Ripartire dall'etica e dalla solidarietà
Il G8 dell'Aquila è stato certamente un momento politico importante. Ha messo in evidenza l'impegno dei leader degli Stati più influenti del mondo, nel trovare una soluzione ai problemi emergenti del pianeta. Una soluzione che, in molti casi, è ancora lontana. Ad accogliere le delegazioni è stata l'Italia, in una terra ferita dal recente terremoto ma divenuta, nonostante la situazione di prova e di disagio dei suoi abitanti, emblema di rinascita e di speranza. Per gli abruzzesi, residenti in Italia e all'estero, questo G8 è stato, senza dubbio, un evento. Ha posto la loro regione al centro dell'attenzione mondiale, rafforzando la speranza nella ricostruzione delle case e delle realtà culturali del territorio.
Tra i risultati positivi del vertice, ricordiamo l'accordo sulle misure anticrisi per il risanamento del sistema finanziario mondiale, l'impegno a bloccare ogni forma di protezionismo e di evasione dalla tassazione dei capitali e quello di giungere a un mondo senza armi nucleari. Quindi lo stanziamento di 20 miliardi di dollari a sostegno dell'agricoltura dei Paesi africani, puntando sull'acqua come risorsa base dei territori e l'intesa di contenere entro due gradi il futuro aumento della temperatura globale, anche se Cina e India hanno detto no ai tagli sul carbone. Infine, l'accoglimento della proposta italiana di dimezzare i costi di transazione per le rimesse degli emigranti. Decisioni che caratterizzano positivamente il summit dell'Aquila, anche se il mondo rimane, ora, in attesa di conoscere chi dirigerà l'authority per l'attuazione di tutte le iniziative decise, come e quando lo farà, con quali priorità e, soprattutto, con quali obiettivi.
Nelle dichiarazioni del premier italiano Silvio Berlusconi, che ha organizzato questo G8 – allargato poi a ricomprendere anche Brasile, Cina, Egitto, India, Messico e Sud Africa – emerge uno degli obiettivi prioritari dell'incontro: «Permettere il rilancio della crescita e attuare misure adeguate per proteggere i più vulnerabili». L'attuale crisi ha, infatti, messo in luce gli errori di un sistema economico-finanziario basato sul profitto e che non ha tenuto nel dovuto conto il bene comune. Un sistema che potrà essere rimosso solo se, alle storture che hanno tolto lavoro e sicurezza a famiglie e popolazioni, si sostituiranno i principi dell'etica, della sussidiarietà e della solidarietà, quali criteri ispiratori delle nuove regole della finanza e del mercato. Sono necessarie scelte morali e politiche capaci di cambiare l'amara constatazione che fu di John Kenneth Galbraith: «I ricchi sempre più ricchi, i poveri sempre più poveri».
Nel passato, sono stati attuati diversi progetti a favore di popolazioni colpite da emergenze e da povertà congenite, come la fame, la mancanza di progetti per la scolarizzazione, lo sviluppo industriale e quello commerciale. Fenomeni che, tuttora, pongono in crisi la vita democratica di diverse popolazioni a causa del perdurare delle ingiustizie, del terrorismo e delle guerre interetniche. Non bastano gli aiuti economici se non si aiutano le persone a crescere e, soprattutto, a rendersi consapevoli delle risorse di cui dispone il loro territorio. Le istanze sociali sono istanze antropologiche e i principi dell'etica devono diventare la base del mercato, per avviare un vero sviluppo che possa andare a beneficio di tutti gli uomini, soprattutto coloro che si trovano in situazioni di bisogno.
Tutti abbiamo il desiderio di assicurare all'umanità un futuro migliore. Ma «il capitale da salvaguardare e valorizzare è l'uomo, la persona nella sua integrità – come ha sottolineato papa Benedetto XVI nell'enciclica Caritas in veritate – l'economia ha bisogno dell'etica per il suo corretto funzionamento. E non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica amica della persona».