Qualcosa, poco, si muove

La disoccupazione è uno dei problemi più gravi, non solo del nostro paese. Qualcosa sembra muoversi, vedi il "Pacchetto Treu", ma è ancora poco. Il governo, vinta la battaglia per l’entrata in Europa, dovrà puntare tutte le sue batterie su questo fronte.
03 Aprile 1998 | di

Eppur si muove. Lentamente, ma si muove. Così dopo anni di promesse spesso demagogiche, di iniziative mai decollate, di appuntamenti regolarmente mancati, all`€™inizio del 1998 il mercato del lavoro in Italia sembra improvvisamente uscito dal letargo. Un`€™impennata che potrebbe costituire una garanzia per il futuro di un paese dove il livello di disoccupazione aveva raggiunto cifre preoccupanti, soprattutto nel Meridione. Il parlamento, infatti, ha approvato le norme in materia di promozione dell`€™occupazione con la legge del 24 giugno 1997, attuando gli impegni assunti con il 'Patto del lavoro' del 24 settembre 1996. Merito in particolare del cosiddetto 'Pacchetto Treu', cioè una serie di provvedimenti legislativi promossi dal governo per agevolare l`€™occupazione. Le misure adottate delineano una strategia di medio termine che affronta tre questioni ben precise: la flessibilità  del lavoro (interinale, a tempo determinato, part time, rimodulazione degli orari), la formazione professionale (apprendistato, contratti di formazione-lavoro e formazione continua), e interventi di emergenza per l`€™occupazione, specialmente a livello giovanile (borse di lavoro e lavori di pubblica utilità ).

Le borse di lavoro, in particolare, hanno consentito l`€™impiego per 12 mesi in imprese medio-piccole di quasi centomila giovani, tra i 21 e i 32 anni, disoccupati da almeno trenta mesi, residenti nelle aree più svantaggiate del paese. La legge stabilisce che le aziende non debbano avere più di cento dipendenti e che non abbiano proceduto a licenziamenti nel corso dell`€™ultimo anno. I neoimpiegati riceveranno dall`€™Inps un sussidio mensile di 800 mila lire, lo stesso previsto per gli addetti ai lavori socialmente utili. 'Finalmente un provvedimento concreto per risolvere il problema della disoccupazione `€“ spiega Riccardo, 31 anni, di Roma, che dalla metà  di gennaio lavora in una libreria del centro storico `€“. All`€™inizio ero piuttosto scettico, perché, dopo anni e anni di delusioni, pensavo che anche questa opportunità  si sarebbe rivelata un buco nell`€™acqua; fino adesso avevo lavorato solo in 'nero', senza alcuna prospettiva futura. Comunque `€“ continua Riccardo `€“, ho inviato ugualmente una trentina di curriculum alle ditte interessate, cinque delle quali mi hanno contattato telefonicamente per fissarmi un colloquio. Una di esse, una libreria, cercava una persona con le mie caratteristiche e pochi giorni dopo ho preso servizio. Adesso faccio un lavoro che mi piace e a questo punto spero che alla fine di quest`€™esperienza scatti l`€™assunzione. In fondo, l`€™importante era cominciare'. Effettivamente le possibilità  per i borsisti di ottenere un contratto a tempo indeterminato ci sono, eccome. Le imprese, che nel frattempo non sopportano i costi relativi a questo personale 'temporaneo', sono incoraggiate a procedere all`€™assunzione grazie agli incentivi previsti dalla normativa vigente: per i primi tre anni, infatti, il 50 per cento dei contributi previdenziali sarebbe a carico dello stato.

Ammonta, invece, a mille miliardi la cifra stanziata per i lavori di pubblica utilità : giovani disoccupati sono impiegati nei settori dei servizi alla persona, della salvaguardia e cura dell`€™ambiente e del territorio, del recupero e della riqualificazione degli spazi urbani e dei beni culturali. Anche in questo caso è prevista la finalizzazione a sbocchi occupazionali a tempo indeterminato, con la realizzazione di attività  stabili nel tempo, anche di carattere autonomo, nonché l`€™assistenza tecnico-progettuale di apposite agenzie.

Il 'Pacchetto Treu' prevede anche che i ricercatori di istituti pubblici, come Cnr e università , possano andare a lavorare all`€™interno di piccole aziende, liberando contemporaneamente posti per assunzioni a tempo determinato. Il governo ha allungato di un anno la durata dei contratti di formazione-lavoro nelle zone del Sud con il tasso di disoccupazione più alto, e ha concesso notevoli agevolazioni alle industrie del Mezzogiorno.

Infine, tra i provvedimenti di incentivazione della nuova imprenditoria, va ricordato il 'Prestito d`€™onore'. In pratica, lo stato presta denaro, senza richiedere alcuna garanzia personale, in cambio di un`€™idea imprenditoriale che preveda sviluppi interessanti. L`€™impegno finanziario prevede, per chi supererà  la selezione, fino a 30 milioni a fondo perduto, fino a 20 milioni di mutuo a tasso agevolato senza rilascio di garanzie personali, fino a 10 milioni a fondo perduto per le spese di gestione del primo anno di attività , nonché formazione e assistenza tecnica. Il 'Prestito d`€™onore' è gestito dalla 'Società  per l`€™imprenditorialità  giovanile', in convenzione con il ministero del Lavoro; finora sono state presentate 30 mila domande e sono già  partiti i corsi di formazione. Il grande impulso alla ripresa del lavoro, come ha spiegato il ministro del Lavoro Tiziano Treu, arriverà  dagli interventi strutturali, come i contratti d`€™area, i patti territoriali e l`€™avvio delle grandi opere pubbliche, 'che per loro natura hanno una partenza lenta'.

Se è vero, però, che qualcosa comincia a muoversi, è altrettanto indubbio che il problema della disoccupazione va affrontato con decisione, proseguendo sulla strada appena imboccata, e non ricorrendo a semplici provvedimenti tampone. Il 'Pacchetto Treu', insomma, non deve rimanere un episodio isolato, ma la prima di una serie di iniziative che favoriscano ulteriormente l`€™ingresso di giovani e disoccupati nel mondo del lavoro. È l`€™opinione anche del dottor Nicola Fiore, direttore generale dell`€™Osservatorio per il mercato del lavoro: 'È chiaro che il pacchetto è un inizio confortante, ma rappresenta solo una parte e non tutta la politica di occupazione che il governo sta portando avanti. Sono state gettate le basi per un forte rilancio e create le premesse per una serie di investimenti di cui speriamo di cogliere presto i frutti; anche perché, a proposito di investimenti, le notizie non sono affatto positive. A partire dal biennio 1992-1994 abbiamo avuto un trend negativo, raggiungendo il 40 per cento di investimento annuo. Per questo era necessario adottare una politica incentrata sugli alleggerimenti degli oneri fiscali, condizione base che permette alle imprese di poter assumere personale'. I problemi non investono solamente il settore privato, ma anche quello pubblico, troppo ancorato a regole rigide: 'Il fatto è `€“ dice il dottor Fiore `€“ che la pubblica amministrazione non può rimanere ferma; forse è il momento di rivedere alcuni princìpi basilari. Altrimenti corriamo il rischio di non poter garantire il ricambio generazionale nel giro di pochi anni. Mi auguro che presto anche lo stato cominci ad assumere le persone in base alla loro professionalità , magari provando con contratti a tempo determinato. D`€™altronde, è un`€™opinione abbastanza diffusa che i concorsi abbiano fatto il loro tempo: passano troppi anni tra il bando e l`€™assunzione dei vincitori. Nel frattempo, però, la tecnica è in continua evoluzione e spesso i requisiti richiesti per un concorso sono superati al momento di prendere servizio'.

Mezzogiorno di fuoco

Sergio D`€™Antoni, segretario generale della Cisl:
sul Meridione ci giochiamo il nostro futuro.

 

Msa
Segretario, lei a suo tempo ha sostenuto con forza il 'Pacchetto Treu' facendo previsioni ottimistiche sui suoi risultati. È un giudizio che oggi si sente ancora di sottoscrivere?

D`€™Antoni
In verità , noi siamo stati gli unici che un anno fa sollevammo più di una perplessità  sul 'Pacchetto Treu', giudicandolo ancora inadeguato di fronte al dramma della disoccupazione nel Mezzogiorno. Il sindacato, e la Cisl in particolare, è stato l`€™unico soggetto a presentare nuove proposte, come il salario d`€™ingresso, la necessità  di rendere conveniente l`€™investimento al Sud sul piano fiscale. Al contrario, si è scelta la strada degli interventi 'tampone', di cui il 'Pacchetto Treu' è diventato l`€™emblema: una manciata di lavori socialmente utili, alcune borse di lavoro di un anno, qualche prestito d`€™onore. Ma si rischia di ricadere nelle politiche assistenziali. Tutto è rimasto nella normalità  ed è finito nei binari burocratici.

Di tutti gli interventi previsti, quali hanno dimostrato più efficacia e quali, invece, si sono rivelati a suo giudizio insufficienti?
Ci sono indubbiamente aspetti innovativi, come le borse di lavoro. Ma mi chiedo: non era meglio stabilire un salario d`€™ingresso per due o tre anni, invece di dare ai giovani solo l`€™illusione di un lavoro per un anno? È arrivato il momento che tutti capiscano che sullo sviluppo del Mezzogiorno il paese gioca il suo futuro. Ci deve essere una tensione forte di tutti i soggetti nazionali, a partire dagli imprenditori. Oggi è necessario spostare quote di investimento dalle zone sviluppate alle zone poco sviluppate, dove ci sono i disoccupati.

Crede che siano necessarie nuove misure a integrazione del 'pacchetto'?
Non si tratta di integrare i 'pacchetti'. Noi abbiamo indicato con chiarezza la strada da seguire. Adesso bisogna passare dalle parole ai fatti. I contratti d`€™area e i patti territoriali non decollano, i cantieri per le infrastrutture non sono stati aperti, gli investimenti non sono partiti. Eppure le condizioni per la ripresa dello sviluppo ci sono tutte. Ci vuole una risposta da parte di tutti: dal governo, dagli enti locali, dalle imprese, dalle banche.

Non pensa, quindi, che il Mezzogiorno abbia tratto finora grandi vantaggi dalla politica economica del governo...
È stato fatto ben poco. Il Mezzogiorno è più che mai la vera emergenza del paese. Ma non si può dire solo: 'Questo non va fatto', 'Questo non va bene', e poi non fare nulla. Non si tratta di scaricare le responsabilità  gli uni sugli altri. È indubbio che il governo ha le sue colpe perché, insieme al risanamento dei conti, non ha messo in atto un`€™iniziativa straordinaria per determinare questo spostamento di quote di sviluppo. Ma ripeto: tutti devono fare la propria parte. Ognuno deve spiegare alla propria base che lo sviluppo per riequilibrare il paese si fa nel Sud. Bisogna rendere conveniente il Mezzogiorno. E questo vale per gli investimenti privati, per il salario, per le infrastrutture, per il costo del denaro.

 

I numeri dell`€™occupazione

In base a una stima relativa all`€™ottobre del 1997, a fronte di una popolazione di quasi 57 milioni e di una forza lavoro che si aggira sui 23 milioni, il totale dei lavoratori è di 20.126.000. Gli individui tra i 15 e i 24 anni che hanno un posto fisso sono 2.045.000, mentre i loro coetanei in cerca di un impiego sono 1.052.000. Se diamo un`€™occhiata al tasso di disoccupazione, ci accorgiamo che è aumentato dell`€™1,3 per cento nel giro di 4 anni, manifestando una crescita costante nel tempo. Scendendo nel particolare, i dati sono ancora più interessanti: mentre, infatti, il tasso è diminuito solo nel Nordest (`€“ 0,4 per cento rispetto al 1993), nel resto della penisola le cifre sono lievitate anno dopo anno, compresa l`€™Italia Nordoccidentale. Al Centro la crescita è stata dello 0,5 per cento nelle isole del 2,2 per cento e nel meridione del 4,7 per cento. Nella fattispecie, il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato dello 0,5 per cento; in diminuzione quello relativo agli uomini (`€“ 0,4 per cento), sale quello delle donne (1,6 per cento).

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017