Quando il lavoro va in vacanza
Ci siamo quasi. Le ore di luce aumentano, l’aria si scalda. Sul divano di casa o su una panchina al parco le palpebre calano spesso. E la fantasia galoppa. Verso una spiaggia di sabbia finissima, verso un ruscello cristallino, verso una cima silenziosa. Con l’estate alle porte, si apre ufficialmente la caccia alla vacanza perfetta. Economica ma pregiata, avventurosa e rilassante al tempo stesso, alternativa ma anche costruttiva. Talmente perfetta da rimanere un sogno nel cassetto. E così – complici la pigrizia e un esile conto in banca – si finisce il più delle volte per non muoversi da casa. C’è, però, una fetta di vacanzieri che non si rassegna all’inerzia estiva. Ha scoperto che il modo migliore per trascorrere il tempo fuori dal lavoro è proprio quello... di lavorare! E ha seguito il consiglio dello scrittore Carlo Dossi: «Chi vuol riposare, lavori» (Note azzurre).
A comporre questo gruppo di stakanovisti sono giovani, ma anche adulti. Non cercano un’occupazione a tempo pieno; a dire il vero alcuni di loro l’hanno già. Che siano studenti o impiegati, manager o pensionati, tutti sono decisi a non trascorrere l’estate con le mani in mano. Spinti dal desiderio d’imparare e scoprire nuovi orizzonti pur risparmiando, i lavoratori vacanzieri aumentano di anno in anno. C’è chi trascorre l’agosto raccogliendo frutta e verdura in una cooperativa agricola e chi s’improvvisa operatore in qualche parco naturale; chi aderisce a un progetto di riqualificazione a pochi chilometri da casa e chi vola fino in Sicilia per ripulire le scogliere. Le opportunità di fare una vacanza-lavoro sono sterminate sia in Italia che all’estero. Basti vedere la quantità di portali che le aggregano e di associazioni che le promuovono.
Ogni anno si aprono migliaia di posizioni in oltre sessantacinque Paesi del mondo. Ma come fare a scegliere quella giusta? Primo: prendetevi del tempo per fare delle ricerche; una scelta frettolosa non è quasi mai una scelta saggia. Secondo: lasciatevi guidare dalle vostre inclinazioni e individuate l’ambito operativo senza lasciarvi condizionare troppo dalla geografia. Vale a dire che se vi piacerebbe soggiornare una settimana in una bella isola greca nella quale vi propongono di monitorare le tartarughe marine, ma voi non siete amanti degli animali, forse è meglio che vi volgiate ad altri lidi. Viceversa, se la natura solletica il vostro spirito cittadino, potreste scoprire che la vita in una fattoria dell’entroterra campano è molto più gratificante di quanto pensavate. Comunque vada, la parola d’ordine dell’estate è mettersi in gioco. Con bussola alla mano, certo, ma anche con spirito d’avventura e buona volontà. Perché, parafrasando lo scrittore Mark Twain, «Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite».
Ritorno alla natura
Una fattoria con lama, mucche, maialini thailandesi e annessa scuola di cani da slitta a pochi chilometri dal lago di Molveno (TN); un’azienda agricola circondata da trenta arnie, un oliveto, un orto biologico e uno sinergico nella Valle di Sori (GE). E ancora: un casolare panoramico in pietra ristrutturato per attività di agriturismo e ristorazione nel Molisano. Sono solo alcune delle realtà dove quest’anno potreste trascorrere le vacanze estive.
A proporle è il sito www.wwoof.it (dall’inglese World wide opportunities on organic farms), lanciato da un’organizzazione che mette in contatto fattorie biologiche con viaggiatori disposti a lavorarci in cambio di vitto e alloggio. Ma non si tratta di un semplice do ut des, piuttosto di un «rapporto associativo», uno scambio in grado di arricchire entrambe le parti. Ne è convinto Claudio Pozzi che da quando presiede Wwoof Italia ha registrato un aumento di utenti annuo pari al 10 per cento. Oggi l’organizzazione vanta una rete di 730 realtà ospitanti e 5 mila 500 viaggiatori da tutto il mondo (il 40 per cento dei quali dall’Italia). «Optano per la vacanza-lavoro decisi a sperimentare stili di vita diversi, a calarsi nella quotidianità di famiglie e aziende che hanno fatto una vera e propria scelta di vita» precisa Pozzi. A fronte di una minima quota associativa (35 euro all’anno), la permanenza può durare dalle due settimane a un periodo illimitato. A contatto con la natura, tra i monti e le colline, in mezzo ai campi e agli animali, molti giovani neodiplomati, uomini e donne di mezza età, ma anche qualche ottantenne, imparano a coltivare l’orto e a raccogliere il fieno, ad allevare gli animali e a produrre il formaggio. Immersi in una dinamica di relazione e scambio, si «rigenerano» e si formano.
«Tant’è che a volte il wwoofer (cioè l’utente volontario di Wwoof) prolunga la sua vacanza-lavoro in altre aziende agricole, salvo poi aprirne una propria» aggiunge Pozzi. Eccezioni a parte, tuttavia, «Wwoof non rappresenta un rimedio alla disoccupazione. Piuttosto crea “cittadini consapevoli” di che cosa sia la stagionalità, di cosa significhi produrre cibo ed energia». Anche per questo, per entrare nel «clan» non servono curriculum o raccomandazioni: «La vita dei campi richiede solo tanta motivazione: l’attività agricola, infatti, non è così idilliaca come si potrebbe pensare» conclude il presidente di Wwoof Italia.
Se soggiornare in una fattoria biologica non vi stuzzica, ma non intendete rinunciare a un tête a tête con la natura per la vostra vacanza-lavoro, non demordete: ci sono alternative valide, magari caratterizzate da forti valenze spirituali. La comunità religiosa del monastero di Bose (BI), per esempio, da giugno a ottobre ospita gratuitamente gruppi di giovani secondo un canovaccio ben stabilito. Al mattino: lavoro in orto, raccolta della frutta e pulizia del bosco. Al pomeriggio: incontro di riflessione biblica, di confronto e discussione. Anche in questo caso, al candidato è richiesta solo tanta motivazione, abbinata a una Bibbia, un sacco a pelo, qualche asciugamano, scarponi e guanti da lavoro.
Meno introspettiva ma altrettanto allettante è la proposta «Progetto bosco» dell’associazione Oikos: una settimana alla scoperta della foresta in Austria, Svizzera o in Liechtenstein. Sveglia alle sei del mattino, colazione abbondante in rifugio e poi via con le escursioni tra abeti e larici per costruire sentieri, recinzioni e aree di compensazione. Dalle Alpi fino al Mar Tirreno, se per voi non c’è vacanza migliore di quella ritmata dal fragore delle onde, forse dovreste considerare il progetto dell’Associazione Pro-Loco di Ponza «Un volontario per amico 2015». Ogni settimana e fino a ottobre (agosto escluso), l’isola laziale ospita a costo zero quattro turisti a fronte di un servizio di pulizia di spiagge, strade, sentieri e siti archeologici. Il lavoro inizia all’alba, ma dura poco più di sei ore; e nei ritagli di tempo il volontario può godersi la spiaggia come un turista qualunque.
A caccia di mestieri
Archiviati pollici verdi e scenari bucolici, ci sono molti altri modi per sperimentare una vacanza-lavoro. Che ne direste di un bel viaggetto a Taormina ospiti di uno chef che vi chiede in cambio una mano al bancone della sua osteria tipica, con tanto di giardino estivo e wine bar? E se invece la meta fosse una capitale? Magari Madrid o Parigi, da dove fioccano le offerte di soggiorno gratuito in casa privata a fronte di qualche lavoretto domestico (ad esempio, la tinteggiatura o la pulizia delle camere)… Nel campo il sito www.helpx.net è una miniera di opportunità a tutte le latitudini. Simile diffusione vanta il portale www.aupair.com che permette ai giovani di tutto il mondo di vivere con una famiglia in un Paese estero, proponendosi in cambio come babysitter o assistente per anziani.
Senza andare tanto lontano, poi, per monitorare le offerte di lavoro stagionale con vitto e alloggio inclusi nel pacchetto basta dare un’occhiata al sito www.progettogiovani.org. Scoprirete che nei mesi clou di luglio e agosto pizzaioli e lavapiatti, hostess, animatori, istruttori sportivi e baristi sono merce molto preziosa e ricercata da privati e agenzie in località di villeggiatura come Lignano Sabbiadoro (UD), Caorle o Bibione (VE) e Lazise sul Garda (VR). Lo stesso vale per cuochi e camerieri, colf e bambinaie, specie nelle case di chi progetta a sua volta una vacanza e nei rifugi trentini in Val di Fiemme, Valsugana, Val di Non e Val di Fassa. Qui, oltre al vitto e all’alloggio, potreste ottenere anche un mini stipendio.
In vista delle vacanze imminenti anche Caritas si dà da fare: la sede di Bolzano, ad esempio, cerca volontari che, in cambio di un letto, tre pasti giornalieri e un modesto rimborso, si trasferiscano nelle sue due strutture per ferie a Duna Verde (VE) – Villa Oasis e il villaggio vacanze per bambini – per assistere gli ospiti, pulire i locali e aiutare in cucina (info: ferien@caritas.bz.it).
Agli amanti dell’ordine e della pulizia si rivolge anche il portale www.mindmyhouse.com che mette in rete oltre 1.300 proprietari di case nel mondo con una comunità di aspiranti vacanzieri disposti a curare l’abitazione e gli animali di chi li ospiterà a costo zero. Per proporsi come governanti e dogsitter è sufficiente registrarsi sul sito, pagare una quota annuale di 16 euro e iniziare la ricerca...
Nel caso, infine, in cui il lavoro fisico non faccia proprio per voi e la capacità di adattamento sia un tallone d’Achille, resta sempre un asso nella manica per viaggiare-lavorare risparmiando e divertendosi. Si chiama hotel tester quella figura ricercata dal sito www.trivago.it per testare, appunto, in incognito gli alberghi recensiti sul portale. In pratica questa «cavia», dopo essersi registrata on line, aver prenotato l’hotel (da una lista di nomi, luoghi e date preselezionati) e averci soggiornato, compila due questionari di valutazione e li invia allo staff di Trivago. In questo modo il tester si aggiudica un rimborso spese dai 30 agli 80 euro per notte. Certo, non sarà stata una vacanza-lavoro a costo zero, ma almeno il viaggiatore si sarà divertito a dispensare voti. E, nel mentre, avrà fatto pure una buona azione: chiarire le idee a tutti gli altri viaggiatori che il prossimo anno, di nuovo alle prese con la solita ricerca della vacanza perfetta e dell’hotel ideale, non sapranno che pesci pigliare.
Campi-lavoro, solidarietà in viaggio
Non sono dei veri e propri lavori, ma neppure autentiche vacanze. Per aderirvi bisogna quasi sempre sborsare denaro, macinare molti chilometri e investire un mare di energie. Ma il gioco vale la candela. Perché nella peggiore delle ipotesi avrete comunque contribuito al bene del prossimo, del pianeta o di entrambi. Ecco perché i campi di volontariato rappresentano una buona opportunità per trascorrere un’estate indimenticabile. Specie in questo 2015, anno europeo dello sviluppo e della cooperazione internazionale.
Campi-lavoro all’insegna della solidarietà, della pace, in difesa dei diritti umani e dell’ecologia… Da giugno a settembre le alternative sono disparate e abbracciano un po’ tutto il globo. Tra le organizzazioni più attive si distinguono Youth Action for Peace Italia (YAP) – ente che recluta volontari a tutte le età, teenager compresi –, Volontariato internazionale per lo sviluppo (VIS) – una Ong ispirata ai principi di don Bosco e rivolta principalmente ai Paesi del Terzo Mondo – e World education program (WEP), organizzazione internazionale che promuove scambi culturali educativi e linguistici nel mondo.
Con lo slogan «Volontari si diventa» l’associazione IBO Italia propone settimane in Europa a 160 euro, quota che lievita a circa 210 più un minimo contributo spese di vitto e alloggio in altri Paesi come l’India, l’Africa e il Perù. Navigando sul sito www.iboitalia.org potrete decidere se recarvi a Montecalvo Irpino (AV), sull’appennino campano, per il recupero del vecchio borgo di Trappeto; se risalire il Cammino di Santiago, partendo dal villaggio di Quiroga (Spagna), per la manutenzione della segnaletica; oppure se atterrare nel cuore del Madagascar ad animare i giovani ospiti della casa famiglia Iriko ny mijery lanitra di Fianarantsoa.
Un’altra realtà che vanta grande esperienza nell’organizzazione di campi-lavoro è Lunaria, attiva dal 1992 e legata, come molte altre, al circuito internazionale Alliance of european voluntary service organisations (una rete che conta oltre 20 mila volontari e 2 mila progetti nel mondo). «Se quattro anni fa circa trecento dei nostri volontari partivano ogni anno per work-camps, oggi siamo a quota cinquecento – spiega Marcello Mariuzzo, coordinatore dei programmi internazionali di Lunaria –. Destinazione: Austria, Bolivia, Repubblica Ceca, Mongolia, Giappone, Turchia, Uganda… Da quest’anno pure Cina e Filippine: a Manila stiamo organizzando un festival delle periferie per i più piccoli. In generale non ci occupiamo di emergenze umanitarie: i nostri progetti mirano alla riqualificazione urbana, di parrocchie e di centri sociali. Non pretendiamo di salvare il mondo, ma di contribuire al benessere della comunità». Iscrizioni aperte dunque ai giovani under 30, ma anche a candidati senior in età da pensione e a famiglie intere: un campo-lavoro Lunaria dura da una a quattro settimane e costa fino a 250 euro. Ma il prezzo della vacanza può lievitare non poco, perché le spese di viaggio sono a carico del volontario. Se dunque i chilometri da percorrere (e l’acquisto del biglietto aereo) vi spaventano, potete sempre iniziare dall’Italia. Una proposta per tutte? «E!state liberi», l’iniziativa di campi estivi promossa da Libera, che prevede una vacanza all’insegna del lavoro agricolo su terre e beni confiscati alla mafia. Per diffondere il valore della legalità e della giustizia sociale, favorendo nel contempo uno scambio interculturale.