Quando tocca a noi perdonare

L’amore che perdona i nemici è il nocciolo della vita cristiana, l’unico amore in grado di vincere il male che c’è nel mondo e di liberare gli uomini dal peccato. Questo amore esteso a tutti gli uomini rivela l’essenza di Dio.
10 Novembre 2000 | di

L

etizia.
È la notte di capodanno. Nella chiesa di un paese della Calabria si sta svolgendo la veglia funebre per l'ennesima vittima della - ndrangheta. Letizia, la giovane figlia della vittima, sale all'ambone per la preghiera. Nella chiesa c'è un silenzio di tomba... Con la voce rotta dal pianto, Letizia mormora: «Ti prego, Signore, per gli uccisori di mio padre. Dopo avermelo ucciso, hanno distrutto anche l'onore e i miei affetti più cari. Io li perdono, ma tu, Signore, cambia il loro cuore e tieni lontano da me ogni sentimento di odio».
Walter
è uscito dal carcere dopo aver scontato una lunga pena per furto. Nonostante il ravvedimento, la pena più dura la deve scontare adesso, che tutti lo evitano e non gli danno più fiducia. Egli si sente «inchiodato» dalla gente, cristiani compresi, nel suo errore e non riesce a ricostruirsi una vita.
Rossella se ne è andata anche dal coro parrocchiale e la domenica non viene neppure a messa. Quando incontra i vecchi amici della parrocchia, sembra che non li conosca più; anzi qualcuno l'ha sentita ridere alle loro spalle, nel cerchio di nuove amicizie poco raccomandabili. Alcuni amici della parrocchia hanno deciso: non merita più il saluto; si è condannata con le sue proprie mani!
 

Tre casi,

tre situazioni che ci interpellano, anzi, ci mettono in crisi. Perdonare, come ha fatto Letizia, non è facile...
- Come reagiamo di fronte a coloro che ci hanno fatto un torto grave? Perdonare significa dare fiducia a chi ha sbagliato.
- Come ci comportiamo di fronte a persone che hanno sbagliato come Walter?
- Mantenere la porta aperta a persone che se ne sono andate sbattendola, domanda molta pazienza. Qual è il nostro atteggiamento di fronte a persone che si comportano come Rossella?

«Padre, perdonali...». Le nostre reazioni di fronte a chi ci ha fatto del male o ha tradito la nostra amicizia o ha compiuto un delitto le conosciamo. Ma conosciamo le reazioni ... di Dio, nostro Padre?
Gesù ci ha rivelato i criteri di agire di Dio di fronte ai malvagi: «Fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,45). Ce li ha rivelati soprattutto sulla croce:

«Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
Gesù ci mostra il volto di un Dio che ama per primo, ancora quando noi siamo suoi nemici, come ci ricorda l'apostolo Paolo: «Mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi nel tempo stabilito& Dio dimostra il suo amore verso di noi, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi» (Rm 5,6.8).
Attraverso questo amore per noi, Dio ci manifesta anche chi siamo noi per lui: infinitamente amati, anche se nemici, maldicenti, rinnegatori, violenti, ladri... Proprio verso ciascuno di noi peccatori egli riversa il suo amore e ci «grazia» con la sua misericordia, al punto da renderci suoi figli.
Dio manifesta la sua perfezione attraverso il suo amore incondizionato e gratuito, che è fedeltà , non violenza, accoglienza di coloro che - secondo la logica umana - non lo meritano, perché coltivano nel cuore cattiveria e violenza. È questa la logica dell'agire di Dio.
«Siate misericordiosi... ». E noi, quale criterio dobbiamo adottare di fronte a chi ci fa del male? Dal momento che tutti sono amati da Dio, come suoi figli, anche noi dobbiamo amare tutti come fratelli. Ciò che Gesù ha fatto per noi, diventa per noi un imperativo. Il suo volto di Figlio deve diventare il nostro volto. Il modo di amare di Dio deve diventare in nostro modo di amare. Ce lo dice espressamente Gesù: «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro» (Lc 6,36).
L'amore di misericordia verso i nemici, estranei e diversi, è il nocciolo della vita cristiana: noi riproduciamo i tratti caratteristici dell'amore benigno e misericordioso di Dio attraverso l'amore dei nemici. Il perdono è il segno distintivo dei figli di Dio e della nuova «giustizia» che Gesù Cristo è venuto ad inaugurare; esso è l'unico amore in grado di vincere il male che c'è nel mondo e di liberare gli uomini dalla violenza. Per questo non ci devono essere limiti al perdono. «Quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me: fino a sette volte?», chiese Pietro a Gesù. «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette» (Mt 18, 21-22). Il perdono è anche la condizione essenziale per entrare nel regno dei cieli. Ce lo ricorda Gesù stesso nella preghiera che ci ha insegnato: «Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori».
Il catechismo degli adulti riassume il precetto dell'amore misericordioso con queste parole: «Il cristiano non ricorre mai alla violenza, a meno che non vi sia costretto per necessità  di legittima difesa. Non la considera una via praticabile per sradicare il male e costruire la giustizia. Non se ne serve neppure per reagire a una violenza subita: perdona le offese, anzi ama i nemici cos' come sono, accetta di convivere con loro, esponendosi ad ulteriori rischi, sperando nella loro conversione. Resiste con forza al male, ma in modo diverso, cercando di vincere il male con il bene» (CdA 1025).


   
   
CHIEDIAMOCI...      

- Chiediamoci se il fondamento del nostro vivere quotidiano è l'agire stesso di Dio, quell'agire che si è manifestato nell'umanità  di Gesù Cristo: nella sua accoglienza per i peccatori, nella fiducia data a chi ha sbagliato, nel perdono dato ai nemici sulla croce...
- Chiediamoci quale immagine di Chiesa offriamo al mondo. Non offriamo una buona «immagine», se non siamo capaci di imitare l'«amnesia» del Signore, il quale, una volta che ha perdonato il peccatore, lo fa diventare creatura nuova, senza più l'handicap delle pregiudiziali antiche.
- Chiediamoci anche come guardiamo coloro che se ne sono andati dalla comunità  ecclesiale. Chi se ne è andato dal nostro gruppo, dalla nostra comunità  ecclesiale deve diventare oggetto di premure e non motivo di irreversibile condanna; deve essere destinatario di preghiere e non oggetto di biasimo; deve poter trovare in ogni circostanza una porta socchiusa per la gioia di possibili ritorni e non un muro su cui scrivere verdetti senza appello.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017