Robert Schuman, anima dell’Europa

Il vecchio continente, in crisi d’identità sulla scena politica internazionale, rimpiange il primo presidente del Parlamento europeo, oggi avviato alla gloria degli altari.
16 Giugno 2004 | di

In questi mesi in cui l";attenzione del mondo è nuovamente rivolta all";Unione Europa per l";importanza politica del suo allargamento a 25 Paesi, per il rinnovo del Parlamento e per l";acceso dibattito affinché nella Costituzione siano riconosciute le sue radici cristiane, ha avuto poco risalto la notizia giunta da Metz, ridente capitale della Lorena, riguardante Robert Schuman, primo presidente del Parlamento europeo. Riguardo a quest";uomo politico, che Paolo VI ha definito «pioniere dell";unità  europea», lo scorso 29 maggio si è chiusa la fase diocesana della causa di beatificazione; e il fatto che egli potrebbe tra qualche anno essere elevato agli onori degli altari, provocherà , forse, in chi non lo conosce, stupore se non incredulità .
Come uomo politico, il suo nome, unito a quello di altri grandi statisti europei come Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Jean Monnet è legato alla nascita della Comunità  europea. Schuman nasce nel 1886 a Clausen, nel Lussemburgo, dove il padre s";era trasferito dopo l";annessione dell";Alsazia-Lorena alla Germania; ma dopo gli studi in Diritto nelle Università  di Berlino, Monaco di Baviera e Strasburgo, nel 1912 inizia ad esercitare l";avvocatura a Metz. Con il ritorno, nel 1918, dell";Alsazia-Lorena alla Francia, viene eletto deputato della Mosella e, pochi mesi dopo l";inizio della Seconda guerra mondiale, viene nominato sottosegretario di Stato per i Rifugiati. Ciò motiva, nel settembre 1940, il suo arresto da parte della Gestapo, ma dopo due anni di prigione, egli riesce a fuggire, entrando in clandestinità .
Terminata la guerra, il suo impegno raggiunge i più alti traguardi politici: nel gennaio del 1947 viene eletto ministro delle Finanze e dal novembre dello stesso anno fino al mese di giugno 1948 è presidente del Consiglio; dal 1948 al 1952 è ministro degli Esteri, e dal 1955 al 1961 ministro della Giustizia; presiede, infine, dal 1958 al 1960, l";Assemblea parlamentare europea di Strasburgo e, dal 1955 al 1961, il Movimento europeo. Muore il 4 settembre 1963 a Scy-Chazelles, a pochi chilometri da Metz, rimpianto dai responsabili dei governi europei e mondiali e da quanti l";avevano potuto conoscere, come uno dei più grandi artefici dei Trattati internazionali, approvati dopo la Seconda guerra mondiale, che avevano definito ruoli e compiti ad istituzioni internazionali come il Consiglio d";Europa, il Patto Atlantico e la Comunità  europea del carbone e dell";acciaio (Ceca) da lui concepita come un modo per superare il contrasto franco-tedesco. È significativo il fatto che i Paesi della Ue, dovendo fissare la data della «Giornata dell";Europa», abbiano scelto il 9 maggio, in ricordo della Dichiarazione Schuman, con la quale, nel 1950, furono poste le basi dell";Unione.
Quest";uomo e questo statista insigne è ora sulla via della santità  in virtù del patrimonio culturale e spirituale, d";ampio respiro e di grande attualità , che ha saputo donare ai Paesi della nuova Europa. La sua testimonianza politica era motivata da una profonda fede cristiana, alimentata dalla conoscenza della dottrina sociale della Chiesa. Schuman è emblema del credente, impegnato nel sociale, per il quale il cristianesimo non è riducibile alla sfera del privato. Credeva nel futuro dell";Unione europea, non solo per la prospettiva di assicurare ai suoi membri un";economia e una difesa collettiva contro ogni possibile aggressione, ma soprattutto per il patrimonio di valori morali e culturali, basato sulle radici cristiane, che avrebbero garantito al vecchio continente democrazia e solidarietà .
«L";Europa non potrà  farsi in una sola volta, né sarà  costruita tutta insieme "; scriveva un anno prima che nascesse la Ceca (1950) ";; essa sorgerà  da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà  di fatto». E nel 1963, pochi mesi prima di morire, con chiara visione profetica scriveva: «Noi dobbiamo fare l";Europa non solo per gli interessi dei popoli liberi, ma anche per potervi accogliere i popoli dell";Est i quali, liberati dall";assoggettamento subito fino ad oggi, ci domanderanno la nostra adesione e il nostro appoggio morale».
Chi l";ha conosciuto, testimonia che tutta la sua attività  era intesa come una risposta ad una vocazione interiore: quella di donare, come si è recentemente espresso il cardinale Paul Poupard, «un";anima all";Europa».

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017