Rai Corporation va al massimo!

La scorsa estate è stato nominato al vertice della società, al posto dell'uscente Fabrizio Maffei. Ma gli italiani all'estero se lo ricordano come direttore dell'allora Rai International. La sua ambizione? Potenziare la presenza della Rai in Sudamerica.
16 Novembre 2009 | di

New York
La seconda metà del 2009, in Rai, è trascorsa all’insegna dei cambi al vertice. Specie per quel che attiene alle poltrone chiave di molte reti. E soprattutto con riferimento alla televisione pubblica per gli italiani all’estero. In autunno è stata la volta di Daniele Renzoni, nominato nuovo direttore di RaItalia, al posto dell’uscente Piero Badaloni, con il quale abbiamo avuto modo di tracciare un bilancio dei tre anni di gestione della rete, all’interno dello scorso numero della nostra rivista. Ma già in precedenza, la scorsa estate, era stata Rai Corporation a cambiare presidente. Dopo Fabrizio Maffei, il numero uno della sede di Manhattan è diventato Massimo Magliaro. Una vecchia conoscenza per i tanti connazionali che vivono sparsi per il pianeta. Già, perché, prima di Badaloni, Magliaro ha diretto l’allora Rai International, per la bellezza di sette anni e mezzo. Oggi si appresta a metter mano all’Italian Radio Tv System, la società della Rai che produce, distribuisce e commercializza i programmi radiofonici e televisivi nazionali negli Stati Uniti, in Canada e in Sudamerica, dove possiede una filiale, a Montevideo, denominata «Representacion para las Americas». Fondata il 20 gennaio del 1960, proprio il mese prossimo Rai Corporation festeggerà il suo primo mezzo secolo. Un compleanno che ha il sapore della sfida, per il nuovo presidente Magliaro. «Una sfida – rivela – che ancora una volta mi porta a lavorare per le comunità all’estero, versante che mi affascina molto da anni. Cercherò di farla diventare una sfida vincente, mettendoci tutto l’impegno e l’entusiasmo di cui sono capace, per rendere un servizio utile all’economia italiana nelle due Americhe. Cercheremo di fare quello che è il nostro dovere, anche mediante progetti innovativi, per rispondere al meglio alla richiesta di una maggiore presenza della Rai nel territorio dove vivono questi connazionali».
Il riferimento è all’identità stessa della struttura, che si accinge a oltrepassare un traguardo importante, ma che, come tutti gli anniversari, dovrà essere necessariamente anche un momento di riflessione. «Rai Corporation – afferma il presidente – sta per compiere cinquant’anni, quindi non è una giovincella, ha qualche ruga, ma anche tanta esperienza che deriva dal lavoro fatto dai miei predecessori e da chi ha gestito questa struttura finora. È chiaro che va recuperata l’identità, la ragione d’essere e la missione di questa realtà così ampia. Vanno recuperati spazi innovativi per diventare una struttura nuova rispetto al passato».
Un impegno che, c’è da scommetterci, andrà nella direzione di una presenza il più capillare possibile. Chi lo conosce, infatti, sa che Magliaro non si accontenterà di gestire la bella sede di New York, ma tenterà il potenziamento dell’intera struttura sul continente. In Canada il suo nome è ancora ricordato e apprezzato, perché, dopo una lunga battaglia condotta all’epoca della direzione di Rai International, è stato proprio lui a portare il «segnale» dell’emittente pubblica in ogni angolo del Paese della foglia d’acero. Ora l’attenzione si sposterà soprattutto al Sudamerica. «Credo di poter dire – osserva – che nell’azienda Rai ci sia un errore di approccio psicologico rispetto a questi temi. Si pensa che Rai Corporation sia solo ed esclusivamente a New York. È vero, a New York c’è la sede più importante, ma Rai Corporation abbraccia le due Americhe. Vederla come una struttura che esiste solo per assistere il lavoro, peraltro egregio, che fanno i cinque corrispondenti della Rai a New York è un po’ poco. È una sottovalutazione e una sottoutilizzazione che va assolutamente corretta. Quindi l’America Latina, da questo punto di vista, diventa una platea privilegiata».
E con essa, diventano importanti anche i rapporti con tutte le realtà informative «private» che esistono nel continente, in particolar modo in Sudamerica. Una ricchezza che dovrà essere vista in un’ottica di sinergia, più che di concorrenza. «Il servizio pubblico è uno – ancora Magliaro – e come tale non può avere concorrenze. E non si tratta di un atto di presunzione, ma esattamente dell’opposto. Noi siamo al servizio di tutti. Le sinergie con i mass media italiani nelle due Americhe sono assolutamente auspicabili e utili per tutti. Anche per la Rai, perché la Rai non possiede le risorse necessarie a coprire in maniera capillare tutto il territorio del continente americano. Basti pensare che, come ricordavo, ci sono cinque corrispondenti da New York e uno solo da Buenos Aires. Quindi è chiaro che ci sia uno sbilanciamento a favore del Nord, mentre il Sud viene coperto in maniera approssimativa, al di là della professionalità del collega che opera nel Sud e che lo fa egregiamente».
Un riferimento deciso, insomma, all’America che si trova dall’altra parte dell’equatore. Quella degli italiani di quinta e sesta generazione, di quegli italiani che, purtroppo, spesso non hanno trovato «l’America». Ma che oggi vivono un momento di rinnovato orgoglio e di prospettive anche economiche. «Quella sudamericana è una realtà che in Italia non è adeguatamente conosciuta – ammette Magliaro – invece è importante, perché non c’è soltanto una platea di emigrati italiani che sono tantissimi, milioni. Sappiamo tutti che a San Paolo si sente parlare italiano per le strade. Ci sono tante aziende, penso a Fiat Brasile che opera nel mercato sudamericano e che merita tutta l’attenzione del servizio pubblico italiano».
Redattore della Direzione esteri della Rai già dal 1991, quindi corrispondente da Parigi e Madrid, Magliaro sa bene quali siano le potenzialità e i limiti della concessionaria del servizio pubblico, con riferimento all’estero: «I limiti sono essenzialmente due – spiega – intanto si tratta di una struttura che dispone di poche risorse rispetto all’ampiezza e all’altezza della missione che le è delegata; e poi si tratta di una struttura “italianocentrica”. Non si può offrire alle comunità italiane un prodotto che viene pensato e impacchettato a Roma. Bisogna andare a casa loro e cercare di farli diventare protagonisti delle scelte televisive. Questo presuppone dei palinsesti adeguati, delle strutture adeguate, sinergie da realizzare con le strutture conoscitive italiane. Però è necessario anche delocalizzare la produzione, altrimenti essa resterà a senso unico. Ci vuole un prodotto che coinvolga gli tutti gli utenti che ci seguono con tanto affetto. Io mi auguro e sono convinto che questi temi saranno al centro dell’attenzione del Consiglio di amministrazione della Rai e della nuova dirigenza Rai. Credo che il tema del rilancio, in maniera organica, con un assetto magari nuovo dell’offerta radiofonica e televisiva italiana per l’estero sia un tema assolutamente essenziale per questa Rai di oggi».
E se Rai Corporation sarà l’hardware, al software ci penserà, com’è ovvio, la nuova RaItalia di Daniele Renzoni. Uno che Magliaro lo conosce bene. «Oltre ad avere un buon rapporto personale – conclude il presidente – Renzoni è stato corrispondente da Parigi dopo di me, quindi conosco bene le sue capacità e la sua intelligenza professionale. Certo ora dovrà affrontare un tema che per lui è nuovo, il “mercato” degli italiani nel mondo. Dovrà cercare di riorganizzare una struttura che ha dei compiti molto importanti e che esce da un periodo abbastanza travagliato. Io sono convinto che ce la farà perché è bravo e perché potrà contare sull’aiuto di tutti, a cominciare ovviamente da quello che gli posso garantire io, come presidente di Rai Corporation».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017