Ripartire dall’amore
«La confessione è chiamata anche “porta del cielo”. O vera porta del cielo, o vera porta del paradiso! Per mezzo di essa infatti, come attraverso una porta, il peccatore pentito viene introdotto al bacio dei piedi della divina misericordia, viene sollevato al bacio delle mani della grazia celeste, viene innalzato al bacio del volto della riconciliazione con il Padre» (Sant’Antonio, Sermoni, La penitenza)
«Non accadrà mai più!». È questo che tante volte diciamo a noi stessi quando commettiamo qualche errore o ci lasciamo trascinare dalla seduzione del male, rimanendo imprigionati nella delusione del peccato. Alla fine ci rendiamo conto di ciò che abbiamo combinato e ne sentiamo tutta la tristezza. Grazie a Dio! Sì, perché sentire disagio per il male compiuto è sintomo di un cuore sano, che sa vibrare in dissonanza con il male stesso. A fronte di tale disarmonia, non di rado ci sentiamo spinti a ribadire a noi stessi, appunto, che non ci lasceremo ingannare mai più, che staremo più attenti. Riusciremo davvero a farlo? Difficile poter dire di sì. Ci capita in realtà di ricadere molte volte nelle stesse colpe e il laccio dell’amarezza torna a stringersi attorno alla nostra anima. Potrebbe far capolino, a questo punto, un orientamento opposto. Ed eccoci così a deprimerci scoraggiati: «Non ce la farò mai! Per me non c’è via di scampo!».
La citazione di sant’Antonio sulla confessione – indubbiamente uno dei testi suoi più noti – ci aiuta a maturare una saggezza spirituale in grado di collocarci al mezzo. Da un lato è inutile e irrealistico illuderci che non sbaglieremo mai più; capiterà ancora. Dall’altro è demoniaco lasciarci atterrare del tutto dallo scoraggiamento. Divino, invece, è ripartire. Ripartire! Bellissimo lo slancio che contraddistingue le parole di speranza del Santo: un volo a tre balzi, potremmo dire, che parte dai piedi, si lascia afferrare dalle mani, raggiunge l’altezza del volto. Un’ascesa non compiuta con le ali, ma con un triplice bacio. Tre baci che dischiudono la meravigliosa opportunità di ripartire, dato che la porta della rinascita non è mai sbarrata definitivamente.
Affidiamoci alla simbologia di Antonio. Suggestivo è il richiamo al bacio; esprime un contatto al vivo, intimità, fiducia sconfinata, reciprocità. Attraverso queste inclinazioni di vicendevole consegna, ci si lascia abbracciare dal Signore e si parte dall’urgenza più immediata: essere risollevati dalla sua misericordia, che rinnova il cuore e rimette in piedi. Il dono ricevuto si trasforma poi nell’operosità delle mani; quelle della grazia, certo, che ci guarisce con delicatezza e forza, ma anche le nostre mani, rese nuovamente capaci di compiere il bene e seminarlo in favore di altri. All’apice, si è infine innalzati allo sguardo del Padre, all’altezza dei suoi occhi infinitamente amanti, che ci rivelano la nostra gioia: lasciarci guardare da lui, riconciliati. Questo triplice bacio di ripartenza non potrebbe forse costituire un balsamo rivitalizzante anche per riallacciare i rapporti tra di noi? Quante volte litighiamo! E si può addirittura correre il rischio di non parlarci mai più, magari a causa di inezie. Eppure possiamo sentirci invitati a fare come Dio, nientemeno! Mantenere le porte del nostro cuore sempre aperte e donarci l’opportunità salutare di abitare gli uni nello sguardo degli altri, senza bisogno di difesa. Sempre, daccapo, contenti di ripartire.
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