Roots wanted

Un centinaio di giovani provenienti da tutto il Paese ha cercato il denominatore comune che li lega all'Italia. Qualche perplessità per l'uso dell'inglese nel corso dei lavori.
15 Dicembre 2006 | di

Toronto

Le nostre associazioni, che con gli anni invecchiano, sentono la mancanza di un rinnovamento, ossia di quella comunità giovane, nuova, emergente, che va affermandosi con successo in tutti i campi e che, per il momento, rimane ancora fuori dal flusso di interessi delle nostre comunità in Canada. Oggi la metà del milione e trecentomila italo-canadesi è composta di soggetti che si trovano nella fascia d’età che va dai 18 ai 45 anni.
Da alcuni anni, intorno ai Comites che operano nelle varie città canadesi, si è andata formando un’Associazione di Giovani Italo-Canadesi che ha l’intento di guardare da vicino i grandi vantaggi socio-culturali che essi possono ottenere se adottano come punti di riferimento, la cultura e la lingua italiana.
Il gruppo che sembra aver avuto maggior successo finora, è quello raccoltosi intorno al Comites di Montréal, senza nulla togliere ad altri gruppi che portano avanti l’italianità.
Recentemente ha avuto luogo a Toronto la quarta Conferenza dei Giovani Italo-Canadesi. Organizzata dal Comites di Toronto, la Conferenza ha avuto luogo alla Dante Alighieri Academy con la partecipazione di delegazioni provenienti da varie parti del Paese, tra le quali Montréal e Ottawa.
Scopo della Conferenza era di mettere insieme i giovani italo-canadesi di varie estrazioni, e dare loro la possibilità di confrontarsi liberamente per identificare gli obiettivi comuni da seguire e per ridare forza e valore alle comunità in cui vivono.
La Conferenza è iniziata con i messaggi di varie personalità intervenute, come i membri delle Università di York e di Toronto, di Veronica Ferrucci, console d’Italia a Toronto; Alberto Di Giovanni, presidente del Centro Scuola; Giovanni Rapanà del Cgie, che hanno cercato di incoraggiare concretamente le diverse iniziative.
I giovani presenti si sono riuniti in gruppi di lavoro, ognuno dei quali ha preparato delle proposte da discutere in assemblea. E così al termine dei lavori, abbiamo avuto modo di ascoltare le varie proposte entrate nel documento finale.
La ventiseienne Caterina Panzera ha parlato, insieme a Maria Ciaccia, della ricerca della loro identità, del significato che esse danno al sentirsi italo-canadesi. Si tratta di un sentimento che parte da molto lontano ossia dal fatto di discendere da famiglie italiane anche se loro sono nate e cresciute in Canada, e si sentono artefici della crescita di questo Paese. E proprio in virtù della loro discendenza, della cultura che essa rappresenta, delle tradizioni che emergono e accompagnano i loro comportamenti, possiamo dire che esse, insieme a molti italo-canadesi sono alla ricerca delle loro radici per sentirsi anche loro legate alla terra dei loro padri: l’Italia. Ed anche loro si sono dette deluse dal fatto che la Conferenza è stata tenuta in inglese e non in lingua italiana come loro avevano sperato.
Altro importante argomento di cruciale importanza è stato quello del mantenimento della lingua e della cultura italiane. Ebbene, occorre dire che i 30 giovani di Montréal presenti alla Conferenza, parlavano tutti – oltre alle lingue ufficiali del Canada: inglese e francese – anche l’italiano, e i loro interventi sono stati fatti tutti in lingua italiana. Cosa che non è accaduta per i rappresentanti degli altri gruppi. Dai risultati ottenuti da questi gruppi di lavoro è emersa chiaramente la volontà di cercare di incoraggiare lo studio della lingua italiana nelle sue varie tappe, partendo dalle scuole elementari fino all’università. Tutto questo rappresenta un punto di merito e di sprone per tanti altri giovani i quali non sono ancora coinvolti in questo processo culturale che, anche se lentamente, va avanti tra gli italo-canadesi.
«La mia origine italiana è molto importante per me – ha dichiarato Patrizio Savo, 26 anni, di Montréal –. Ho frequentato le scuole italiane del sabato, e sono rimasto legato alle nostre tradizioni per cui ho voluto partecipare a questa Conferenza proprio per esprimere la mia testimonianza circa i vantaggi che quest’appartenenza mi ha dato».
«Sono stata insieme ad alcune mie coetanee e coetanei di Toronto, Vancouver, Edmonton e Ottawa – ha dichiarato Marina Longo, 20 anni, di St. Leonard – e tutte eravamo d’accordo sulla necessità di studiare per preservare la nostra lingua, e di intensificare i nostri rapporti per conoscere meglio ciò che l’Italia ci offre».
«È stata un’ottima esperienza quella di partecipare, per la prima volta, ad una Conferenza del genere – ha detto la giovane ventitreenne Giovanna Villella – perché mi ha fatto conoscere importanti problemi delle nostre comunità come quello del riconoscimento della doppia cittadinanza. La legge in vigore va modificata per rendere giustizia a quei giovani che, pur facendo parte della stessa famiglia, non riescono ad ottenere la doppia cittadinanza come i fratelli. Devo dire che sono rimasta molto contrariata dal fatto che gran parte della Conferenza si è svolta in inglese. Tutto questo ha contribuito a mantenere un freddo distacco tra i giovani del Quebec e quelli delle province anglofone».
Le discussioni si sono allargate toccando problemi come le borse di studio che permettono ai giovani italo-canadesi di andare a studiare o addirittura di laurearsi in Italia. Scambi culturali che possono dare grossi risultati per ciò che riguarda la conoscenza, le scienze, il turismo e tante altre attività in grado di mettere in moto organismi che operano con successo tra le comunità italo-canadesi. Infine, si è parlato anche di mass media: radio, televisione, giornali, e della possibilità di aprire agli italo-canadesi.
Questa quarta Conferenza, al di là delle delusioni e delle aspettative, nel suo insieme è stata utile per molti aspetti. Si è trattato di un incontro ma anche di uno «scontro» tra realtà diverse. E speriamo che da queste esperienze possa nascere in futuro quella necessaria coesione capace di creare un solido movimento di giovani pronti a prendere in mano le redini delle nostre comunità.
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Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017