A Rotzo con san Francesco
Lo scorso sabato 5 agosto 2017, presso la chiesetta di Campolongo di Rotzo (VI), si è celebrata la ricorrenza del «Perdon d’ Assisi». Questo appuntamento, che si rinnova oramai da ben nove anni il primo sabato del mese di agosto, è stato organizzato dalla grande famiglia francescana dell’O.F.S. di zona. L’O.F.S., acronimo di Ordine Francescano Secolare, un tempo denominato T.O.F. (Terzo Ordine Francescano) è un ordine riconosciuto dalla Chiesa costituito sia da persone laiche che da consacrate non appartenenti ai primi due ordini francescani (i frati e le sorelle francescane), i quali con una promessa solenne si impegnano a vivere il messaggio evangelico di Gesù Cristo, comune a tutti i cristiani, seguendo lo specifico carisma di San Francesco d’Assisi, pur rimanendo nel mondo o nella diversa realtà religiosa. I laici appartenenti all’Ordine possono dunque sposarsi formando una famiglia, lavorare e condurre una vita normale, impegnandosi però a viverla secondo le indicazioni riportate nella Regola inizialmente scritta dal fondatore san Francesco d’Assisi, approvata dalla Chiesa ed in seguito riformulata fino alla versione attuale.
Con la definizione «Perdon d’Assisi» ci si riferisce all’indulgenza plenaria perpetua concessa nel 1216 dall’allora pontefice papa Onorio III, su richiesta di san Francesco per la chiesa di S. Maria degli Angeli ad Assisi, meglio conosciuta come «Porziuncola»; secondo le condizioni originarie stabilite per il rilascio dell’indulgenza, ogni fedele che il 2 agosto di ogni anno si fosse recato presso la «Porziuncola», con cuore contrito, si fosse confessato e comunicato, avrebbe avuto la rimessione di tutti i suoi peccati. Ancora oggi, in occasione di questa ricorrenza, tutti i francescani di ogni ordine celebrano questo evento molto importante per la salute dell’anima. Anche quest’anno molti francescani secolari delle fraternità di Roana (VI), Bassano (VI), Asolo (TV), Grantorto (PD), Cittadella (PD), Molina di Malo (VI) e altre ancora, grazie al ministero offerto da ben sei sacerdoti, hanno partecipato a questo evento presso la chiesetta di Campolongo di Rotzo, che tanto ricorda la «Porziuncola di Assisi». Verso le 10 sono iniziate le confessioni, poi alle 11,30 è iniziata la celebrazione della Santa Messa e verso le 15,30 si è concluso l’incontro con la preghiera del Santo Rosario, presso la vicina chiesa di Spillek, a Roana. L’affluenza è stata molto numerosa non solo tra i francescani, ma anche tra i simpatizzanti dell’O.F.S. e tra le molte altre persone che, passando in questa stupenda località turistica di Campolongo, hanno colto l’occasione per fermarsi e partecipare alle funzioni.
Che dire della chiesetta di Campolongo? Quasi a rammentare le origini umili della spiritualità francescana, non è un caso che sia stata costruita circa diciassette anni fa, dopo una serie di lavori di restauro sulle rovine di una vecchia stalla, grazie all’intervento dell’allora sindaco, il dott. Edoardo Sartori. Qualche anno dopo la costruzione, Lucio Spagnolo, altro sindaco di Rotzo, fece collocare all’entrata della chiesetta un’insegna che riporta tutt’ora la sua dedicazione: «Chiesetta di S. Francesco, la Porziuncola delle Tre Venezie», nome che rinvia alla più conosciuta «Porziuncola» di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, già citata in precedenza, che, si rammenta, all’epoca di san Francesco era una antica e minuscola chiesetta diroccata che lo stesso Santo si premurò di riparare con devozione. Qui ebbe inizio la sua conversione ed in essa egli costituì la sua dimora. Prima di lasciare questa vita terrena, il Santo di Assisi impartì a questa chiesetta piccola e umile una speciale benedizione.
Il luogo: Campolongo di Rotzo. È un paesaggio alpino molto suggestivo collocato nell’Altopiano di Asiago, circondato da prati che si estendono armoniosi fino a dove gli abeti verdi, ergendosi a confine naturale, spiccano diritti in alto verso il cielo blu intenso. Guardando questo affascinante spettacolo della natura, non si può fare a meno di riflettere sull’importanza della salvaguardia dell’ambiente, questo dono che Dio ci ha dato, affinché ne facessimo un uso coscienzioso, custodendolo e preservandolo anche per le generazioni future. Chiunque cammini in questi luoghi, immergendosi nella natura circostante, riceve una pace interiore che gli consente di contemplare l’immensa bellezza del creato, concetto questo di cui Francesco aveva colto il valore molti secoli addietro.
Nel mondo attuale, in cui tutto è veloce, stressante, caotico, dove i valori sono divenuti anche veloci, sfuggenti, mutevoli, per non dire «liquidi», come li avrebbe definiti Sigmund Baumann, questi luoghi in cui tutto è lento impongono di fermarci e di riflettere su dove stiamo andando, ricordandoci per un momento che noi uomini deriviamo tutti dalla stessa terra, dal fango per l’esattezza, e solo questo dovrebbe bastare per indurci a rispettarla, senza mai dimenticare che un giorno dovremmo ritornarvi. La nostra felicità e serenità, durante la breve permanenza del nostro corpo in questa terra, dipende anche dalla simbiosi armonica che riusciamo a creare con tutte le creature animate e inanimate che la abitano. Se riuscissimo a far nostra questa riflessione, avremmo già fatto un passo importante nel percorso verso la nostra serenità (pace) interiore.
«L’essenziale è invisibile agli occhi» scriveva Antoine de Saint-Exupery in Il Piccolo Principe. È vero: quando riteniamo un dono così grande come una cosa scontata, non riusciamo ad apprezzarne il valore e non riusciamo neppure a cogliere l’immensa importanza e la bellezza che molti aspetti di questo dono hanno nella nostra vita, perché per l’appunto consideriamo questi aspetti «piccole cose» e, in quanto tali, insignificanti e «invisibili»: il prato, il bosco, lo spettacolo del cielo con il sole e le nuvole, l’aria fresca, il cinguettio degli uccellini, il vento che porta il profumo intenso della resina degli abeti, i fiori, l’erba… Dovremmo imparare a cogliere il valore di queste piccole gioie della vita, perché non stancano mai e, pur essendo ogni giorno le stesse, sono nel contempo sempre diverse.
Il rifugio. Non si può concludere la descrizione di questo luogo meraviglioso senza menzionare il bellissimo e confortevole rifugio dove i turisti e i pellegrini possono andare a ristorarsi e dove si possono trovare tutti i comfort tipici per un ambiente alpino come questo, sia d’estate che d’inverno. Fuori dalla struttura, un orso scolpito nel legno, quasi a ricordarci il ritorno del mammifero in queste zone, come anche del lupo. Questo orso almeno sembra mansueto e non preoccupa i cavalli da tiro della carrozza che accompagna i turisti in un giro per le strade sterrate che attraversano la località. In questo stesso luogo, la seconda domenica di settembre si tiene la Festa della Montagna, un evento molto sentito dalle autorità civili (in primis il neo sindaco Aldo Pellizzari e via via tutti i cittadini fino ad arrivare al parroco che riunisce tutti con la celebrazione della Santa Messa). Non si può non ricordare padre Olindo Baldassa (O.F.M. conv.), un fervido sostenitore di questo appuntamento annuale, che con tutto il cuore ha voluto lasciarci in eredità il suo messaggio per questo giorno di ritrovo, di condivisione, ma soprattutto di unione spirituale con i nostri fratelli rotzesi.
Prima di accomiatarci, con un invito rivolto a tutti voi lettori a partecipare agli appuntamenti dell’anno prossimo, non resta che ringraziare il parroco della parrocchia di Rotzo, don Pierangelo Panozzo, sempre presente tra gli organizzatori e i frequentatori sia del «Perdon d’Assisi» che della «Festa della Montagna» e le autorità del Comune di Rotzo. Infine, un ringraziamento va anche ai coniugi francescani secolari della fraternità O.F.S. di Cittadella, Antonio e Silvana, che ogni anno dedicano il loro impegno per la buona riuscita di questi bellissimi incontri: la «Porziuncola alpina delle Tre Venezie» di Campolongo ha un posto privilegiato nel loro cuore.