San Marino, un Museo per ricordare

Noemi Ugolini, direttrice del Museo dell’Emigrante di San Marino, narra una diaspora dimenticata. A rammentarla anche un sito internet dedicato alla memoria dell’espatrio.
27 Luglio 2004 | di

SAN MARINO
La piccola e antica Repubblica di San Marino appare come un luogo incantato sul Monte Titano. Da diciotto secoli questo stato è libero e indipendente, ma solamente da alcuni decenni può vantare un";invidiabile occupazione e ricchezza. Eppure anche San Marino ha conosciuto la povertà  e il fenomeno dell";emigrazione: in alcuni periodi storici, più della metà  della popolazione fu costretta ad abbandonare la Repubblica.
Chi sale quassù, può visitare il Museo dell";Emigrante, con relativo centro studi e documentazione. Noemi Ugolini, direttrice del Museo nell";Antico Chiostro di Santa Chiara, ci racconta una storia sconosciuta ai più.
Ugolini. Il turista che visita San Marino, difficilmente può pensare che questo piccolo e opulento Paese sia stato terra d";emigrazione. Eppure l";emigrazione ha rappresentato uno dei tratti peculiari e caratteristici della storia della nostra Repubblica.
Rossi. Quali furono le cause dell";emigrazione?
La povertà  del suolo. L";impossibilità  d";integrare il reddito agricolo. La diffusa miseria. La scarsissima attività  industriale e un intenso sviluppo demografico.
Cos";è stata l";emigrazione sammarinese?
Per la Repubblica di San Marino l";emigrazione è stata intensa, distribuita nel tempo e diversificata nei luoghi d";arrivo. Emigrare significava vivere e sopravvivere. Un fenomeno che diventa esodo di massa e sconvolge antichi equilibri, dimezzando i piccoli castelli della Repubblica. Tra il 1800 e il 1900, l";emigrazione toccò il suo apice, portando più della metà  della popolazione a vivere fuori da San Marino.
Quali furono le mete dell";emigrazione sammarinese?
Nei decenni passati i sammarinesi si sono diretti in Sud America, negli Stati Uniti, in Canada, in Belgio e in altri Stati europei. In questi Paesi hanno portato abitudini, valori e ideali. Hanno fatto circolare la loro cultura e il saper fare . Nel Paese ospitante (non sempre ospitale) hanno portato giovinezza, forza e intelligenza. Nelle campagne, nelle miniere, nelle cave di marmo, nei cantieri edili, nelle fabbriche, nei porti, nei ristoranti o sulle strade hanno cercato d";integrarsi, adattandosi ai nuovi costumi. I 13 mila sammarinesi che vivono nei diversi Paesi del mondo sono la testimonianza di questa antica diaspora.
Quali furono le sue fasi?
Fin dall";inizio dell";Ottocento numerosi sammarinesi partirono per la vicina Italia. Un";emigrazione stagionale e precaria, diretta verso la Maremma romana e toscana per la mietitura, la vangatura e la vendemmia. Verso la fine dell";Ottocento, iniziarono le partenze d";interi nuclei familiari diretti in Brasile e in Argentina. Ai primi del Novecento, il fenomeno migratorio raggiunse un numero di espatri tale da sfuggire al controllo dello Stato. La Prima guerra mondiale segnò un mutamento nelle politiche economiche: Stati Uniti, Australia, Canada e Argentina bloccarono la libera circolazione delle merci e delle persone. Nel 1919 molti sammarinesi rimpatriarono dalla Francia e dalle Americhe.
Come venne superata questa fase?
Nel corso degli anni Venti, la Francia, interessata alla manodopera per le miniere, divenne il luogo d";arrivo per molti sammarinesi. Il flusso verso gli Stati Uniti, nonostante il contingentamento, tra il 1923 e il 1940, coprì il 10% dell";intera emigrazione sammarinese. Negli anni Trenta si manifestò un movimento verso l";Italia, determinato dalle grandi opere di bonifica avviate da Mussolini. Tra il 1935 e il 1936 un centinaio di sammarinesi s";imbarcò per l";Etiopia, occupati nelle opere stradali al seguito dell";esercito occupante. Tra il 1939 e il 1940 un altro flusso si diresse verso la Germania.
Quali sono le fasi dell";emigrazione sammarinese contemporanea?
L";emigrazione riprese con la fine del secondo conflitto mondiale. Fino al 1960 si registrarono circa 250 domande d";espatrio l";anno. La maggior parte diretta verso gli Stati Uniti, la Francia, la Svizzera e il Belgio. In Europa si richiedevano minatori e operai edili. A metà  degli anni Sessanta, l";emigrazione diventò un fenomeno più circoscritto e che interessava manodopera più qualificata. Negli anni Settanta l";economia sammarinese, grazie all";industrializzazione e al fenomeno turistico, riuscì ad assorbire i propri disoccupati, e molti emigrati ritornano in patria.
Quali sono le caratteristiche delle Comunità  dei sammarinesi all";estero?
All";inizio del Novecento si formarono spontaneamente diverse Comunità  sammarinesi sia in Europa che negli Stati Uniti. Tra i loro membri si sviluppò una grande solidarietà : si aiutavano i nuovi arrivati a cercare casa e lavoro, e a sostenersi nei momenti di difficoltà .
Ci furono, o ci sono, dei legami tra gli emigrati e la Repubblica di San Marino?
Con la legge 30 novembre 1979 si riconoscono ufficialmente le Comunità  dei cittadini sammarinesi all";estero. Attualmente si registrano 10 Comunità  in Italia, 5 in Francia, 1 in Belgio, 6 in Argentina e 2 negli Stati Uniti. Le Comunità  promuovono iniziative volte al recupero e al mantenimento della storia, della tradizione e della lingua della Patria d";origine. Ogni anno i suoi rappresentanti si riuniscono a San Marino per affrontare e discutere tematiche attinenti la realtà  sammarinese.
Un museo, un archivio, un Centro di documentazione dell";emigrazione sammarinese. Perché?
Che cosa sarebbe l";economia sammarinese senza la risorsa delle rimesse degli emigranti? Senza gli interscambi professionali e tecnologici realizzati tramite i flussi migratori? Sicuramente l";emigrazione ha valenze simboliche e reali nella nostra cultura e identità  collettiva. Sulla base di questa realtà , che coinvolge chi intende capire e riscoprire le proprie radici, è nata l";esigenza di realizzare un Museo dell";Emigrante. Per conoscere, senza ritualità  e retorica, le vicende migratorie e riconoscersi collettivamente nel passato. E nel futuro.
Quali furono i primi passi?
Presentai un progetto di fattibilità  nel 1994 alla Consulta dei cittadini residenti all";estero. Il progetto comprendeva una mostra documentaria. Un cantiere storico per permettere un incontro tra ricerca e impegno civile e sociale. Un centro di ricerca permanente e un laboratorio interdisciplinare. Si trattava di creare un luogo che testimoniasse l";epopea di un piccolo popolo che si riscatta dalla povertà . Il progetto venne approvato nel 1996.
Come si realizzò?
Grazie alla collaborazione di tutti i cittadini che fornirono oggetti, documenti, testimonianze e consigli. Con il contributo economico di enti pubblici e privati, tra i quali l";Unesco che continua ad erogare contributi per convegni su tematiche migratorie. Scolari e studenti hanno incontrato e intervistato ex-emigrati. Le ricerche hanno coinvolto le 24 Comunità  sammarinesi all";estero. L";interesse e la collaborazione sono la migliore garanzia per il presente e il futuro.
Come può definire il Museo dell";Emigrante?
Il Museo dell";Emigrante è un grande archivio della memoria e un punto di riferimento per chi si occupa d";emigrazione e di recupero della memoria storica. Tra i progetti realizzati, segnalo la mostra itinerante Un piccolo Stato nella Grande Storia: l";Emigrazione fra evento e racconto , presentata a Strasburgo e ad Ellis Island; la collana di pubblicazioni, i video-documentari e i convegni annuali. Non ultimo un laboratorio teatrale e la cura del nostro sito internet www.museoemigrante.sm
Nel 2003 il museo ha promosso un primo confronto con i Centri Studi sull";emigrazione presenti oggi in Italia per creare una rete di collaborazione.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017