Questo bimbo è la nostra salvezza
Con la prima domenica d";Avvento, i messaggi della liturgia, i simboli e i segni che adornano le chiese cristiane esprimono un forte senso d";attesa per un grande evento. Ci aiutano a comprendere la perenne novità del mistero del Natale e il suo invito alla conversione del cuore e al maggiore impegno in favore dei fratelli in stato di bisogno. Un";irruzione di luci e simboli ha invaso le piazze e le strade italiane, ma anche quelle di tante città del mondo: è però un";irruzione che mette in evidenza soprattutto interessi consumistici, simboli e personaggi per nulla legati alle nostre tradizioni e al patrimonio culturale cristiano.
Allargando lo sguardo ai problemi e alle attese del mondo, ci accorgiamo che c";è un";umanità in avvento. Un mondo che ha tremato per e reiterate minacce di Al Quaeda, per gli attentati terroristici nel Kuwait, a Bali, nelle Filippine, per i fatti di Mosca e per i forti venti di guerra che continuano a spirare in Cecenia e in Iraq. Uniti a Giovanni Paolo II, siamo convinti che «quando i diritti fondamentali sono violati è facile cadere preda delle tentazioni, dell";odio e della violenza. Bisogna invece costruire insieme una cultura globale della solidarietà ».
I morti e le catastrofi dei recenti terremoti in Molise e in Sicilia, hanno messo a dura prova famiglie e paesi legati alla memoria e all";affetto di tanti italiani all";estero. Sono eventi che fanno emergere la nostra impotenza per fronteggiarli, ma che suscitano il coinvolgimento delle istituzioni, del volontariato, «catene di fraternità » promosse anche da associazioni di molisani e siciliani nel mondo, che hanno offerto il loro aiuto morale e materiale per ridonare fiducia e speranza a tante famiglie.
C";è un";ardente attesa affinché il Natale sia dono di pace e di dialogo tra Paesi e territori in continuo assetto di guerra e in situazioni di sofferenza; sia momento di serenità e di gioia per famiglie provate dall";angoscia e dall";insicurezza per il loro domani; sia motivo di maggiore giustizia per tanti uomini obbligati a fuggire dalle loro terre d";origine e ad affrontare rischi e umiliazioni pur di trovare un lavoro, una casa e una prospettiva di vita da offrire alle loro famiglie.
Come cristiani, noi siamo sempre in attesa di «Colui che deve venire». Siamo anche consapevoli che nella celebrazione del Natale, c";è un «infinito» che può irrompere nella nostra vita se accogliamo la parola di Dio; se partecipiamo alle liturgie comunitarie; se il presepe e l";albero di Natale non sono un ornamento, ma creano un clima in cui la famiglia s";incontra per momenti di preghiera e di condivisione. Il mistero del Natale entra così nella vita, ci fa sperimentare la benignità dell";amore di Dio e la sua unione profonda con ogni uomo, nonostante situazioni e conflitti che, senza una visione cristiana della storia, sembrano precludere ogni speranza e prospettiva di pace.
Maria, la Vergine dell";Avvento, ci indica come dobbiamo attendere ed accogliere l";Emanuele, il Dio con noi. Quando accoglie la proposta dell";angelo Gabriele, il Figlio di Dio diviene bambino nel suo seno. L";attesa della sua nascita è l";attesa del Messia, di «Colui che deve venire» per trasformare il destino degli uomini e della storia. E dopo la nascita del Celeste Bambino nell";umiltà di una stalla, Maria gli offrirà tutto ciò che era necessario perché crescesse «in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» Lc. 2,51. Sull";esempio di Maria, del suo sposo Giuseppe, dei pastori e dei magi la Chiesa ci invita, celebrando il Natale, a riconoscere nel Bambino di Betlemme il più grande dono di Dio Padre all";umanità , e a porre in lui tutte le nostre speranze. La sua nascita rivive allora in noi, ci rende uomini nuovi, fermento di speranza e di pace nel mondo.
Cari amici residenti in ogni continente, accogliete l";augurio di un santo Natale e di un sereno anno a nome dei frati della Basilica del Santo e del Messaggero di sant";Antonio.