A quando un’Europa dei popoli?

Anche se da alcuni contestata, la Carta dei diritti promulgata alla Conferenza di Nizza costituisce un passo avanti nella formazione dell’Europa dei popoli. Ma a che punto siamo del cammino? Che cosa ci aspetta in un prossimo futuro.
05 Aprile 2001 | di
   
   
        Anche se da alcuni contestata, la Carta dei diritti promulgata alla Conferenza di Nizza costituisce un passo avanti nella formazione dell' Europa dei popoli. Ma a che punto siamo del cammino? Che cosa ci aspetta in un prossimo futuro.

A

nche nel caso della «mucca pazza» si è avvertita la necessità  di un' autorità  sovranazionale che intervenisse a difesa del cittadino-consumatore europeo al di sopra degli interessi corporativi o di una singola nazione. L' Unione europea è intervenuta, mediando e poi decidendo, ma ancor meglio e più rapidamente avrebbe potuto fare, se già  esistesse quella Agenzia alimentare europea la cui realizzazione sarà  probabilmente accelerata anche dal caso «mucca pazza» e che vedrà , quindi, la luce entro la fine di quest' anno. Parma è una delle città  candidate ad ospitarla. L' agenzia alimentare, era uno dei nuovi organismi discussi alla Conferenza intergovernativa di Nizza, che aveva chiuso l' anno scorso (7-11 dicembre 2000).
Di Nizza molti ricorderanno le immagini delle contestazioni del cosiddetto «popolo di Seattle», con i giovani dei centri sociali italiani bloccati alla frontiera di Ventimiglia, anche se, in contemporanea, si svolgevano più ampie manifestazioni di consenso critico o di sollecitazione da parte del popolo europeo: federalisti, sindacati, movimenti politici giovanili. Ma Nizza passerà  sicuramente alla storia per la proclamazione della Carta dei diritti fondamentali dell' Unione europea.

Alcune novità . Scritta da una convenzione di 62 persone (parlamentari europei scelti per le competenze), prevede la possibilità  per movimenti e organizzazioni di inviare suggerimenti e indicazioni, dieci mesi di lavoro condensati in sette smilzi capitoletti. La Carta non «inventa» nuovi diritti, ma mette in evidenza i principi più vitali già  esistenti a livello dell' Unione europea, e così finisce per innovare rispetto alle Carte costituzionali che l' hanno preceduta. Elenchiamo una piccola lista delle novità : fra i «diritti personali» si aggiungono, a quelli fondamentali della tradizione democratica europea, anche il «diritto a una buona amministrazione», alla «protezione dei dati personali» (privacy), si specificano i «diritti del bambino» e anche quelli degli «anziani» (diritto a una vita dignitosa e indipendente). Viene «limitata la clonazione ai soli scopi terapeutici». Viene ribadita l' «abolizione totale della pena di morte», che è una delle conquiste più recenti della nostra Europa, e di cui l' Europa si è fatta portatrice in tutto il mondo.
Anche fra i diritti politici e sociali non mancano le novità . C' è, ovviamente, la conferma per il cittadino europeo a votare nelle elezioni amministrative ovunque abbia fissato la sua residenza. I lavoratori vedono riconosciuto il diritto a essere informati e consultati nell' impresa dove lavorano, all' accesso a una formazione professionale continua (per non essere spinti ai margini dalla «rivoluzione informatica»), alla tutela contro ogni forma di licenziamento ingiustificato (questa è una conquista travasata dal nostro Statuto dei lavoratori).
Aggiungiamo, fra i diritti sociali più generali, quello all' obiezione di coscienza e al rispetto delle diversità  culturali, religiose, linguistiche (e come potrebbe un' Europa multinazionale non riconoscere e sostenere la prospettiva di una società  multiculturale, pur nella salvaguardia delle identità  originarie?).

Dimenticati i principi cristiani . Dio non ha bisogno di una citazione in più o in meno, ma è davvero curioso che nel preambolo della Carta non si ricordi come i diritti umani e civili hanno a fondamento i principi del cristianesimo, nella nostra Europa (oltre, naturalmente, i principi laici di libertà ). È questa l' omissione più significativa, da molti rimarcata e criticata - anche dal presidente della Commissione europea, Romano Prodi - . Non è clericalismo riconoscere un fondamento storico innegabile, anche per chi non è credente (ricordate la famosa frase di Benedetto Croce?). In questo caso, si deve parlare di inconscia auto-censura da parte della maggioranza dei «padri della convenzione».
Altre critiche, su altri punti, sono venute dalle femministe, e dai sindacati che, come abbiamo visto, non si possono lamentare per l' ulteriore estensione dei diritti dei lavoratori, ma che li avrebbero voluti ancora più vincolanti.
Vincolante la Carta non lo è affatto, perché non è prevalsa la richiesta dei governi italiano e tedesco (come sempre all' avanguardia dell' europeismo, e non a caso, trattandosi dei due paesi che hanno conosciuto la dittatura nazionalista-fascista in una loro fase storica) di inserirla nei trattati. E c' è voluta fatica, anche così, ad avere il voto favorevole del delegato britannico.
Cosa resta dunque, un semplice pezzo di carta?
Quando si tratta di «tavole dei diritti» si è già  visto nella storia che hanno camminato ben aldilà  del loro «braccio istituzionale», per la sola e pura forza delle idee. Ma Romano Prodi ha garantito che il parlamento e la Commissione europea cercheranno di metterle in pratica, calarle nella realtà , passo dopo passo, come se si trattasse di una vera e propria «proposta di costituzione», di fondamento essenziale cui ispirarsi ogni giorno e per ogni nuova realizzazione.

La gente ha capito? La Carta, dunque resta, anche se la Conferenza intergovernativa di Nizza, troppo influenzata dai singoli governi nazionali (la grandeur francese e l' idea gollista di un' Europa delle nazioni e non dei popoli che fanno sempre capolino, l' Inghilterra che rimane in costante e non creativo bilico mezzo dentro - mezzo fuori) ha deluso molti. Dice Romano Prodi: «Forse neppure noi abbiamo capito come si è concluso il vertice. Figurarsi la gente comune, in giro per l' Europa».
Prodi ha ripreso l' idea di una Convenzione, simile a quella che ha elaborato la Carta, per dare nuovo fiato all' Europa. Una «strategia di coinvolgimento globale» (non solo le istituzioni ma anche i cittadini, ai quali la Carta è indirizzata e ai quali parla) anche se il cammino sarà  poi quello tradizionale dell' Europa comunitaria, step by step, passo (o passetto) dopo passo. Concluso il primo ciclo di cinquant' anni di vita delle comunità , Prodi vuole avviare un ambizioso dibattito di rifondazione e rilancio. Altrimenti si rischia di impantanarsi nell' intrico delle decine di migliaia di direttive e di limitarsi all' amministrazione corrente. .


   
   
  VERSO LA GRANDE EUROPA      

A            lle elezioni europee del giugno 2004 voteranno i cittadini di 20 o 21 paesi: ai 15 si saranno, infatti, aggiunti altri 5 o 6 (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovenia, Estonia e probabilmente anche Cipro, l' isola divisa fra greci e turchi). È la prima tappa per arrivare all' Europa dei 27, 28 (con l' adesione di altri paesi dell' Est più       Malta e, forse, la Turchia, se i suoi livelli di democrazia e rispetto della minoranza curda saranno giudicati accettabili). Quello che è già  il più grande mercato di consumatori del mondo, con i suoi attuali 375  milioni, salirà  a 470 milioni.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017