Quei bambini dai capelli bianchi

Il 2 ottobre, giorno degli Angeli Custodi, ricorre la festa dei nonni. Un’occasione per ricordare questa presenza, discreta ma preziosa, amata dai piccoli e, sempre più spesso, indispensabile per i grandi.
25 Settembre 2008 | di

Il due ottobre, nel giorno degli Angeli Custodi, l’Italia festeggia tutti i suoi nonni, ben quattordici milioni. Lo ha stabilito la commissione Affari costituzionali della Camera con una legge, approvata all’unanimità dal Senato, che ha riconosciuto la grande importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società. I nonni italiani, inoltre, possono vantare un primato: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, infatti, sono i nonni più longevi. Perciò, come ha di recente sottolineato il demografo Massimo Livi Bacci, «moltiplicano straordinariamente le occasioni di interazione con i propri nipoti, diventando canali normali (e non eccezionali come in passato) di trasmissione di affetto, valori, cultura, e risorse». E se chiedete a un bambino con chi preferisce giocare mentre i genitori sono al lavoro, state pur certi che – lo dice una recente statistica – al primo posto ci sono i nonni con il 34 per cento delle preferenze.

Bambini e anziani hanno molto in comune. A entrambi, infatti, appartiene l’innocenza dello sguardo sulla vita e sulle cose. Se nei primi questo sguardo innocente nasce per la meraviglia con la quale cominciano a muovere i primi passi nel mondo, nei secondi arriva per la meraviglia di averlo attraversato e di rappresentare, ora, il limite positivo della vita. Sarà per questo sguardo comune e così speciale che nonni e bambini sanno incontrarsi in un angolo di mondo incantato, che a molti adulti è precluso. Un mondo in cui è possibile raccontarsi e raccontare la vita che, in fondo, è una grande storia.
Invecchiando la memoria fa cilecca: alcuni ricordi sfuggono per sempre, altri si assottigliano per fare posto alla saggezza. I nonni sono bianchi, saggi, ricchi di acciacchi e di tempo: poco da vivere, ma molto da condividere. E se il tempo fosse un contenitore, probabilmente quello dei nonni sarebbe pieno di storie da raccontare, di caramelle da regalare, di abbracci e sorrisi da spendere, di malinconie e di gioie, di tristezze, di solitudini, ma anche di felicità da moltiplicare.


Nonni a «banda larga»

I nonni sono depositari della memoria del passato. Della trasmissione di conoscenze e di esperienze ma anche di storie e credenze.
Ma è davvero così importante raccontare? «G.K. Chesterton ha confessato che le fiabe ascoltate nell’infanzia gli hanno consegnato “un certo modo di considerare la vita (…) poi pacificamente ratificato dai fatti”» attacca la dottoressa Patrizia Sbaraini, esperta di sostegno alla genitorialità presso il consultorio diocesano di Brescia. «Ecco perché – continua – è importante raccontare fiabe e non di meno la propria vita vissuta. I nonni, attraverso le storie, introducono i bambini all’idea di un tempo che “è stato” e, insieme, a quella della continuità della vita e del legame fra generazioni. Il nonno che racconta “come si faceva” trasmette la sua saggezza e può destare nel bambino la meraviglia e l’incanto del bello che, attraverso un’iniziazione simbolica, lo aiutano a crescere. I racconti narrano di profonde verità sulla vita e sull’uomo a cui difficilmente il bambino può accedere se non nell’esclusivo rapporto con i genitori (quando ne hanno il tempo?!). Un dono grande che i nonni potrebbero fare a se stessi, ai nipoti e alle generazioni a venire è la narrazione scritta dei loro ricordi e delle fiabe che più hanno amato».

Eppure anche la figura dei nonni ha seguito i mutamenti della società. «I profondi cambiamenti culturali avvenuti all’interno della società occidentale, e quindi anche all’interno della famiglia – spiega ancora Patrizia Sbaraini –, hanno necessariamente cambiato il ruolo del nonno. Fino a trent’anni fa i nonni erano pochi rispetto ai nipoti, oggi sono spesso più numerosi dei figli dei loro figli, soprattutto nelle famiglie ricomposte. Nonostante ci sia poca consapevolezza, in famiglia essi possono essere figure importanti dal punto di vista affettivo ed educativo. In passato vivevano quasi sempre con i figli, erano trattati con grande rispetto e tenuti in grande considerazione. Erano di fatto la “memoria della famiglia”, le radici a cui le nuove generazioni potevano attingere valori, consigli ed esempio».
Poco a che fare con tanti nonni che capita oggi di incontrare: autonomi, spesso slegati da vincoli familiari, ricchi di hobby e con una vita sociale piena.

«In effetti i nonni moderni sono molto autonomi, sembrano meno vecchi, ma vivono spesso soli e quindi i rapporti con i nipoti in molti casi non sono frequenti – riprende Sbaraini –. Nella nostra cultura contemporanea così complessa l’essere nonnoola “nonnità” (come qualche studioso del settore l’ha definita) chiede una nuova definizione di ruoli e di competenze, impensabile fino a trent’anni fa. Direi che oggi possiamo parlare di nonni “a banda larga” (per parafrasare la definizione dei giovani citati dal Rapporto Jard) perché il ruolo di nonno viene vissuto in modo diverso in base alle caratteristiche individuali di ogni persona. Ci sono nonni felici di esserlo, pienamente consapevoli di poter essere ancora utili a sé e agli altri e nonni che faticano ad accettare tale condizione: alcuni, ripiegandosi su se stessi, vivono una grande sofferenza, altri avanzano solo pretese affettive verso figli e nipoti. Tra questi due estremi ci sono tanti altri nonni che cercano un equilibrio. Nonni non si nasce, ma si diventa– conclude l’esperta –. La “nonnità” non s’improvvisa, ma è frutto di un impegno continuo che pone al centro il valore della persona umana e promuove l’apertura verso gli altri».


Un nonno speciale: Giorgio Reali

Giorgio Reali, nonno di Helga (due anni), è un nonno particolare: «giocologo», inventore di giochi, è il fondatore dell’Accademia del Gioco Dimenticato (Milano, via Procaccini, 4 tel. 328 9065684. Internet: www.giocodimenticato.it). Nella vita ha fatto tanti lavori tra cui l’arbitro nelle gare di braccio di ferro. E proprio svolgendo questo mestiere, che lo portava in giro per l’Italia, ha cominciato a raccogliere in forma scritta (e poi a trasformare, con Niccolò Barbieri, in un libro: Il Giardino dei giochi dimenticati, ed. Salani, 35 mila copie vendute) i giochi tradizionali, quelli fatti coi tappi di sughero, con le biglie o altri oggetti di uso comune che, ormai surclassati dai moderni giocattoli tecnologici, erano rimasti vivi solo nella memoria degli anziani. «Ho sempre avuto uno speciale rispetto per le persone anziane – afferma Reali – e sono convinto che la drammatica caduta di valori nella società d’oggi sia in parte dovuta all’assenza totale di attenzione nei loro confronti. A Milano coordino un gruppo di nonni che si rendono disponibili per “portare” i giochi nelle scuole e nei parchi».

Mentre parla, Giorgio Reali sprizza energia ed entusiasmo come un bambino. «Per i nonni – continua – è un’occasione di gioia, così come lo sarebbe, per esempio, un “gemellaggio culturale” tra Comuni che organizzano vacanze al mare per gli anziani: perché nei luoghi di vacanza, soprattutto quelli frequentati da famiglie, non proporre un incontro in biblioteca nel corso del quale qualche nonno racconta le leggende del suo paese o propone giochi ai bambini? Sarebbe motivo di soddisfazione per i nonni e un’occasione di comunicazione “attiva” con il territorio. Sono sogni, ma… chissà!».
Negli ultimi anni l’Accademia ha promosso diverse iniziative tra cui «Nonno Rullo»: una pergamena nella quale i bambini di un paese o un quartiere intervistano alcuni nonni e disegnano nel «rullo» la loro storia che resterà così patrimonio di memoria per il futuro. «Credo – conclude Reali – che un bambino creativo sia la speranza per un mondo di pace e bellezza, e che un bambino “attento” ai vecchi troverà sempre la forza di superare ogni difficoltà e riuscirà a realizzare i propri sogni».



Zoom. Il magico mondo dei nonni

«Da Cappuccetto rosso in poi, i nonni hanno sempre fatto parte delle fiabe, sono sempre stati abbinati ai bambini e inseriti insieme a loro nel mondo magico della narrazione fantastica del focolare nelle ore che precedono la notte, il sonno e i sogni» sottolinea il professor Gigi Paladin, esperto di letteratura per l’infanzia e docente di psicologia sociale.
Le opere in cui sono rappresentati i nonni non sono moltissime, ma di elevata qualità. All’interno della moderna letteratura per bambini e ragazzi osserviamo la presenza di una figura nuova, meno stereotipata, e per molti aspetti vicina alle trasformazioni socialidegli ultimi anni, ma ugualmente capace di raccontare. Un esempio èLa riparazione del nonno di Stefano Benni: Nonno Telemaco ha 87 anni, due soli pollici, ma nulla da invidiare alla televisione; racconta «a razzo», inventa storie perfino a puntate. Finché una sera, colpito da un fulmine, gli si fondono i circuiti narrativi.
«Dai libri per bambini e ragazzi scritti negli ultimi decenni – continua Paladin – emerge un nonno con caratteristiche inaspettate: non va a letto presto, è sempre in giro, viaggia, è attivo, mantiene una grande voglia di scoprire. Mangia di tutto, non solo la minestrina. Sa organizzarsi, non è mai rimbambito, spesso anticonvenzionale rispetto ai genitori».

Attraverso la fragilità dei nonni i bambini scoprono la bellezza della vita: in Facciamo che eravamo di Silvia Roncaglia il nonno perde la memoria, ma il nipote continua a giocare con lui al «facciamo che eravamo» (pirati, cavalieri ecc…) recuperando il rapporto in una nuova dimensione fantastica. «Certamente – sottolinea ancora Paladin – i nonni trovano le parole per raccontare la vita (come in L’Africa, piccolo Chaka... di Marie Sellier) o per condividere momenti importanti (come in
La fabbrica di cioccolato, di Roald Dahl) e preparare i nipoti anche alla loro definitiva partenza».
Il tema della morte, infatti, è affrontato in maniera sapiente in libri come Le streghe di Roald Dahl, in cui il tema prende l’aspetto di un forte legame, più che di un distacco. Il romanzo non termina con la morte della nonna, ma entrambi i protagonisti fanno i conti con la morte: dopo la vittoria sulle streghe, il bambino trasformato in topo e la nonna contano gli anni da rubare alla morte, o meglio gli anni da «vivere con qualcuno che ti ama... Quanti anni hai nonna? – Ottantasei. – E vivrai per altri nove anni? – Credo di sì, con un po’ di fortuna. – Devi farcela perché fra otto, nove anni io sarò un topo vecchissimo, così moriremo insieme. Sarebbe perfetto». O, come accade in Mattia e il nonno di Roberto Piumini, il nonno diventa sempre più piccolo fino al punto in cui entra dentro il nipote e dice: «Un bambino è un bel posto per vivere».


Zoom. Così nei libri...

«...Ia adoravo (devo confessare che a volte mi sembrava di voler più bene a lei che alla mamma)... era una narratrice bravissima e le sue storie mi piacevano immensamente, ma rimasi incantato solo quando cominciò a parlare delle streghe... Troneggiava maestosa nella poltrona, riempiendola tutta e neppure un minuscolo topino sarebbe riuscito a trovare posto accanto a lei».

Le streghe di Roald Dahl, ed. Salani


«Il nostro nonno Telemaco, un robusto esemplare di 87 anni, era uno straordinario narratore da camino, e venivano da ogni dove per ascoltarlo... Il venerdì c’era la serata a luci rosse, racconti piccanti e maialate locali, il sabato c’era il racconto di guerra. Ma io preferivo la domenica, perché quella sera nonno Telemaco beveva il doppio, gli partiva una gran chiacchiera e i programmi duravano fino alle tre di notte».

La riparazione del nonnodiStefano Benni, ed. Orecchio Acerbo


«Papa Dembo è grande come il baobab e più saggio dei marabut. Papa Dembo è mio nonno, racconta le storie meglio di chiunque altro. – Dimmi, Papa Dembo, dimmi di che colore è l’Africa? – L’Africa, piccolo Chaka? L’Africa è nera come la mia pelle, è rossa come la terra, è bianca come la luce di mezzogiorno, è blu come l’ombra della sera, è gialla come il grande fiume, è verde come la foglia della palma».

L’Africa, piccolo Chaka... di Marie Sellier, ed. L’Ippocampo


«Il nonno Joe era come tutte le persone molto anziane debole e delicato e per tutta la giornata parlava poco. Ma quando la sera il suo adorato nipotino Charlie entrava nella stanza, come per miracolo sembrava tornare di nuovo giovane. Tutta la sua stanchezza svaniva e diventava arzillo e vivace come un giovanotto».

La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, ed. Salani


«Le notizie volano, le notizie volano!… “Peccato che volino via anche dalla mia testa!” ha sospirato nonno Aldo toccandosi la pelata. Allora io gli ho dato un bacio, proprio in mezzo alla “piazza”, come lui chiama la sua pelata, e gli ho detto: “Ecco, guarito!”. Come faceva lui quando avevo la febbre, e giurava che un suo bacio aveva il potere di mandarla via».

Facciamo che eravamo di Silvia Roncaglia, ed. San Paolo
 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017