Preparati a un’avventura senza fine?
C`è una paura che, anche se inconfessata, si insinua nel cuore di tanti futuri sposi, in prossimità delle nozze: «E se capitasse anche a noi di fallire, aprendo la strada a delusione, sofferenza, infelicità ?». Per sfuggire a questa profonda inquietudine, talvolta si ipotizza una risposta deviante, «`¦Beh, potrò sempre rifarmi una vita nuova», come se nel matrimonio fosse possibile non donarsi completamente, tenendo qualcosa per sé, «casomai andasse male».
Certamente non si può liquidare così il problema dell`alto numero di matrimoni che falliscono, sarebbe semplicistico. Ogni storia è una storia a sé; ogni separazione ha il suo personalissimo carico di dolore, incomprensioni, disillusioni. Però, è indubbio che molti giovani affrontano il matrimonio (se lo affrontano`¦) in maniera superficiale, anche in virtù di quella «via di fuga» di cui si parlava poc`anzi.
Ad aggravare il quadro intervengono altre cause che attengono alla sfera sociale, economica, psicologica, religiosa e al mutato ruolo della famiglia d`origine, un tempo deputata per eccellenza alla formazione delle giovani generazioni al matrimonio, oggi praticamente assente o incapace.
Viviamo in un contesto sociale e culturale che propone modelli diversi di famiglia, considerati di uguale valenza rispetto al matrimonio cristiano: unioni di fatto, famiglie frutto di seconde o terze nozze, coppie sposate solo civilmente, unioni omosessuali`¦ Siamo immersi in una sorta di «relativismo etico», indotto dalla società dei consumi che ha favorito anche la nascita di un vero e proprio consumismo dei sentimenti: un partner, quasi come un prodotto da supermercato, si può scegliere, portare a casa e, se proprio non va, lo si può cambiare con un altro. Il tutto con la massima semplicità .
Le statistiche, inoltre, da tempo denunciano il fenomeno della «dilatazione della giovinezza», cioè di un numero crescente di Peter Pan che proprio non vogliono sentirne parlare di assumersi una qualche responsabilità nella vita. Ragazzi, magari fidanzati da anni, che alla domanda sul perché non si decidono per il «sì», rispondono in tutta tranquillità : «Sposarsi? E perché?». Meglio vivere un rapporto libero da vincoli, senza impegni. Come se esistesse per davvero una qualche relazione che non richieda responsabilità e impegno.
A marciare contro il matrimonio, ci si mettono poi anche la mancanza di adeguate politiche sociali, la precarietà lavorativa, le difficoltà abitative.
Prendere la decisione di convolare a nozze, quindi, è difficile. Ma, anche una volta deciso, quello che viene dopo non è tutto rose e fiori. Sposarsi in chiesa, infatti, non preserva da delusioni, difficoltà o problemi. A parte l`immaturità psicologica dei singoli, infatti ` alla quale abbiamo dedicato un intero capitolo di questo dossier `, nemmeno le risposte della comunità ecclesiale sono sempre state tempestive, capaci di adeguarsi prontamente ai mutamenti sociali. Troppo spesso si è presentato il matrimonio come un semplice «contratto» da rispettare, costi quel che costi, affidandosi solamente alla buona volontà dei coniugi. E invece è necessario ipotizzare veri e propri percorsi di accompagnamento che, dopo la cresima, aiutino i giovani a maturare nella fede e quindi a capire il valore del matrimonio sacramento. E, dopo il sacramento, bisogna trovare il coraggio di sperimentare all`interno della Chiesa nuove forme di dialogo per le coppie già sposate.
Di queste nuove vie, del come aiutare le giovani coppie a buttarsi in questa bellissima avventura senza fine che è la famiglia cristiana, abbiamo discusso con una psicologa e psicoterapeuta esperta in terapia di coppia, un`avvocatessa matrimonialista, un sacerdote particolarmente attento alla pastorale famigliare e una coppia di sposi che da anni collabora attivamente ai corsi di preparazione al matrimonio. Tutti mossi da uno stesso spirito: restituire ai giovani la certezza che un matrimonio cristiano è possibile e che, per quanto difficile, è un cammino che vale ancora la pena percorrere.
Sabina Fadel
Psicologia della coppia
Tante emozioni ma pochi sentimenti
Alla fine del 2001 il diffusissimo quotidiano statunitense «Usa Today»gli ha dedicato addirittura una copertina. La «fine del decennio del me» e l`inizio dell`«era del noi» è ormai una realtà . Nell`ultimo biennio si è invertita una tendenza vecchia da anni e che pareva ormai incontrovertibile: ci si sposa di più.
Secondo l`Annuario Istat 2001, nel corso del 2000 hanno pronunciato il fatidico «sì» ben 280 mila coppie, con un incremento dell`1,9 per cento rispetto all`anno precedente. Le nuove coppie sono però più avanti negli anni, si sono sposate di preferenza in comune (24 per cento dei casi, a fronte di un 12 per cento del 1980) e spesso sono formate da «superstiti» di precedenti matrimoni.
Ancora non sappiamo se queste nuove coppie dureranno di più o si sfalderanno presto, alle prime difficoltà : sempre la statistiche, infatti, hanno rilevato un aumento quasi esponenziale del numero di divorzi negli ultimi quindici anni (da 15 mila 650 del 1985 ai 33 mila 510 del 1998, sempre secondo l`Istat), legati a molteplici cause fra cui non secondaria sembra essere la mancanza di un`adeguata maturazione psicologica dei «promessi».
Ne abbiamo discusso con Luisa Benciolini, psicologa e psicoterapeuta di coppia.
Msa. Quali sono, in breve, le cause principali legate alla sfera psicologica per cui i matrimoni falliscono?
Benciolini. In primo luogo, l`individualismo esasperato. Siamo tutti molto più concentrati su noi stessi e facciamo fatica a viverci in relazione. Non riusciamo ad accettare la benché minima frustrazione. Per esempio, non riusciamo a contemplare la positività di una momentanea rinuncia in vista di un bene maggiore, quasi fossimo tutti bambini. E allora, appena qualcosa nel rapporto di coppia non funziona, si preferisce troncare tutto e abbandonare il campo. Non si accetta la fatica di dover lavorare attorno a un matrimonio, nemmeno a quelli di lunga data. Non sempre, dinanzi a un problema, i coniugi riescono a dire: c`è stata una grossa scivolata, ma non è tutto finito, abbiamo capito la nostra fragilità e adesso siamo pronti a ricominciare. Piuttosto che percorrere una strada nella quale si deve ricostruire la fiducia nell`altro, si preferisce chiudere il rapporto.
I giovani, oggi, sanno vivere i sentimenti?
In linea generale sono abituati a vivere una vita emozionalmente molto vivace, ma sentimentalmente molto povera. Non che le emozioni siano negative, ma è bene fare attenzione a non confonderle con i sentimenti. Le emozioni, infatti, sono meno impegnative, non richiedono di essere coltivate come un vero sentimento che ci apre alla responsabilità dell`attesa dell`altro nei nostri confronti. E allora bisogna sviluppare un`educazione ai sentimenti, nella certezza che vivere in coppia è una cosa positiva.
Secondo lei, gli amori finiscono?
Io credo che gli amori finiscano perché mal coltivati. Ogni coppia dovrebbe capire che è necessario coltivare un matrimonio, giorno dopo giorno. I coniugi dovrebbero trovare ogni giorno un po` di tempo per dirsi: «oggi ti sposo», cioè ti scelgo e ti accolgo per come sei oggi. E questo è bene spiegarlo alle giovani generazioni.
I ritmi della nostra vita, però, non favoriscono la creazione di questi momenti.
In effetti, soprattutto fra le giovani famiglie, c`è una forte tendenza all`infantilizzazione. Mi spiego: le giovani coppie sentono molto l`importanza dei figli, e spesso costruiscono tutta la loro vita attorno a questi bambini, ai quali sentono di dover riservare un amore personalizzato, ricco di tante cose che forse non sempre sono necessarie. E così le vite dei coniugi si complicano ancora di più. Ho in mente, per esempio, il caso di una signora sposata, con cinque figli, ognuno dei quali faceva uno sport diverso, con un lavoro fuori casa e un concorso da preparare e per il quale studiava di notte`¦ questo caso è la rappresentazione paradossale di molte vite coniugali, tutte circuitate solo sui bambini.
Allora non c`è più il tempo per gli sposi, per uscire insieme, da soli, per ritagliarsi qualche momento tutto per sé. Ma se una coppia è presa dal piacere della propria genitorialità e non si coltiva come coppia, con i suoi bisogni, comincia ad andare a rotoli.
Durante i corsi di preparazione al matrimonio, tanti giovani raccontano di sognare un matrimonio romantico, con un rapporto di coppia idilliaco. Ma questo amore da cartolina esiste per davvero?
Per colmo dei colmi, su una situazione frenetica come quella che ho appena descritto aleggia un`immagine vuotamente romantica secondo cui l`amore deve consolare e lenire ogni cosa, ogni frustrazione: quelle del lavoro, quelle della vita sociale e così via`¦ E così una giovane coppia, che si è sposata convinta di questo, al primo screzio va in crisi: ma allora non ci amiamo!
Invece è importante dirlo ai giovani: i conflitti, in qualsiasi relazione e dunque anche nel matrimonio, ci sono. Ciò che conta è non morirci dentro, ma imparare a gestirli.
E, secondo lei, le giovani generazioni hanno questa capacità di gestione dei conflitti?
Purtroppo non sempre. E invece sarebbe molto importante educare i ragazzi in tal senso, insegnando loro a pilotare i conflitti, accettando anche che, se in alcune situazioni non si riesce ad arrivare a una transizione, non vuol dire che manca il sentimento, ma che è necessario accettare una diversità . Oggi spesso si tende a ingigantire il conflitto, si tende a fare di ogni piccolo screzio un dramma. Ma così facendo, il rapporto finisce sul serio.
C`è un modo per insegnare ai futuri sposi a superare questi momenti di difficoltà ?
Io credo di sì. Anche se è molto difficile, perché ogni relazione è diversa. In realtà bisognerebbe cominciare da bambini. Quanto spesso i genitori dicono «piuttosto che chiedere e richiedere a mio figlio di aiutarmi, preferisco arrangiarmi`¦». Ma in questo modo il genitore dà al figlio il messaggio «chi la dura la vince», messaggio che il figlio pagherà caro, un domani, nel rapporto di coppia. Bisogna far crescere i ragazzi attribuendo loro responsabilità adatte alla loro età , cercando di far capire loro che la vita è anche una cosa impegnativa e che una piccola rinuncia, una piccola fatica non è mai una mortificazione.
In definitiva, bisogna immettere i bambini nella vita reale?
Ci sono due grandi linee nella nostra vita, la linea del piacere e quella di realtà . All`adulto spetta il compito di insegnare al bambino a intersecare la sua linea di piacere (che è innata) con quella di realtà , aiutandolo a capire che il mondo è ambivalente, che non tutto ciò che piace fa bene, che non tutte le persone che piacciono, piacciono sempre, che per costruire la pace devo negoziare continuamente. In definitiva, è necessario aiutare il bambino a vivere la tolleranza, che non è un obbligo ma una virtù attiva che mi fa scoprire e accettare l`altro come diverso da me. Se un bambino vive solo il proprio egocentrismo, per cui tutto deve ruotare attorno a lui, non sarà mai capace di costruire autentiche relazioni.
Bisogna allenare i ragazzi a stare nei conflitti imparando a gestirli, cioè imparando a stare in trattativa. La trattativa non è una debolezza, non è un cedere, è un piccolo compromesso per la ricerca di un accordo.
Un ultimo consiglio?
Ai genitori: allevate i figli con una buona consapevolezza di se stessi. Una persona, quando entra in coppia con un`altra deve essere consapevole di farle un gran regalo. Sono sbagliate alla radice quelle coppie dove i due stanno insieme poggiandosi l`uno sull`altra. Una coppia deve essere fatta di due persone che stanno bene da sole e insieme stanno meglio. Se uno non arriva al matrimonio così, a poco servono i corsi.
Corsi di preparazione al matrimonio
Prepararsi ad amare come Dio ama noi
Se è vero che uno dei problemi del mondo contemporaneo è la desacralizzazione dei sentimenti, intesa come assenza di timore e di pietà verso il mistero di Dio, uno dei sacramenti che soffre maggiormente di questa assenza del sacro è il matrimonio. L`attrazione, l`incontro, il romanzo infinito tra un uomo e una donna oggi partecipano molto del mondo, poco del sacro, quasi niente del divino.
Il naufragio di molte unioni consacrate davanti all`altare testimonia come l`uomo viva l`amore come un`occasione terrena che si consuma facilmente a contatto con la quotidianità e i suoi scogli, perché il tempo del cuore non è vissuto come un viaggio verso la bellezza e l`ignoto, ma come il piacere di giorni che o vivono nell`attrazione dell`eccezionalità oppure si consumano in una sterile abitudine. Che cosa è cambiato rispetto a un`epoca in cui i matrimoni resistevano al trascorrere della vita?
È cambiata la cultura dell`uomo e soprattutto della donna, che hanno acquisito sicuramente un valore più alto della propria dignità e della propria libertà . Ma a quale prezzo? Che cosa hanno perduto? Qual è la voce scomparsa?
Don Renzo Zocca, parroco a Verona nella chiesa di Santa Maria Maddalena, ha appena concluso l`incontro con i fidanzati. Le coppie che partecipano alle sue «lezioni» sono giovani che si stanno per accostare al matrimonio e meno giovani che vengono anche da esperienze matrimoniali fallite. «Appena entrano in questa stanza ` spiega don Renzo ` dico loro che non sono qui per sposarsi, cioè per pensare a quel giorno magico e consumistico che viene illustrato nei telefilm, ma sono qui per sentire il senso con cui Cristo ha pronunciato la parola «amore». Chi si presenta per celebrare solo la felicità di un giorno, spesso dopo qualche incontro se ne va».
Msa. Che senso ha oggi tenere i corsi di preparazione al matrimonio nelle parrocchie?
Don Zocca. Sono convinto che la Chiesa oggi debba tenere conto del fatto che la società non è più profondamente cristiana e nemmeno cristiana per tradizione, ma che ci sono uomini desiderosi, a volte in modo inconsapevole, di conoscere Cristo e che vogliono sapere come lo si avvicini. Insomma, è un altro inizio, un momento in cui Dio ci chiede di ricominciare. Il corso per fidanzati, da questo punto di vista, diventa uno dei momenti più significativi, perché è il momento più ispirato per parlare di Gesù.
Che cosa significa amore?
Il significato è infinito come l`universo. Amore significa attimo ed eternità . L`attimo è la magia che attrae e unisce due persone in una sola, in un determinato giorno del calendario e in un particolare luogo. Ma l`attimo è già un «per sempre». Perché l`amore è come una cima. Se tu pensi solo di volare su quella cima quando c`è il sole, non appena arriva la notte senti il buio e il freddo e desideri tornare giù immediatamente. Allora dopo il giorno e il luogo, devi scoprire la terza dimensione di un sentimento interiore ma anche estraneo, unificante ma che disorienta, che innalza ma che ti fa sentire che anche il volo ha le sue regole, perché l`ascesa è uno slancio e una conquista.
Qual è l`ascesa più ardua per un coppia?
Sentirsi nella trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Padre è colui che crea, il Figlio è colui che si dona nella creazione, lo Spirito Santo è l`unione del Padre e del Figlio. Quando un uomo e una donna si conoscono, non si conoscono in solitudine, si conoscono in Cristo.
Il «sì» del matrimonio è il «sì» di risposta a una vocazione. Non è giusto dire che un uomo ama una donna e una donna ama un uomo; è più giusto dire che un uomo e una donna amandosi rispondono alla voce di Cristo che li ha chiamati. In un certo senso il matrimonio è una forma di sacerdozio, cioè il modo che hanno alcune anime di amare Dio, amandosi l`una nell`altra. Per questo gli sposi sono puri, unici e formano una totalità nella loro unione.
Sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, perché l`amore che li ha uniti, li ha creati, li ha fatti creature e artefici del dono, li ha resi una cosa sola con il loro creatore. Il matrimonio è uno dei sacramenti più alti, in quanto davanti all`altare non sono un uomo e una donna che si promettono l`amore eterno, ma è l`amore eterno che crea in quel momento quell`uomo e quella donna.
Che cosa significa matrimonio?
Preghiera e ministero. Pregare è gridare a Dio, è liberare la nostra voce più felice, più forte, più intima, quando siamo soli e soltanto Dio ci ascolta. Gli sposi quando si amano, pregano, urlano a Dio la propria felicità . Il matrimonio è ministero, quando lo sposo è ministro della sposa e la sposa lo è dello sposo, allo stesso modo in cui Gesù è stato ministro. Gesù si è inginocchiato ai piedi degli apostoli, li ha visti nella loro sporcizia e li ha lavati con totale disponibilità . Così è stato ministro. Gli sposi si inginocchiano l`uno davanti all`altra e nel loro amarsi mondano le loro impurità ; così aprono la strada al divino. Così incarnano la via, la verità e la vita.
Qual è l`amore più bello?
Quello che fa dire agli sposi: «mi propongo di amare questo uomo o questa donna alla maniera di Cristo». Il modo di amare più grande che Gesù ci ha insegnato è indubbiamente quello della croce, perché sulla croce ha detto all`uomo: «Ti amo, perché non posso non amarti».
Gli sposi davanti all`altare sono il ricordo più bello della croce, intesa non nel senso della sua sofferenza, ma come gesto estremo d`amore. Forse per troppi anni la Chiesa ha insegnato che il matrimonio è una legge che fa sopportare le sofferenze; oggi dovrebbe dire che è una regola, una regola come il ministero di Cristo, dei Santi, degli spiriti elevati che attraversano e conoscono, grazie alla regola, gli stadi più belli dell`amore.
Le coppie che non resistono a questa regola dettata dalla voce di Cristo, molto spesso sono coppie tristi, perché se l`amore non si apre fino alle dimensioni più alte, ma rimane solo un piacere e un semplice fatto terreno, l`uomo si fa triste. Oggi si dice che viviamo in una cattiva società . Non credo nella cattiveria: l`uomo non è cattivo, è triste e infelice perché rifiuta di conoscere Cristo nell`amore del matrimonio.
Dov`è l`altare più bello?
Nelle case. Nelle stanze dove gli sposi vivono giorno dopo giorno. A volte vorrei che i sacerdoti ritornassero a celebrare e benedire i matrimoni nelle case private degli sposi. È lì il luogo in cui Cristo scende nel suo tabernacolo.
Penso che si arriverà al matrimonio tra le pareti domestiche , come penso che l`evangelizzazione del futuro sia affidata alle coppie di sposi. Il sacerdozio dei prossimi anni sarà testimoniato da un uomo e una donna che in un «sì» celebrano una delle preghiere più alte presso Dio. Un uomo e una donna accendono sulla terra una stella.
Sta cominciando la primavera attorno alla parrocchia di Santa Maria Maddalena. Don Renzo Zocca ha piantato rose, cespugli e alberi di cui si vedono foglie e fiori, ma non le radici. Le radici sono sconosciute ma, senza saperlo, al di là dei boccioli e dei germogli, sono quelle che gli esseri umani desiderano di più, perché è nella profondità del mistero che continuano a sentirsi quella parole: «Ecco non temete, io sarò con voi fino alla fine del mondo». Se le sussurrava una coppia, forse per capirle, per ricordarle o forse solo per bellezza, mentre usciva nella sera da un corso per fidanzati.
Il parere del matrimonialista
Galeotta è l`impreparazione
di Piero Lazzarin
L`esperienza degli avvocati «matrimonialisti», ai quali le coppie in crisi si rivolgono per le pratiche di scissione del loro rapporto, dice che, alla fine, a provocare lo sfascio delle famiglie è spesso l`impreparazione psicologica e religiosa dei giovani nell`affrontare un impegno così importante. Lo conferma anche l`avvocato Enrica Correale di Milano. «Constatiamo quotidianamente ` ci dice ` la leggerezza e la superficialità con cui i giovani si mettono insieme per formare una famiglia, partendo magari, e non si sa se per convinzione o per convenienza, dal sacramento del matrimonio cristiano. Mio marito, quando ci imbattiamo in una coppia che, raggiante di gioia e di festa, posa davanti alla chiesa per immortalare il `sì`, mi dice: `Portagli il tuo biglietto da visita, tra qualche mese saranno tuoi clienti`. Una battuta cinica se si vuole, ma che fotografa la realtà . Perché è vero che molti giovani arrivano impreparati all`altare. E non sempre serve quella preparazione immediata che i sacerdoti, più o meno bene, fanno, giusto per rammentare a chi si accinge a sposarsi in chiesa ` magari solo perché è più bello `, che il matrimonio celebrato così è un sacramento: non serve a neutralizzare gli effetti di una mentalità corrente per cui niente più è «per la vita», ma tutto può essere sciolto, cancellato. Con il divorzio appunto.
Allora, alla prima difficoltà , alle prime incomprensioni, inevitabili in una vita a due, anziché cercare di capire le difficoltà , di superarle, di rimettersi in questione reciprocamente per ricominciare ` un`operazione che costa sacrificio e al sacrificio nessuno più e allenato ` scelgono la via più semplice, più ovvia, di rompere. Ormai lo fanno tutti e uno che ti giustifica e che ti accoglie in casa, contrariamente al passato, lo si trova sempre. Sono sempre più spesso le donne a fare il primo passo. Sorprende, in ogni caso, la banalità dei motivi addotti.
Noi avvocati cattolici ci sentiamo in obbligo di farli ragionare, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli; suggeriamo loro di ripensarci, di riprovare, di rivolgersi a consulenti... prendiamo tempo, insomma, ma sappiamo che nel novanta per cento e più dei casi sono tentativi inutili».
Qualche consiglio? «Direi, anzitutto, di scegliere la persona adatta con la quale costruire sin dall`inizio, dal primo giorno, una prospettiva di vita insieme che preveda il sacrificio, la tolleranza, la sopportazione reciproca anche nelle cose semplici della vita di ogni giorno assieme al rispetto e all`amore. Perché l`amore è tutto, ma può rompersi se non è accompagnato anche da questi atteggiamenti. Poi bisogna assumere da subito consapevolezza che formare una famiglia non è un gioco, non è come andare al cinema che se piace si resta fino in fondo, se non piace si esce al termine del primo tempo. Quindi: attrezzarsi subito per una vita insieme che duri per sempre, non con la riserva mentale di rompere alla prima difficoltà . Altro non saprei che suggerire».
Centri di preparazione al matrimonio
La ricchezza del matrimonio sacramento