RIPENSARE UN RUOLO

Rompere l’isolamento, salvaguardare l’identità nella patria d’adozione, capire i cambiamenti sociali e culturali. Quali sono le prospettive delle donne italiane, laiche e religiose che vivono in Germania?
07 Marzo 1997 | di

Freiburg

'Chi siamo, quale è il nostro ruolo come donne in emigrazione e all'interno della società  che ci ospita, e cosa possiamo fare concretamente per formare quella società  anche a nostra immagine e secondo le nostre necessità ?'. Queste furono le domande che sottintesero il congresso di fondazione del 'Gruppo donne Acli' della zona di Bad Sà¤ckingen, nella regione Sud occidentale tedesca del Baden. Dopo diversi anni di riflessione e di lavoro nei gruppi di parrocchia o di missione, a Bad Sà¤ckingen, come altrove, le donne italiane decisero nel marzo dell'anno scorso, di darsi una struttura organizzativa, proprio per incidere meglio sul loro futuro di donne. Insieme, le donne allestirono un 'Internationalen Frauentag': una giornata internazionale della donna che si tenne a Offenburg nel marzo del 1996. Da allora le iniziative si sono moltiplicate e, sia pur nella fatica che queste comportano, i risultati poco a poco si cominciano a vedere.

Una metamorfosi incompleta

Il disagio delle donne in emigrazione è un tema ancora da affrontare. A esse viene richiesto, nella famiglia a esempio, di mantenere e valorizzare l'identità  e l'armonia del nucleo. Il loro ruolo è, però, spesso misconosciuto proprio dai membri stessi della famiglia. La figura della donna è compressa in modo tale che, talvolta, la loro condizione è vicina a uno stato di segregazione. Non solo; le donne emigrate vivono per prime il dramma di chi vede che i modelli di vita vincenti, nella società  di oggi, sono molto diversi da quelli nei quali esse si sono formate. Vivono per prime il dramma di essere figure di mezzo in un cambiamento culturale e generazionale enorme.

Rapportarsi a una dimensione pubblica, definire meglio il proprio ruolo nella famiglia e fuori: questo è l'imperativo. Ciò significa innanzitutto capire meglio sé stesse, per capire meglio gli altri: capire, a esempio, le figlie, che vogliono fare le dive in televisione, o i figli, che talvolta vivono male la loro identità  biculturale e vorrebbero essere più tedeschi di quello che sono. Nella società , poi, sul piano politico e rappresentativo, le donne sono spesso invisibili, le loro richieste misconosciute, l'importanza di ciò che fanno non abbastanza valutata.

La filosofia dei piccoli passi

'Molte piccole persone, da molti piccoli luoghi, che fanno molti piccoli passi possono cambiare la faccia della terra'. Questo era il motto che serviva da riflessione a un secondo incontro internazionale delle donne, fatto anch'esso a Offenburg, in collegamento con la Caritas, nel settembre del 1996. Piccoli passi per un grande cambiamento culturale, che parta innanzitutto dalla loro propria esperienza.

Uscire allo scoperto significa guardarsi intorno e cominciare a comunicare con gli altri. Significa riflettere sull'isolamento secolare di cui le donne del Sud in particolare, hanno sofferto e soffrono. Significa comunicare di più. Con chi? Con la maggioranza di lingua tedesca, per esempio; e poi con le altre comunità  e minoranze che vivono in Germania, fino a oggi ignorate dagli italiani. A Offenburg è stata molto sentita - e non a caso - l'esigenza del passaggio da una società  'multiculturale' - dove molte etnie vivono una a fianco all'altra, senza nessun contatto reciproco - a una società  'interculturale', dove invece le etnie si pongono lo scopo principale di scambiarsi competenze ed esperienze, per arricchirsi reciprocamente.

Che, poi, proprio le donne, a causa del loro isolamento, sentano più degli uomini l'esigenza del contatto e dello scambio interculturale, non deve stupire: 'Noi siamo più concrete degli uomini, che spesso consumano molte parole invece di agire', afferma Teresa Baronchelli, presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani (Acli) di Germania e una dei motori delle iniziative che coinvolgono le donne. A Offenburg, infatti, erano presenti agli incontri gruppi di donne croate, turche e tedesche.

Le donne nella chiesa

Non sono, però, solo le donne laiche della chiesa protagoniste di questa fase di ripensamento dell'identità  femminile in emigrazione. Anche le suore sono molto attive. È il caso, a esempio, delle suore della comunità  cattolica italiana di Offenbach, nei pressi di Francoforte sul Meno, le quali, sostenute dal missionario e da una consacrata laica, vivacizzano una comunità  italiana enorme per estensione e per numero di membri, in particolare dal punto di vista caritativo e liturgico. È il caso di suor Annunziata Daniele, paolina, che ormai da oltre un anno conduce praticamente da sola la comunità  italiana di Hanau, in Assia, dopo la partenza del missionario per motivi di salute. Per le suore è il ruolo delle donne all'interno della chiesa, intesa come struttura, il punto di discussione fondamentale, così come, peraltro, la necessità  di procedere uniti, uomini e donne, in un compito pastorale e sociale che probabilmente infuturo diventerà  più difficile, almeno per le comunità  di stranieri che vivono in Germania.

Il confronto con le istituzioni

Dopo il loro convegno di Offenburg, le donne sono state invitate a un incontro all'ambasciata di Bonn. La discussione ha toccato molti aspetti: la difficile situazione scolastica di molti ragazzi italiani, soprattutto nelle zone più industrializzate del Sud della Germania; il fatto che agli italiani nati qui, che devono fare il servizio militare in Italia, visto il divieto della doppia cittadinanza, non viene data la possibilità  di fare qui anche un servizio civile alternativo presso istituzioni italiane; la possibile messa in atto di un programma diformazione per genitori e famiglie, in vista di una loro migliore integrazione nel tessuto sociale tedesco. Si è toccato anche il tema delle espulsioni troppo facili di uomini per motivi diversi; espulsioni che però colpiscono anche mogli e figli degli interessati.

Il dibattito è proseguito, poi, anche con le autorità  tedesche. Un 'catalogo dei desideri' Wunschkatalog è stato presentato alla Cdu-Csu - lo schieramento cristiano democratico che attualmente guida la coalizione di governo, in occasione di un incontro avvenuto a Bonn il 19 maggio dello scorso anno - . Tra quelli espressi dalle donne italiane, c'era il 'desiderio' di un'attenzione maggiore del governo tedesco ai problemi della disoccupazione, che oggi tocca in gran parte gli stranieri; c'era il desiderio di una cura maggiore degli asili; c'era la richiesta di un innalzamento della quota di sostegno alle famiglie con figli e cosi via. La risposta del presidente del gruppo parlamentare della Cdu-Csu, Scheuble, è stata, almeno sulla carta, positiva: 'Io condivido le vostre richieste, tra le quali quella di un maggior numero di posti disponibili negli asili, così come quello di una minore pressione fiscale sulle famiglie', ha risposto Scheuble; salvo poi aggiungere: 'Naturalmente bisogna guardare in faccia la realtà ...'. Vedremo, poi, se in futuro, alla disponibilità  generica seguiranno i fatti.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017