Quelli della "Svegliarda"

In un libro brillante e caloroso, "Storie del mese azzurro", Fulvio Scaparro sostiene che la vecchiaia può essere un periodo di rara fecondità, come gli estroversi protagonisti del racconto dimostrano. Lo abbiamo intervistato.
15 Giugno 1998 | di

Avviso ai naviganti. La 'Svegliarda' non esiste (purtroppo!). Non ha occupato Talamone (purtroppo?). I suoi soci e le sue gesta sono tutte invenzioni. D`€™altronde i libri van letti con attenzione. E Storie del mese azzurro. La vecchiaia narrata ai giovani, scritto da Fulvio Scaparro (Rizzoli, pagine 188, lire 25.000) è sì la cronaca dell`€™ultima puntata del programma radiofonico Old, vecchiaie narrate ai giovani trasmesso da 'Radio Ténéré' il 27 settembre. Ma del 1999... Futuro prossimo.

I vecchi dei libri e dei film sono tutti uguali. O caricature o lagne. O fan ridere o fan piangere. O si lamentano o impartiscono lezioni. Quelli della 'Svegliarda' sono, invece, vecchi e basta, che vogliono esser presi sul serio e basta. Per loro l`€™età  (avanzata) non va considerata a partire dai suoi limiti `€“ che pure tutte le età  hanno `€“ ma dalle sue chance. Tante. Fresche. E belle. La storia della 'Svegliarda' diventa, così, un ibrido a metà  tra il saggio e l`€™apologo, la cronaca e la fiaba, il reportage e la memoria. Tutto molto scaparriano, perché Fulvio Scaparro è un accademico con il gusto del racconto. Anzi, era un accademico, perché da qualche mese ha lasciato l`€™università . Forse, chissà , proprio perché toglieva spazio alla sua voglia di narrare.

 

Msa. Professore, anche se dicendolo sappiamo di dare un dispiacere a qualche suo lettore, la 'Svegliarda', la coop dei vecchi, non esiste. Ma la fantasia da qualche parte si alimenta. E il Barone (il ballista), Gassa (l`€™esperto di nodi), la nonna a ore Monda, la maestra di silenzio Memo, l`€™ex rugbista italoaustraliano Strèccin e tutti gli altri da qualche parte saranno usciti. Magari lei li conosce. È così? E dove possiamo incontrarli?

Scaparro. Ovunque, se prestiamo un po`€™ di attenzione. Vicino a noi, nella nostra memoria, nelle nostre fantasie. Forse non troveremo dei 'replicanti' dei miei personaggi, ma vecchi e vecchie che hanno tratti dei protagonisti di Storie del mese azzurro. Tutti noi abbiamo a disposizione una straordinaria risorsa: possiamo far rivivere persone che abbiamo conosciuto e non ci sono più, inventarne di nuove, costruire per loro e attorno a loro storie. Quando l`€™avremo fatto, scopriremo che qualcosa di ciò che abbiamo immaginato esiste davvero o almeno potrebbe essere realizzato. È quello che capita a me, quando ricevo lettere di lettori che mi dicono di aver fatto `€“ o di avere intenzione di fare `€“ qualcosa di simile a ciò che gli 'svegliardi' hanno messo in piedi.

 

Ci sarà  anche molta fantasia. Una confessione però la deve fare: leggendo la storia di Hora Feliz e Media Luz, cantante lei, suonatore lui, una pagina che `€“ se consente `€“ ha un ritmo alla Garcà­a Mà¡rquez, la passione e la competenza per le cose latinoamericane è troppo evidente.

Competenza non direi. Passione, sì. È un mondo caldo, ricco, affascinante. Forse l`€™attrazione per quel mondo deriva dal fatto che tra i miei avi di qualche secolo fa c`€™erano anche degli spagnoli.

 

In genere i vecchi dei libri e dei film insegnano a vivere ai bambini e agli adulti. Questi invece sembrano insegnare anche, e forse soprattutto, ai vecchi come loro.

Sì, i miei vecchi lottano soprattutto contro i loro stessi pregiudizi, contro le storie sulla vecchiaia di cui essi stessi si sono nutriti da giovani. Prima di 'insegnare' qualcosa agli altri, sentono il bisogno di dimostrare a se stessi che la vecchiaia può essere diversa da quello spauracchio lugubre che ci viene agitato davanti fin da quando siamo bambini.

 

Una delle invenzioni più gustose del libro e l`€™Iside, l`€™'Istituto di statistica immaginaria demenziale' fondato dal Barone. Tra la Borsa che s`€™impenna, gli squatter e l`€™Euro, di che cosa preferirebbe interessarsi l`€™Iside?

L`€™Iside conta sul fatto che qualunque fandonia, presentata con numeri e tabelle, assume una veste 'scientifica', dunque rispettabile. Ma l`€™Iside sa anche che qualunque verità  scomoda, che sarebbe intollerabile e respinta se esposta come semplice opinione, può essere, invece, presentata e considerata con attenzione e rispetto se accompagnata da falsi numeri, tabelle e statistiche. Un tempo si otteneva questo risultato ricorrendo all`€™ipse dixit, manipolando a proprio piacimento questo o quel testo autorevole. Oggi fanno più impressione i numeri e le tabelle. Prima che qualcuno scopra l`€™inganno, le fandonie o le verità  si sono già  diffuse. L`€™Iside oggi si sta occupando di dimostrare, statistiche alla mano, che si può lottare contro l`€™ingiustizia rispolverando la gogna come apprezzabile e rispettabile strumento di punizione (Dario Fo e la sua illuminata pièce su Marino) e che le persecuzioni politico-religiose non sono tutte uguali (condannabili quelle dei talebani in Afganistan, trascurabili quelle in Algeria).

 

Bella, comunque, l`€™idea della coop. In Italia si uniscono tutti. Le femministe, i nordisti, i lavoratori delle varie categorie. Gli anziani no. Gli stessi partiti dei pensionati hanno avuto scarsa fortuna. Perché?

Negli Stati Uniti esistono potenti organizzazioni di pensionati e visto che l`€™Italia fa parte del Commonwealth americano è pensabile che qualcosa del genere avverrà  anche in Italia. Si tratta, in realtà , di lobby con forti interessi commerciali. Gli 'svegliardi' non vogliono qualcosa del genere. Pensano a tante iniziative locali, magari in stretto contatto tra loro, in cui gi anziani si aiutano senza isolarsi dalle altre fasce di età  e partecipano a vario titolo alle attività  della comunità  di appartenenza con l`€™obiettivo di conquistarsi il rispetto e di rifiutare l`€™elemosina di un po`€™ di tolleranza e considerazione.

 

È possibile una grande alleanza tra vecchi e bambini? Ma vera, concreta, che porti a dei risultati?

Per me questa alleanza c`€™è nei fatti, da che mondo è mondo, ma non ha la possibilità  di manifestarsi se i vecchi non vivono più in casa e, non appena diventano un peso, vengono emarginati. Occorre rivalutare il significato della compresenza di generazioni diverse sotto lo stesso tetto e aiutare `€“ anche economicamente `€“ quelle famiglie che intendono impegnarsi in questa direzione.

 

Il libro termina con la presa di Talamone. Non siamo così maleducati da svelare il finale a chi non l`€™ha ancora letto. Ma se domani un gesto simile fosse messo in atto per davvero? Lei non corre il rischio di essere considerato l`€™istigatore, il professore che sta dietro ogni seria sovversione?

Tutto può essere. In un paese in cui autorevoli personaggi pubblici sputano sulla bandiera, deridono le convinzioni religiose `€“ o il diritto a non credere `€“ dei cittadini, minacciano rivolte, usano la televisione come una volta si usava l`€™osteria per aggredire chi non la pensa come loro, predicano e razzolano male, la presa di Talamone dovrebbe far solo sorridere. I miei vecchi rischiano in proprio per far riflettere i loro coetanei e i giovani, per ridar loro dei valori. Se questa è sovversione, che ben venga.

 

Alla fine, in poche parole, che cosa vogliono i suoi splendidi vecchi?

Quello che dovrebbe volere qualunque essere umano. Non 'tirar sera' in qualche modo, ma vivere appieno l`€™intera giornata, dall`€™alba al tramonto, e addormentarsi dicendo a se stessi: ho fatto il mio lavoro di uomo.

 

I vecchi del libro di Scaparro lottano soprattutto contro i loro stessi pregiudizi, contro le storie sulla vecchiaia di cui essi stessi si sono nutriti da giovani. 

Storie del mese azzurro. La vecchiaia narrata ai giovani,
di Fulvio Scaparro, Rizzoli, pagine 190, lire 26.000.

 

Un libro singolare che sta tra il saggio e l`€™apologo, la cronaca e la fiaba, il reportage e la memoria.
Protagonisti un gruppo di anziani che vogliono essere presi sul serio
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Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017