Ricchezza e orgoglio di un’identità

Letteratura, teatro e cinema letti in filigrana da autori, docenti e critici per svelare i tratti di una sensibilità umanistica multiculturale.
16 Giugno 2004 | di

UDINE
È stata la X Conferenza biennale della serie, e come tale non poteva che essere organizzata in grande stile. Ecco allora che più di sessanta tra scrittori francofoni e anglofoni, artisti, critici letterari e teatrali, linguisti ed etnografi si sono riuniti a Udine per il Convegno internazionale dal titolo «Oltre la storia. L";identità  italo-canadese contemporanea», organizzato dal Centro di cultura canadese dell";Università  degli studi di Udine in collaborazione con l";Associazione scrittori/scrittrici italo-canadesi. I lavori del convegno, svoltisi nella sede di Palazzo Antonini e nella sala Aiace di Piazza Libertà , hanno visto al centro degli studi e degli interventi, l";esperienza italo-canadese indagata a tutto tondo, in relazione a tematiche quali il multiculturalismo e la cultura multietnica, dalle lettere alle arti al cinema, centrali nel dibattito sulle trasformazioni della cultura contemporanea a livello globale. Molti i nomi di spicco della cultura italo-canadese "; Marco Micone, Mary di Michele, Caterina Edwards, Jim Zucchero e Bruno Villata , solo per citarne alcuni "; e di diversi docenti di università  italiane, europee e statunitensi.
Abbiamo chiesto ad una delle organizzatrici del convegno, Anna Pia De Luca , docente di lingua e letteratura inglese e del Commonwealth all";Università  di Udine, il perché di un titolo così impegnativo come «Oltre la storia». «Quando abbiamo pensato a questo titolo "; ha detto la De Luca "; avevamo pensato all";emigrazione e alla sofferenza che l";emigrante ha dovuto superare. Molti  degli scritti apparsi finora sull";argomento, trattano proprio di questo. Noi, invece, volevamo parlare di come l";italo-canadese abbia superato quest";esperienza e le sue difficoltà , riuscendo ad inserirsi in questo mondo multiculturale, multietnico, plurilinguistico che è il Canada, creando così, per se stesso, un";identità  unica.  
«Penso, ad esempio, alla mia esperienza personale. Vedo i figli di mio fratello e dei miei amici, con cui posso confrontarmi. Quando eravamo noi ragazzi in Canada "; ho vissuto per molti anni a Toronto "; tante volte c";era la paura di dire che si era italiani; si sentiva come un senso di vergogna, senza sapere perché. Forse ciò era dovuto ad un concetto stereotipato dell";italiano. Invece la nuova generazione è più ironica, più disinvolta; è interessata a sapere il perché, a conoscere il passato dei genitori. Non per nostalgia o per desiderio di ritornare, ma perché c";è la consapevolezza di quest";essere un ";miscuglio di cose";, una pluralità  di personalità . E questo fa piacere».
Parallelamente al processo d";integrazione, anche l";esperienza degli scrittori italo-canadesi è divenuta, da un quarto di secolo a questa parte, sempre più visibile e rilevante, grazie sia al radicamento delle nuove generazioni in Canada, sia alla fondazione di riviste, come Vice-versa o la più recente Accenti , diretta da Licia Canton ; e di una casa editrice come Guernica, fondata da Antonio D";Alfonso, che pubblica opere in francese, in inglese e in lingua madre di scrittori d";origine italiana "; mentre in Italia molti di loro sono editi dalla molisana Cosmo Iannone.
Nel suo intervento Jim Zucchero , del King";s University College del Western Ontario, ha focalizzato l";attenzione sull";opera di tre scrittori italo-canadesi: Penny Petrone, Nino Ricci e Maria Ardizzi. Zucchero ha esaminato il modo in cui le loro opere possono essere considerate sia documenti dell";esperienza migratoria in un particolare periodo storico (le statistiche canadesi registrano oltre un milione e mezzo di arrivi dall";Italia tra il 1947 e il 1981), sia testimonianza delle profonde trasformazioni a cui la società  canadese è andata incontro negli ultimi decenni.
Nella sua autobiografia, Embracing Serafina, Penny Petrone descrive la sua adolescenza in Canada a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, e il ruolo del viaggio durante la fase adulta della sua vita. Risaltano due elementi: la sua decisione di cambiare il nome di battesimo italiano, Serafina, in uno inglese, Penny, e il lungo viaggio intrapreso alla ricerca di un";identità . Il rifiuto delle origini italiane e il desiderio di ritrovare l";identità  perduta si riconcilieranno soltanto con il ritorno al paese natale della madre, Piane Crati.
Nino Ricci , invece, riflette su come il suo primo viaggio in Italia da bambino, nel 1971, abbia cambiato la sua percezione delle origini italiane, influenzando la sua vena creativa, in particolare nel suo primo romanzo, Lives of the Saints. Ricci descrive il suo senso di vergogna per le proprie origini, e come il viaggio nella patria dei suoi genitori gli abbia fatto scoprire verità  importanti e fondamentali sull";Italia, sul mondo dei genitori e sui suoi sentimenti verso la patria dei suoi antenati. La descrizione romanzata della vita quotidiana di un paesino italiano diventa così un modo, per Ricci, per riconciliarsi con il suo passato.
Maria Ardizzi affronta, invece, il concetto dell";emigrazione sia in termini letterari che metaforici, analizzando il modo in cui la vita in una nuova nazione ci porti a riesaminare importanti relazioni sociali e personali. In Women and Lovers , il morbo di Alzheimer che colpisce Rocco diventa, per sua moglie Agostina e per la figlia Julia, una forza essenziale di crescita personale; il deterioramento della memoria del marito "; e padre "; spinge le due donne a riflettere profondamente sulla loro identità  e sulle loro relazioni, diventando fonte non solo di cambiamento ma anche di crescita e riconciliazione.
Un";altra scrittrice (d";opere letterarie e teatrali) che ha affrontato questo tema è Caterina Edwards , di padre britannico e madre italiana. Presente al convegno, la scrittrice ha parlato del suo romanzo The Lion";s Mouth dove si racconta di Marco, di origini veneziane, che ha il nome del santo protettore della città , ma vive tra Venezia ed Edmonton. Egli, architetto, sente profondamente la nostalgia della sua indimenticabile città  d";origine; ma vede anche le contraddizioni della Venezia d";oggi, tra il commercio senza scrupoli e la speculazione immobiliare. Venezia è qui città  di vita e di mistero, del Carnevale e dell";amore, ma soprattutto delle vere radici, che egli porta dentro e che non lo abbandoneranno.
Non si poteva, infine, non parlare di Frank Paci , considerato uno dei padri della narrativa italo-canadese, il cui romanzo The Italians (tradotto in lingua francese col titolo La famille Gaetano ), è stato il primo a trattare del tema degli emigrati italiani in Canada.
Jason Blake, studioso canadese docente all";Università  di Lubiana, ha trattato del romanzo Icelands , dove uno dei temi principali è assolutamente connesso alla natura del Canada: il pattinaggio e l";hockey. Paci parla qui dell";apprendimento del pattinaggio, come primo passo per giocare ad hockey, come di un «rito di iniziazione di quasi ogni ragazzo del Paese», mezzo appropriato per diventare canadese. Si parla quindi del rapporto tra il godimento di uno sport e il dovere sociale "; o «imperativo nazionale» "; di praticarlo, con le problematiche del professionismo sportivo, con le soddisfazioni ma anche con le molte illusioni disseminate sul suo cammino. L";hockey su ghiaccio, benché non sia l";essenza del Canada, è dunque, a suo modo, un simbolo di esperienza, fisica e di squadra, e di contatto tra i giovani.
Questi ed altri scrittori e scrittrici hanno dunque espresso problematiche ed esperienze in costante dinamismo di crescita: dagli anni Cinquanta agli anni Settanta, e da allora ad oggi, l";identità  italo-canadese ha subito significativi mutamenti, la demografia degli emigranti è mutata, e anche la loro condizione sociale. Questo è tuttavia un motivo in più perché i giovani non dimentichino le esperienze dei loro «vecchi», passate anche attraverso la durezza e la sofferenza, ma ne conservino la ricchezza e l";orgoglio.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017