Per ricordare Rosetta

L’associazione fondata vent’anni fa a Caltanissetta da don Sorce e da alcuni amici volontari, assiste anche fuori dalla Sicilia, fino in Brasile, persone che richiedono i più diversi tipi di aiuto: dai disabili ai tossicodipendenti ai malati di Aids...
06 Maggio 1998 | di

'Cerchiamo di vivere la nostra esperienza di fede e di vita come un servizio nei confronti di chi soffre, di quanti nella nostra società , per qualsiasi ragione, vivono nella sofferenza e nell emarginazione; nei confronti di coloro che nel nostro mondo non hanno voce. E ciò ci spinge, giorno dopo giorno, a fare sempre di più e meglio impegnandoci non solo nella nostra realtà  locale e cittadina ma ovunque viva qualcuno che ha bisogno di aiuto e vive una condizione di disagio'.

Parla don Vincenzo Sorce, il sacerdote siciliano che agli inizi degli anni Ottanta ha fondato, insieme a un gruppo di volontari, l'Associazione Casa famiglia 'Rosetta'. Una realtà  partita da una casa famiglia a Santa Flavia - una cittadina a una trentina di chilometri da Palermo - per offrire accoglienza, supporto e aiuto ai disabili, e che oggi vede impegnati duecentoventi operatori, affiancati da centinaia di volontari e da venticinque giovani obiettori di coscienza. Il tutto per dare assistenza a circa mille persone, non solo in Sicilia, ma anche a Roma, in Piemonte, e in Brasile con oltre cinquanta strutture coordinate da una 'casa madre' a Caltanissetta.

Una struttura internazionale che trasmette, a partire dalla Sicilia, un concreto messaggio di solidarietà  e di apertura a chi vive nel disagio e ha bisogno di aiuto e conforto, qualsiasi esso sia.

L'aiuto viene essenzialmente accompagnato da un approccio di tipo familiare, in cui tutti sono al servizio di tutti e in cui ognuno ha da imparare dagli altri, senza posizioni di privilegio o inutili piedistalli, ma solo con la semplice consapevolezza della missione all'amore verso gli ultimi affidata da Gesù a ogni cristiano.

'Abbiamo deciso - spiega ancora don Sorce, che coordina le attività  dell'associazione - di aprirci al mondo, recependo con concretezza l'invito che Gesù rivolge a ogni cristiano a essere missionario della sua Parola e a porsi al servizio, sempre e ovunque, di chi soffre. Per questo, dopo aver aperto diversi centri in Sicilia, è stato per noi naturale accogliere le richieste pervenute da varie realtà  in Italia e all'estero per prenderci cura degli emarginati e dei bisognosi, assistendo nei quasi vent'anni della nostra attività  circa quindicimila persone, adottando la filosofia di 'casa famiglia': offrire assistenza a chi soffre, cioè, in un'atmosfera di affetto familiare e domestico'.

La storia di Casa famiglia 'Rosetta' comincia alla fine degli anni Settanta, quando don Sorce, insieme a un gruppo di volontari, in maggioranza studenti, incontra ragazzi affetti da sclerosi multipla. I volontari si recavano a trovarli nelle loro case per trascorrere con loro il tempo libero. Tra i volontari c'era anche Rosetta, una ragazza al cui nome è stata intitolata l'associazione, dopo la sua prematura morte, per ricordare il suo impegno di persona 'normale' nei confronti degli ultimi.

Nel 1981, racconta il sacerdote, i volontari decisero di accogliere una ragazza disabile, in modo da offrirle la possibilità  di vivere in un ambiente familiare e accogliente in cui lottare con serenità  contro la diversità . 'Fu allora - racconta don Vincenzo - che avvenne quello che a tutti noi sembrò un vero e proprio miracolo: la nostra ospite, che per trent'anni non aveva mai camminato, anche se era stata fino ad allora perfettamente assistita dal punto di vista medico, dopo qualche mese riuscì a fare qualche passo da sola: non aveva bisogno solo di medici e fisioterapia per vincere la sua disabilità , ma voleva anche un po' di affetto, quell'affetto che nella nostra casa famiglia siamo riusciti a darle. Fu così che avviammo un primo centro di riabilitazione, per poi iniziare ad accogliere - era il 1983 - i primi ragazzi tossicodipendenti'.

Oggi nei centri dell'associazione trovano ospitalità  e aiuto non solo disabili e tossicodipendenti, ma anche alcolisti, anziani abbandonati, malati di mente e di Aids, minori a rischio, e ragazze madri. 'Ci siamo lasciati interrogare dai fatti - spiega don Sorce - , e abbiamo capito che la nostra doveva essere una realtà  aperta a tutta l'emarginazione in ogni sua forma e manifestazione; una casa la cui porta doveva essere aperta a chiunque, per qualsiasi ragione, decide di bussarvi. Perché l'approccio al disagio, per risultare pienamente efficace, deve essere concreto, globale e a tutto campo: è l'unico modo possibile per offrire risposte concrete a chi è afflitto da problemi inequivocabilmente più che concreti. Non è possibile dedicarsi solo ai tossicodipendenti o ai malati di Aids, per fare solo un banale esempio, in quanto essi non sono i soli che nella nostra società  vivono una condizione di disagio. Un intervento, perché esso sia valido, deve, dunque secondo noi, rivolgersi a tutti quelli che soffrono per qualsiasi ragione'.

Casa famiglia 'Rosetta', che è organizzata come associazione senza fini di lucro, è sostenuta interamente grazie al contributo dei volontari e solo in minima parte dalle sovvenzioni dell'amministrazione regionale. Alla base di tutto, poi, c'è la comunità  di Santa Maria dei Poveri, un gruppo di laici consacrati, sposati e non, che hanno deciso, insieme a due sacerdoti, di riunirsi in una Comunità  di vita apostolica dedicando la loro esistenza al servizio dei poveri e degli emarginati assistiti dall'associazione.

Indirizzo: Associazione Casa famiglia 'Rosetta',
via Biancardi, 3 - 93100 Caltanissetta - tel. 0934/583192.


   
   
                                                    Premio Messaggero 1998     

Per ricordare i cent'anni del 'Messaggero di sant'Antonio', abbiamo deciso, tra l'altro, di assegnare un premio simbolico di riconoscenza e di ammirazione, a un gruppo di volontariato, impegnato a offrire occasioni di vita, di recupero di dignità  a tanti che vivono nel disagio. Sinora ne abbiamo presentati quattro, compreso quello di questo numero. Prevediamo di presentarne altri due. Alla fine sarete invitati a scegliere quale secondo voi meriti di ricevere il Premio in palio. Tra quanti risponderanno saranno sorteggiate due persone che verranno a Padova a consegnare il   Premio.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017