Sa Oghe, la voce di una comunità
Melbourne
La comunità sarda di Melbourne che si ritrova e si identifica nella Sardinian Cultural Association, ha una «voce» in un bollettino a colori, elegantemente impaginato da un esperto in editoria, Angelo Ledda, dal titolo Sa Oghe, che appunto significa La voce. Angelo Ledda ha lavorato una vita nel settore della grafica artistica: è stato presidente della Sardinian Cultural Association e consultore, e ottimo tessitore, di rapporti con la Regione. Ledda ha trovato in questo Sa Oghe l’opportunità di collaborare in modo efficace e moderno con la sua Associazione.
Sa Oghe tiene aggiornati i soci della SCA su come si sono svolte le manifestazioni dei mesi precedenti, sui programmi e i progetti per il futuro, le iniziative che nascono dal rapporto con altri enti e con le istituzioni ufficiali, e cioè, tra gli altri, il Consolato generale d’Italia, Istituto Italiano di Cultura, Camera di Commercio.
La «voce» del presidente in carica, Paolo Lostia, apre sempre con un messaggio appropriato che rispecchia una sensibilità umana e sociale di grosso spessore, oltre che una visione aperta del ruolo dell’Associazione, molto più lungimirante di quella di tanti club racchiusi nel piccolo mondo antico della loro paesanità.
Le considerazioni di base che animano i suoi editoriali sono essenzialmente due: la prima è quella di rivolgere sempre, all’inizio dell’assemblea generale o di una manifestazione importante, un dignitoso e doveroso tributo alle radici etniche e culturali del luogo, alla popolazione aborigena Wurundjeri. La seconda, vivamente marcata con accenti di profonda convinzione, è quella di richiamare al privilegio di cui gode la comunità sarda, e italiana in genere. Privilegio di aver trovato in Australia una terra fertile e generosa, veicolo di benessere materiale, culturale e sociale. Ma è proprio questo privilegio a dover stimolare una maggiore comprensione verso coloro «che non ce l’hanno fatta», che sono stati lasciati alla deriva, nella solitudine e nella miseria; verso i più deboli, e in particolare i «nuovi arrivati» da Paesi del Terzo Mondo, che fuggono alla guerra e alle tante dittature.
«La mia speranza – afferma il presidente Lostia – è che la Sardinian Cultural Association continui ad essere un’organizzazione orgogliosa delle proprie origini e a “celebrare e condividere” la cultura sarda in una nazione ospite che oggi chiamiamo nostra patria».
Il club dei sardi di Melbourne venne fondato nel 1974, ma all’inizio degli anni Ottanta prese il nome di Associazione Culturale Sarda, presieduta da Angelo Ledda, a cui fece seguito, per un solo anno, Archimede Camba. Nel 1997 venne eletto alla presidenza Paolo Lostia. Questi, nato a Padova e cresciuto a Cagliari, arrivò a Melbourne alla giovanissima età di 10 anni. Studio e sport (moltissimi anni nelle squadre di calcio del Victoria) furono le occupazioni principali della sua gioventù. Si sposò nel 1974 con Luisa, d’origini venete. Paolo e Luisa hanno avuto tre figli, che una volta giunti alla maggiore età hanno dato a Paolo la possibilità di dedicare più tempo all’Associazione, e per tre anni (dal 2000 al 2003), anche al ruolo di consultore della Regione in Australia.
Feste, simboli e costumi
«Sa die de sa Sardinia» è la festa simbolo dell’orgoglio isolano che Lostia ha lanciato alla grande per dare ai soci un senso di forte e gioiosa identità. È la festa del popolo sardo, riconosciuta dal Consiglio Regionale il 14 settembre 1993, e che vuole ricordare i Vespri Sardi: l’insurrezione del 28 aprile 1794 che costrinse alla fuga da Cagliari il viceré Balbiano, in seguito al rifiuto del governo torinese di soddisfare le richieste dell’allora autonomo Regno di Sardegna. La cornice più bella della festa è la stessa sede del Club, ma spesso viene organizzata in altre sale per motivi di capienza. La sede, nel complesso residenziale del Centro Assisi, è arredata con i simboli più eloquenti della Sardegna, iniziando dalla bandiera che ha origini antiche (forse intorno al 1100) con i quattro mori con la fronte bendata. Sulle pareti spicca la bandiera del Cagliari Calcio e gagliardetti d’ogni genere; vi sono poster dei paesaggi classici con i nuraghi, la Costa Smeralda, le feste del folklore (come la cavalcata di Sant’Efisio), i prodotti della natura, la gastronomia, i costumi. Sempre in sede, sono esposti vari prodotti dell’artigianato sardo, dalle terrecotte ai ricami. È una sede-museo dove non manca una validissima biblioteca di libri sulla Sardegna che i soci possono consultare e avere in prestito, e alla quale i giovani possono attingere per ricerche accademiche e per turismo.
Parlando di costumi, ci sembra doveroso ricordare che per anni la signora Iole Marino, con la figlia Loana, indossando tipici costumi femminili di Belvì, e Salvatore Useli con un costume originario di Dorgali, hanno rappresentato con grande dignità la Sardegna alla Festa della Repubblica Italiana, e a tutte le celebrazioni importanti.
Con grande solennità viene anche festeggiata, nel mese di ottobre, la ricorrenza del patrono della Sardegna, Sant’Ignazio da Laconi, la cui statua si trova nel santuario di Sant’Antonio di Hawthorn, fatta venire dall’Italia per interessamento di Salvatore Carbone e Lino Concas.
Progetti culturali
La Regione Sardegna è attenta ai programmi svolti dalla SCA, e viene incontro alle richieste dei Comitati direttivi sulla base di ben documentate informazioni. Possiamo veramente affermare che esiste una lodevole ed esemplare «serietà» nei rapporti tra la Regione e l’Associa-zione dei sardi di Melbourne, estendibile certamente a tutta la rete dell’associazionismo sardo nel mondo.
È grazie ai contributi della Regione che la SCA può sviluppare progetti culturali e comunitari di qualità. Uno di essi è stato il Monash University Prato Travelling Scholarship che ha permesso, per alcuni anni, a dei giovani d’origine sarda, di recarsi nell’isola con specifici compiti di ricerca sugli usi, i costumi, la storia, ecc. Le ultime due borse di studio sono state assegnate a Lucia Lancellotti e Maria Zeiss. La prima è una giovane archeologa che ha potuto lavorare con un team di ricercatori nella zona del Golfo di Oristano, avendo avuto anche la possibilità di presentare i risultati delle sue «scoperte» sull’età del bronzo nel corso di una conferenza all’Università di Sassari. Maria Zeiss ha fatto ricerche sulle fonti della memoria culturale, dei costumi e delle pratiche religiose del popolo sardo, focalizzando l’attenzione sul villaggio di Santu Lussurgiu e dintorni.
Altro progetto sostenuto dalla SCA è l’Australian Sardinian Scholarship assieme all’Italian Australian Institute. È stato denominato «History of Sardinian Immigration in Victoria», e dopo una meticolosa selezione dei concorrenti, è stato assegnato a Saverio Minutolo, giovane giornalista sardo, da alcuni anni residente a Melbourne. Il suo compito sarà quello di documentare l’emigrazione sarda nel Victoria, vista anche dalla Sardegna.
Citiamo anche il progetto «Sponsorship of the Assisi Centre». Si tratta di un contributo dato dalla SCA al Centro Assisi, casa di riposo e di cura per anziani italiani, con alcuni scopi specifici, come potrebbe essere l’insegnamento dell’italiano alle infermiere o l’acquisto di apparecchiature sanitarie.
A dare man forte a Paolo Lostia e al suo dinamico Comitato, è anche il meritorio lavoro che svolge il «Next Generation Group», guidato in modo informale da Laura Piu, Francesca Carta, Jennifer Curcio, Chiara Curcio e Susanne Hammett. Sono giovani a cui non mancano le motivazioni, culturali e storiche, per prendere le redini di un’Associazione viva, che ha solide basi e tanti progetti in cantiere.