Premiati quattro operai del Vangelo
Si dice spesso che il male grida forte mentre il bene non fa rumore. Ed è vero, per questo bisogna dare voce alle testimonianze di bene e di speranza che non mancano nel mondo.
Il «Premio internazionale Sant`Antonio» è nato, nel 1998, per celebrare i cento anni della nostra rivista, sempre in prima linea nel far conoscere le «buone notizie», spesso nascoste e ignorate. Per la prima volta, quest`anno, il premio ` giunto alla sua terza edizione ` presentato da Elisabetta Gardini, che ha aiutato i frati francescani con la sua professionalità di conduttrice, si è svolto sotto le cupole della basilica. Una basilica gremita di persone, oltre 2 mila, illuminata da decine di riflettori, come è d`obbligo quando si deve «far notizia»; ma sotto le luci della ribalta l`unico «scandalo» è stato quello del Vangelo. Sì, perché testimoniare la solidarietà e l`amore di Gesù nel nostro tempo è la cosa più «trasgressiva» che ci sia: vuol dire remare contro corrente, affrontare incomprensione e sacrifici, eppure sentirsi felici. Hanno mostrato proprio questo i volti, alcuni noti, altri sconosciuti, dei vincitori delle quattro sezioni del premio.
Per la categoria «testimonianza» a favore dei diritti umani, ha ricevuto la statuetta del sant`Antonio di Donatello una suora salesiana di ottant`anni, suor Nancy Pereira. Dal 1993, suor Nancy, che vive in India, è diventata la «banchiera dei poveri». Ha, infatti, aperto un vero e proprio sportello bancario per concedere prestiti ai nullatenenti (quelli che per le tradizionali banche non offrono nessuna garanzia) perché possano iniziare un`attività lavorativa in proprio, sollevandosi dalla miseria e dando una mano al loro Paese, senza dover sempre dipendere dall`elemosina.
Vicini agli ultimi
Il programma di recupero sociale di suor Nancy ha permesso a tante famiglie che vivono nei sobborghi degradati delle metropoli indiane di sperare nel futuro, impegnandosi con responsabilità a far fruttare il piccolo capitale ricevuto. Una volta risolti i loro problemi, le famiglie restituiscono i soldi, permettendo così ad altri diseredati di beneficiare di un «prestito di speranza». Suor Nancy, nel ritirare l`assegno offertole dalla Caritas antoniana, ha detto con semplice umiltà : «Non me lo merito, ma lo apprezzo lo stesso», e certo pensava al sorriso che quella somma potrà restituire a tante persone degli slums.
Nella sezione «solidarietà » è stato premiato il noto giornalista Mino Damato per l`attività della sua fondazione «Bambini in Emergenza». Mino Damato ha raccontato ai presenti come la foto di una bimba rumena con gli occhi pieni di lacrime, vista su un settimanale, gli ha cambiato la vita. Damato ha voluto cercare quella bambina: si chiamava Andreia, l`ha adottata strappandola all`orfanotrofio dove viveva in condizioni disastrose. «Ma quando mia figlia è volata in cielo come una farfalla, mi sono accorto che c`erano tanti altri bambini bisognosi di affetto. Parecchi di loro non sapevano neanche parlare, perché nessuno glielo aveva insegnato, non erano mai stati accarezzati o presi in braccio. Molti hanno contratto l`aids, eppure la loro malattia più grave non è quella, ma l`abbandono». Per questi bambini, dalla vita breve come un soffio, Damato si è impegnato, intervenendo in Romania per costruire loro delle vere case e strutture di cura che si prendano a cuore il loro corpo sofferente e il loro cuore bisognoso.
La vicenda personale di sofferenza che ha toccato questo noto personaggio della televisione ha portato frutti di solidarietà . Anche alla sua iniziativa la Caritas antoniana ha voluto offrire un contributo. Mino Damato non sapeva di questo dono, si è rivolto allora al padre direttore, Luciano Bertazzo, dicendo: «Ancora una volta la Provvidenza mi precede! Mi è capitato spesso, e mi capita ancora, di ricevere esattamente quanto serve. Noi progettiamo e lavoriamo, ma il Signore non ci fa mancare i mezzi». L`intervento di Damato si è concluso con una toccante preghiera composta per l`occasione: la riportiamo in questa pagina.
Non c`è solo tv spazzatura
Il «Premio internazionale Sant`Antonio» ha anche due sezioni dedicate alla televisione e al cinema. Con questi riconoscimenti i frati, con ottimismo francescano che guarda al positivo, vogliono mostrare che non tutto quello che passa per il grande e il piccolo schermo è di cattivo gusto o contrario ai valori cristiani. Per la sezione «cinema», meritatamente applaudito, quest`anno, il regista Pupi Avati, premiato per il suo film I cavalieri che fecero l`impresa. L`impresa di cui si parla è il recupero della sacra Sindone: nell`avventura delle armi del gruppo di giovani coraggiosi traspare l`avventura dello spirito che si svolge in parallelo. Il regista, nel ricevere il premio, ha ricordato la sua infanzia, quando la madre lo portava a pregare il Santo nella sua basilica.
La categoria «televisione», ha visto vincitore Luca De Mata, autore del documentario Cristo nel freddo dell`Est, realizzato dalla Rai, che racconta, con lucidità storica e precise testimonianze, la tragica persecuzione subita dai cristiani nell`Est europeo al tempo del comunismo. Stragi dimenticate della cosiddetta «Chiesa del silenzio», che viene ancora oggi dimenticata, nonostante milioni e milioni di morti, anzi di martiri.
Dopo le premiazioni, la serata è continuata con il bellissimo concerto della cantante ebrea Noa. Impegnata da anni sul fronte della riconciliazione fra palestinesi e israeliani, Noa ha fatto della sua arte un messaggio di pace che valica i confini di religione e di etnie. È stata la prima non cristiana a cantare, nel 1994, un`Ave Maria davanti a Giovanni Paolo II. Ha scelto lo stesso brano per aprire il suo intervento musicale al Santo. Dopo un`ora di canzoni e di emozioni che hanno toccato i presenti, ha chiuso augurando in musica pace a tutti e accendendo le candele di Hannukà : «È la festa ebraica della luce che vince sulle tenebre ` ha spiegato Noa ` il simbolo del bene che trionfa sul male». Una festa che incanta i bambini ebrei, che vedono sfavillare nel buio della sera tante candele, a ogni finestra. Anche il piccolo Gesù, di sicuro, celebrava con gioia Hannukà .
Il premio della Famiglia antoniana
La serata terminava così, sull`onda della musica e con il cuore di tutti colmo di riconoscenza. Finiti gli applausi, la folla che assiepava la basilica se n`è andata senza chiasso, quasi portandosi via, nel silenzio, quanto aveva visto e ascoltato. Tra gli interventi dei frati, segnaliamo quello di padre Luciano Bertazzo, direttore generale del «Messaggero di sant`Antonio», che ha ricordato come i premi nel nome del Santo vengano attribuiti non soltanto dai religiosi, ma, idealmente, da tutta la grande famiglia antoniana sparsa per il mondo: solo grazie alla generosità e dedizione della famiglia antoniana è possibile continuare l`opera di diffusione del Vangelo e di carità iniziata dal santo padovano.