Quel pulsante fiume carsico che è la Missione
Una casa cinematografica per «promuovere» un film spaziale diffonde fotografie (bellissime) della Terra fotografata dall alto. È bella la Terra vista di lontano: una pietra preziosa nello scrigno aperto dello Spazio. Com' è bella. E come è forte la Terra, il Mondo, dico; com' è forte nella sua immutabile diversità . Poggi una mano sopra la zolla appena arata e il suo intimo calore ti possiede a guisa di una immensa flebo benefica. Sei dentro la Terra, uomo: tu stesso sei parte del Mondo creato; sembra persino ovvio ma non basta una vita per accorgersene se rifiuti il miracolo del Creatore. Se invece l' accetti (il miracolo di esistere, appunto) la tua condizione umana non sarà mai sgualcita dalla banalità e correre, scarpinare per il Mondo diverrà fatica santa, sacrificio esaltante. Il Vecchio Cronista non si stanca di questa bella amicizia col Mondo, non fosse altro perché sin quando durerà , egli potrà sentirsi vivo, utile.
Vorrei dedicare queste poche cartelle ai giovani che vogliono fare i giornalisti, che credono di fare i giornalisti, e alla invisibile armata (non importa se grande o piccina) dei lettori. Affinché riflettano sul (piccolo) mistero che sta dietro e dentro quello che chiamiamo «Il Giornale». Il giornale è il riassunto della vita nei suoi diversi, infiniti momenti e durante «lo spazio d' un mattino» custodisce il Mondo mentre il cronista è lo storico dell' istante, a volte lo stenografo della Verità . Un uomo fra gli uomini, al quale si chiede una cosa soltanto: essere, lui, il giornalista-cronista-editorialista-inviato speciale eccetera, schietto testimone del Tempo. La gente ha sete di autenticità . Crede più ai testimoni che ai maestri. E se crede ai maestri è perché sono Testimoni.
È qui, a pensarci bene, il segreto del «successo» di Giovanni Paolo II, soprattutto presso i giovani: la sua vita è Testimonianza (ostinata, forte, misericordiosa) della Parola incarnata in Gesù.
Il mio interminabile giro del Mondo principia, tanti anni fa, in Africa. Quell Africa amara ch' è il terzo mondo del terzo mondo. L' ho amata (l' amo) per la sua bellezza e per il suo strazio, subendo il fascino suo misterioso alla stregua di una pena necessaria. A Nairobi, al tempo dei Mau Mau, la figlia di Jomo Kenyatta mi disse che «insigni studiosi» avevano localizzato il Paradiso terrestre in Africa. «Ci siamo autoespulsi dal Paradiso vendendo l' anima al Faust colonialista», concluse.
Fu allora che scoprii, giovine com' ero, e pertanto certamente presuntuoso, come per capire il Mondo, per riuscire ad ascoltare - magari un momento solo - , il suo cuore profondo, non bastasse aver letto una infinità di libri e viaggiare «ad occhi aperti». (Serve ma non basta).
«Si affidi ai missionari - mi disse la figlia di Jomo Kenyatta, - loro sanno». Fu così che scoprii quell' incessante fiume carsico ch' è la Missione: non soltanto in Africa poiché i missionari sono ovunque ci sia una persona che cerchi Dio, magari senza saperlo. I missionari sanno. E parlano franco. La Parola aiuta i missionari nella loro instancabile catechesi, la Parola racconta i fatti e denuncia misfatti.
Come ha ben scritto l' anglista-terzomondista Claudio Gorlier che si divide fra la cattedra e l' Africa, «le ferite della colonizzazione stanno sotto la pelle dell' Africa; il mondo globalizzato e internettizzato è ben lontano dall' aver risolto i suoi problemi primordiali (...) Il 2000 si apre con conflitti africani che riportano indietro l' orologio della Storia». A quarant' anni e passa dalla esaltante stagione dell' indipendenza, in Africa muoiono ogni anno 40 milioni di persone, di cui 18 milioni bambini. L' Aids è una piaga sociale in espansione cronica per di più tallonata dalla Tbc. La siccità (non piove da tre anni nelle zone più colpite) sta portando carestia, morte. Il 90 per cento dei fiumi è oramai senz' acqua, l' 80 per cento del bestiame è già morto.
«Signor Man, il Sudan sta morendo», mi scrivono i volontari del Cesvi (Bergamo, via Pignolo, 50) ed io penso in particolare ai sudanesi cristiani, perseguitati una volta ancora. Un altro amico, il «pazzo di Dio» Alex Zanottelli, lui che ha ispirato il commosso libro africano di Walter Veltroni, lui, missionario scomodo, prega e digiuna «affinché la beata speranza non muoia». Un africano - patriarca, Ben Bella, mi dice che l' Africa «ha anche bisogno di tenerezza». Un giorno, piuttosto prossimo, un essere umano su cinque sarà africano: se non sapremo dargli amore, ora, ci odierà domani e penserà di «vendicarsi» aggredendoci.
«O Dio, perché hai creato / due manghi diversi: / un mango bianco / un mango nero?»,
ha scritto il poeta congolese Martial Sinda