Ricordo di padre Bernhard Häring. La morale come gioia.

07 Novembre 1998 | di
   
Al termine della lunga, applaudita, ammirata e anche contrastata esistenza teologica di padre Bernhard Hà¤ring, l'esigenza di tracciarne, con umile rispetto e profondo senso di gratitudine, un sia pure rapido e imperfetto bilancio, sorge forte e spontanea, specie in chi lo ha conosciuto da vicino e amato come guida esperta, sicura e comprensiva negli ardui sentieri della riflessione etico-teologica dei nostri giorni. Da altre sedi, autorevolmente informate e critiche, ci attendiamo, entro breve volgere di tempo, ampi studi e rassegne che alle notizie sulla sua vita e sulle sue opere allineeranno       opportuni giudizi sul peso che la riflessione etico-teologica del padre redentorista - sempre fedele allo spirito di sant'Alfonso, fondatore dei redentoristi e famoso maestro di morale nel settecento - ha esercitato prima e dopo il concilio sul popolo di Dio, soprattutto negli ambiti dell'etica medica, della pace, della nonviolenza e della bioetica. Al di là  del giuridismo e della casistica dei manuali.     

La poliedrica attività  di padre Hà¤ring, come docente, apprezzato conferenziere, saggista e pubblicista instancabile, trae origine da un impegno di ricerca universitaria che i suoi superiori gli affidarono, in contrasto con il suo ardente desiderio di donarsi totalmente all'attività  missionaria e pastorale. Per obbedienza, venne così a trovarsi immerso       nello studio accademico della morale (che, come allora veniva elaborata nella manualistica, non gli piaceva affatto) prima a Tubinga, in Germania, e poi a Roma, nell'Istituto alfonsiano.

In tale sede, negli anni 1953 -'54 prese corpo la sua prima grande opera sistematica di teologia morale, dal titolo La legge di Cristo che ebbe in seguito ben otto edizioni e fu tradotta in 14 lingue. Ci si rese subito conto che questa pubblicazione segnava una precisa e forte svolta nelle trattazioni di scienza morale del tempo, impregnate di giuridismo e casuismo (la morale vista come una sterile enumerazione di casi), legate  al passato e chiuse alle sfide provenienti dalle gigantesche evoluzioni della modernità . Superando queste remore, l'opera di padre Hà¤ring, pur non dimenticando norme e leggi, poneva l'enfasi sui valori della coscienza, libera, responsabile e creativa, avviando così la riflessione etica sui sentieri della fedeltà , della responsabilità , dell'evangelico «imparate a giudicare da voi stessi», della creatività  e della reciprocità .

 Per meglio comprendere la genesi di quest'opera, occorre tener presenti le missioni parrocchiali al popolo di Dio che il padre Hà¤ring tenne in quegli anni nelle zone più povere di Roma.     

«In quella sconvolgente convivenza con la povertà  mi chiedevo: 'Come predicare il Vangelo della riconciliazione, della pace, del perdono a gente risentita verso la Chiesa?'». E fu proprio da quella esperienza, osservando quanto la gente aveva sete di quel Vangelo, che trasse una capacità  nuova di comprensione e avvertì l'esigenza di una decisa «svolta» anche a livello di riflessione teologica e morale.

 Comprensioni e svolte   

Capire la gente e non imporre pesi indebitamente richiesti e immotivati, senza cedimenti alla morale della situazione (un atto diventa buono o cattivo a seconda delle situazioni cui si conosce) o a facili sconti sulle esigenze più profonde e vere dell'etica evangelica;       affrontare con decisione, ma con la dovuta informazione e senso di umiltà  dialogica, le nuove problematiche dell'etica medica, della pace, della nonviolenza, della difesa alternativa a quella militare, della politica finalizzata al bene comune e aperta sulle frontiere del mondo, dell'economia ordinata al bene di tutto l'uomo e di tutti gli uomini,       della comunicazione sociale liberata dagli schiavismi di superpotenze antiche e nuove: questi i principali impegni teorici e pastorali di padre Hà¤ring.

 La valida e rispettata presenza di questi impegni ha esercitato notevole influenza nella stesura di alcuni importanti testi conciliari, quali il numero 16 della Optatam totius che auspica un totale rinnovamento della teologia morale.     

Non contento della grande opera, La legge di Cristo, nel 1978, al fine di una attenta valorizzazione dei dati conciliari, Hà¤ring elaborò una vasta trattazione dal titolo Liberi e fedeli in Cristo, significativamente sottotitolata Una teologia morale per preti e laici.

 Ragioni di un successo     

Molto esattamente annota don Lorenzetti: «(Padre Hà¤ring) ha fatto amare la morale, non perché ne minimizzava le esigenze, ma perché mirava a persuadere e a offrire aiuto concreto. Gli alunni e gli ascoltatori rimanevano coinvolti nell'entusiasmo con cui egli trasmetteva il messaggio morale cristiano nell'intento di far comprendere che la morale cristiana non è un peso in più per il credente, ma apre inedite possibilità  che il non credente purtroppo ignora». La chiarezza e la pastoralità  delle sue posizioni assunsero peculiare rilevanza dopo la pubblicazione dell'enciclica Humanae vitae di Paolo VI. A seguito delle contestazioni seguite al documento, il cardinale Felici ebbe a dire: «Chi non accetta l'enciclica lasci la Chiesa». Dopo una notte passata in preghiera, invece,       Hà¤ring così si esprimeva: «Chi in coscienza sente di poter accettare la linea dell'enciclica, deve essere conseguente fino in fondo, non disperando dinanzi alle obiettive difficoltà ; chi, invece, dopo aver riflettuto e pregato, sente che in coscienza non può seguirne i postulati, può serenamente seguire la propria coscienza senza per questo dovere lasciare la Chiesa o allontanarsi dai sacramenti». E il padre a questo punto annota. «Non pochi cattolici mi hanno spesso confidato, in questi vent'anni, di essere ancora nella Chiesa per questa mia posizione».

 Sono ormai universalmente note, dopo le interviste rilasciate a famosi pubblicisti, le dolorose serie di contrasti con la gerarchia ecclesiastica su alcune delicate questioni, contrasti che nemmeno il tumore alla gola è valso a interrompere. A critiche del genere, Hà¤ring ha reagito con fermezza, illustrando le sue ragioni di fronte all'opinione pubblica e alla vasta schiera dei suoi alunni sparsi nel mondo.     

Motivo di grande edificazione è stata la serenità  e il coraggio (vedi Malati in dialogo, «Messaggero di sant'Antonio», aprile 1988) con cui cristianamente ha saputo affrontare la malattia che lo ha afflitto negli ultimi suoi anni: essa gli ha tolto o gravemente menomato la capacità  espressiva verbale, ma non la lucidità  del pensiero che lo ha condotto ad approfondire ulteriormente le tematiche della pace, della femminilità ,       della vita coniugale responsabile, della necessità  di una svolta ecclesiale per consentirle ad intra e ad extra comunicatività  e incidenza in vista dell'auspicata nuova evangelizzazione.

  Padre Bernhard Hà¤ring era nato a Rottinngen, in Germania, nel 1912. Apparteneva ai redentoristi, una congregazione religiosa fondata nel Settecento da sant'Alfonso de'Liguori, anche lui famoso maestro di spiritualità  e di morale. Ha insegnato per più di trent'anni all'Istituto superiore di teologia morale a Roma, detto «Alfonsiano». All'impegno dell'insegnamento, affiancò quello di predicare le missioni al popolo e gli esercizi spirituali, diventando poi animatore di centri di preghiera in tutto il mondo. Il suo contributo al concilio Vaticano II fu determinante nella stesura di alcuni dei documenti più importanti. Per gli studi di teologia morale, fondamentale il libro La legge di Cristo , che ha rivoluzionato l'approccio alla morale. Privato, per un tumore,       delle corde vocali, ultimamente viveva ritirato in un convento in Germania. La morte lo ha colto il 3 luglio   scorso.
Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017