Quei piccoli mostri sono i nostri figli
Tutti si chiedono che cosa stia avvenendo ai nostri ragazzi. Per la prima volta, in forma diffusa nel nostro Paese, gli adulti si rendono conto che le cose non vanno. I nostri figli si dimostrano aggressivi, trasgressivi, violenti e cinici oltre ogni immaginazione. Al di là dell’onda di allarme, forse è arrivato il momento di chiedersi se e come stia cambiando il volto dei nostri minorenni. Lasciando da parte le drammatizzazioni, è certamente utile riflettere sul fenomeno chiamato «bullismo».
Si potrebbe rispondere che nei confronti del passato nulla è cambiato, ma anche che tutto è cambiato.
L’adolescenza, per definizione, è un’età piena di incertezza, di ribellione, di trasgressione. Il «piccolo animale» si affaccia alla vita e, in qualche modo, tenta strade diverse da quelle sperimentate nella fanciullezza. Vuole diventare adulto e quindi saggia le ipotesi. Lo fa con irruenza, esagerando i toni, rifiutando consigli e guida. Anche per i nostri ragazzi si ripete il rito della sfida al mondo degli adulti, come d’altronde per il passato: contro i genitori (rispondono male, sono disobbedienti), contro le buone regole (si vestono pazzamente, si pittano capelli, si fregiano di piercing e di tatuaggi), contro gli educatori (non credono a nulla, sfidano i luoghi comuni, sono anarchici).
Si potrebbe dunque rispondere, a prima vista, che forse è cambiata la «quantità» della trasgressione, ma non la qualità. Chiunque, oggi adulto, può ricordare le proprie trasgressioni. Si potrebbe aggiungere che sarebbe un guaio se l’adolescente non fosse trasgressivo: rischierebbe di non diventare mai adulto, rimanendo un eterno bambino, gestito da adulti.
Le forme di trasgressione odierna fanno pensare però anche a un cambiamento della qualità della trasgressione stessa.
La forma più evidente è lo scardinamento dei limiti, sullo sfondo del venir meno dei valori di riferimento. Mentre nel passato si era trasgressivi, ma all’interno di un codice di regole comunque stabilite e accettate, i ragazzi di oggi sembrano aver dimenticato quelle norme. Non si tratta più di spacconerie nei confronti di qualche compagno di classe e di qualche coetaneo. C’è di peggio: nel branco i ragazzi usano violenza verso le loro amiche; diventano calcolatamente crudeli; non hanno limiti che li frenino; si affidano all’alcol e alle droghe.
La domanda ritorna: abbiamo creato dei mostri? La risposta, come sempre, è nelle mani degli adulti.
La triste realtà dice che il quadro di riferimento è saltato innanzitutto per loro, gli adulti. I ragazzi non fanno che ingigantire ciò che gli adulti vivono con maggior disinvoltura: la caduta libera dei valori. Si può iniziare con la famiglia, che sta perdendo stabilità: i dati ufficiali dicono che i matrimoni calano, mentre sono in aumento le separazioni e le convivenze. Il riferimento alla famiglia è diventato dunque incerto e contraddittorio. Anche nella vita economica – così fan capire gli adulti – si può prescindere da ogni regola: si può mentire, mancare alla parola data, essere disonesti, evadere le tasse. Per non parlare della vita sociale: ciò che conta è apparire belli, procurarsi piacere, mostrarsi forti. Anche in questi aspetti i ragazzi, sempre esagerando, imitano.
Qualcuno obietterà che le famiglie non sono tutte così. Il messaggio che la tv, il cinema, il web suggeriscono è però esattamente questo. Volete che la vita sregolata delle persone dello spettacolo e l’immagine dei «potenti» non abbiano influenza sui giovani? Il loro influsso è più forte di quanto si immagini. Non solo: viaggiando in rete (cosa che ai ragazzi piace molto) incontrano di tutto: sevizie, crudeltà, violenza, mancanza di solidarietà. Meravigliarsi delle loro bravate è fuori luogo. È più utile che gli adulti si interroghino su cosa vogliono che siano e diventino i loro figli.
Vinicio Albanesi, sacerdote della diocesi di Fermo, è abate e parroco dell’Abbazia di San Marco, direttore della Caritas diocesana e insegnante di Diritto canonico. È stato presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza ed è attualmente presidente della Comunità di Capodarco.