In processione per il Santo
La festa di sant’Antonio è stata sempre intorno a me fin da fanciullo, quando, appena finita la Seconda Guerra mondiale, seguivo il parroco del mio paese a Contursi Terme per i giorni della Tredicina, da celebrare in tutte le chiese e chiesette del paese dove c’era la statua del Santo. Seguivo tutte le processioni, mi ricordo la prima dopo l’armistizio allorchè, nel 1946, dalla chiesetta lungo il fiume Sele attraversavamo con tanta ansia un ponte di legno senza sbarre, perché quello di cemento era stato distrutto dai tedeschi in ritirata. Da sempre il Santo è rimasto in me, intorno a me. Arrivato poi da ragazzo a Milano per lavoro, nel mese di giugno, non potevo non frequentare anche qui le processioni. Ecco una poesia scritta vari anni fa, dedicata alle processioni del mio paese.
Giacinto Sica
La processione di sant'Antonio
Dalla bianca chiesetta lungo il fiume isolata
per un anno da solo, taumaturgico santo,
le campagne tu curi nella scia odorosa di sulfuree sorgenti
dove acque e più acque uniscono i loro corsi briosi.
Poi un giorno dell'anno, nel dodicesimo da giugno segnato,
brulicano chiassosi i sentieri a te cari di silenzi operosi.
Intanto come gruppi di rivoli, allegri per il colle scroscianti
verso il letto del Sele nella valle disteso,
osannanti dal monte sotto il sole calante
si riversano i fedeli davanti al tuo altare
infuso di vasi di rose, gigli e ginestre
da natura offerti nei giardini d'intorno.
Ruvide facce cotte dal sole grazie ti rendono per i raccolti maturi,
pupille lucenti di novelli studenti protezione ti chiedono per gli esami imminenti.
Voti diffusi nel colore del tuo saio
grazie significano per i beni già avuti,
da artigiani ricurvi, commercianti pensosi,
dal vestito di festa toccati, ma dai tempi affannati.
E un intero paese di bisogni frammisto
sulle braccia ti leva, in alto ti alza,
in processione ti porta su per il sentiero
di ghiaia e selciato, dal piccolo tuo altare
lungo il fiume isolato, in alto sul colle
all'altare centrale della chiesa maggiore.
Singolari inni, lungo la scalata, ti cantano le donne
tra loro legatesi con le braccia intrecciate,
in dolce armonia del suono sbuffante
dalla bocche rigonfie, in tempo inconsueto,
di due zampogne che nenie ricordano,
per te unico santo, i canti servati
per il Dio incarnato nella gelida grotta.
Si accordano al coro le campane dal colle
che segnano il passo alla folla plaudente
ogni momento indicando, la meta vicina,
quando ecco si librano nella tiepida aria
di pastello dipinta nelle prime ore di sera,
artifici di fuoco luminescenti colorati
tra botti sparati in segno di gaudio.
Tu sali trionfante, ti inorgoglisce l'evento
nella tua mente serena passa un pensiero:
quanto un popolo può fare per riconoscenze mostrare.
Il candore dei tuoi occhi sulla folla distendi,
ti unisci sicuro all'ansiosa sua attesa, non puoi lasciarla
senza tua presenza e su di essa rimane il tuo sguardo sereno,
ai cuori infondendo per l'anno che corre, sicurezza di giorni
da trascorrere uniti nel segno vincente di amore fraterno.
Giacinto Sica