per altri è un Gesù che non tiene alcun conto dei rapporti di potere nella società  e va in cerca di un misterioso regno di Dio, che nulla ha a che fare con tutte le altre faccende.
- Per alcuni è un Gesù idealista, illuso di poter rifare il mondo con l`€™amore e il perdono.
- Per altri è, al contrario, un Gesù che non cambia nulla, che solo si accontenta d`€™essere la consolazione dei cuori afflitti, indulgente e facile alla comprensione.
- Per altri ancora è, invece, un Gesù insopportabile, intransigente e categorico, che addirittura chiede di odiare i familiari, che dice d`€™esser venuto a portare la spada e non la pace.

E per te, qual è l`€™aspetto più significativo della persona di Gesù di Nazareth?

Che cosa ti colpisce di più nella sua vicenda storica e nel suo messaggio?

In ascolto dei suoi testimoni. Fin quando noi crediamo di poter giudicare Gesù Cristo secondo la nostra logica umana, non possiamo capirlo veramente. Cominciamo a capirlo quando ci mettiamo in ascolto dei suoi testimoni, di coloro che lo hanno incontrato e ci hanno raccontato, attraverso i Vangeli, l`€™esperienza vissuta con lui. Cominciamo a capirlo quando ci mettiamo a camminare dietro di lui, a vivere come lui; quando lo accogliamo come il Signore della nostra vita.
Ripercorrendo la strada fatta dai discepoli di Gesù, dal lago di Galilea fino al Calvario e poi al sepolcro vuoto, ci rendiamo conto che Gesù offre un`€™immagine impopolare di se stesso, lontana dalle aspettative umane del suo tempo e dei nostri giorni; un`€™immagine che impedisce di comprendere il «mistero» della sua persona.
Infatti Gesù non cambia improvvisamente la società ; non viene a giudicare il mondo e «a bruciare la pula con fuoco inestinguibile», come vorrebbe Giovanni il Battista (cfr. Matteo 3,7-12); ma viene «a donare la vista ai ciechi, a far camminare gli storpi, a guarire i lebbrosi`€¦ ad annunciare il Vangelo ai poveri» (cfr. Matteo 11,2-6); in una parola, viene a mostrare la «passione» di Dio per l`€™uomo, soprattutto per quello povero e sofferente.
Non si mette a capo dei rivoltosi, per dare vita a una lotta armata contro i romani, come avrebbero voluto gli zeloti, ma annuncia la pace e predica la non violenza attiva.
Di fronte a Pietro che lo riconosce come il «Messia», l`€™inviato definitivo di Dio, il compimento di tutte le speranze del popolo d`€™Israele (cfr. Marco 8,30), Gesù non nega di esserlo, ma chiarisce in che senso egli lo è: «Il Figlio dell`€™uomo deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare» (Marco 8,31).
Dopo aver rimproverato i discepoli, che pretendono di occupare il primo posto, avverte che lui, il Figlio dell`€™uomo, non è venuto per essere servito, «ma per servire e dare la vita in riscatto per molti» (Marco 10,45). Gesù si rivela come «colui che è servo», anzi come il perseguitato, il «rifiutato», lo «scomunicato».
È soprattutto sulla croce che egli appare agli occhi degli uomini «sconfitto e fallito». Per i discepoli è impensabile che il Messia possa essere scomunicato, umiliato e ucciso. Anche a noi ripugna pensare che il progetto di Dio passi attraverso la morte violenta del Messia. Soprattutto facciamo fatica a condividere questa fine drammatica.
Ma quello che appare agli occhi degli uomini come il fallimento più completo («Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele» (Luca 24,21), diventa la manifestazione massima della sua fedeltà  a Dio Padre e del suo amore solidale verso gli uomini.
Per questo Dio interviene facendolo risorgere dalla morte e rendendo partecipi della vita del Signore risorto i sofferenti di tutta l`€™umanità : «Per questo Dio lo ha esaltato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni altro nome`€¦ perché ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore» (Filippesi 2, 9-11).
Gesù non è solo un grande uomo o un grande pensatore a cui possiamo rifarci, ma è il «Signore», davanti al quale «ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra» (Filippesi 2,10). Non è un guru o un maestro spirituale, ma è il Salvatore; non indica la via, ma è la Via; non mostra la verità , ma è la Verità .
Riconoscerlo come il Messia, come il Consacrato, inviato da Dio, vuol dire modellare la nostra vita non sulle sue idee, ma sulla sua persona; vuol dire assumerlo in noi stessi per diventare il prolungamento della sua umanità . Non possiamo più semplicemente ammirarlo a distanza; Gesù non vuole ammiratori, ma seguaci. Davanti a lui non possiamo essere neutrali: o lo rifiutiamo o lo accettiamo come «unico Signore» e ci mettiamo alla sua sequela.
«La Chiesa crede che Cristo, per tutti morto e risorto, dia all`€™uomo, mediante il suo Spirito, luce e forza perché l`€™uomo possa rispondere alla suprema sua vocazione; né è dato in terra un altro nome agli uomini, in cui possano salvarsi. Crede ugualmente di trovare nel suo Signore e Maestro la chiave, il centro e il fine dell`€™uomo nonché di tutta la storia umana. Inoltre, la Chiesa afferma che al di sotto di tutti i mutamenti ci sono molte cose che non cambiano, esse trovano il loro ultimo fondamento in Cristo, che è sempre lo stesso: ieri, oggi e nei secoli. Così, nella luce di Cristo, immagine del Dio invisibile, primogenito di tutte le creature, il Concilio intende rivolgersi a tutti per illustrare il mistero dell`€™uomo e per cooperare nella ricerca di una soluzione ai principali problemi del nostro tempo» (dalla Costituzione Gaudium et Spes 1 0 )

Quali differenze riscontri tra il Gesù che ti è stato «insegnato» nella fanciullezza e quello che su di lui pensi oggi?

Quale aspetto della sua persona ti piacerebbe riscoprire o approfondire?

 

   
   
  LE MONETE VATICANE PER L `€™ ANNO SANTO      

      Per il Grande Giubileo del Duemila, il Governatorato della Città  del Vaticano ha varato un vasto programma numismatico che comprende due serie, una argentea e una aurea, emesse nel corso degli ultimi sei anni.
    La prima è formata in totale da dodici pezzi con nominale da 10 mila lire, illustrati dagli episodi della vita di Cristo.
     Nella realizzazione dei sei dittici si sono alternati due grandi artisti: Enrico Manfrini con Annunciazione e Natività  (1995), Battesimo al Giordano e Gesù Maestro (1996), Resurrezione e Pentecoste (1999); e Guido Veroi, con  Tempesta sedata e Guarigione del paralitico (1997),   Ultima Cena e Crocifissione (1998), Roma e Gerusalemme   (2000).
  Informazioni possono essere richieste direttamente all`€™Ufficio numismatico, 00120 Città  del Vaticano, tel. 06/69883708.

     

  Roberto Saccarello

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017