Sant’Antonio regista al mio fianco

Santo difficile da raccontare in un film, veneratissimo ma poco conosciuto: una sfida cinematografica tormentata come un itinerario spirituale. Ne ripercorriamo le tappe assieme al regista.
24 Maggio 2006 | di

«Studia, scrivi, credi». Così, con tre semplici parole, più simili a un imperativo categorico che a un invito, un amico (chiamiamolo Filippo) sollecitò Antonello Belluco a dedicarsi anima e corpo a un progetto coltivato da tempo: un film su sant’Antonio. Era il 13 febbraio del 2001. Da quel giorno Antonello Belluco si mise a studiare la vita e l’opera del Santo, a scrivere e a riscrivere la sceneggiatura di quello che poi sarà Antonio, guerriero di Dio, credendo fortemente in quello che stava facendo. Il 9 giugno, quel film arriverà nelle sale cinematografiche.
Un’occasione per ripercorrere insieme al regista le tappe di quella che possiamo definire la realizzazione di un sogno.
Padovano di nascita, ma discendente da una famiglia di profughi istriani, fin da bambino Antonello Belluco aveva sentito la sua doppia nazionalità come un intimo legame con il santo di cui portava il nome, anche lui diviso tra l’amore istintivo per Padova, la città che lo aveva accolto, e la nostalgia per la terra d’origine, il Portogallo.
Antonello aveva sempre desiderato vedere un film su sant’Antonio ma mentre su san Francesco d’Assisi periodicamente usciva un film, sulla figura del Santo di Padova, a parte un lavoro girato ai tempi del muto e un paio di altre vecchie pellicole, non c’era nulla. Fu così – proprio come fecero Steven Spielberg e George Lucas con Indiana Jones, un personaggio che portarono sullo schermo proprio perché da giovani non erano mai riusciti a vedere al cinema niente di simile – che Belluco decise di realizzare quel film per conto suo. Avendo alle spalle venticinque anni di esperienza come regista di spot pubblicitari, poteva anche provarci.
«Un desiderio nato da bambino e che si è realizzato alla soglia dei cinquant’anni», racconta Antonello Belluco. «Una strada irta di difficoltà. Un film voluto e desiderato con la forza con cui si percorre un cammino spirituale. Amavo Antonio, l’ho sempre sentito molto vicino, come un amico, ma non ne conoscevo bene la storia. Come la maggior parte della gente, d’altronde. A questo punto, il primo obiettivo era capire innanzitutto chi era Antonio come uomo fra gli uomini. Mi è servita molto la mia decennale esperienza di collaborazione con l’Audiovideo del «Messaggero di sant’Antonio». In quegli anni ho avuto modo di conoscere molti frati e di diventarne amico. Al loro aiuto si è aggiunto in seguito anche quello di Antonio Rigon, ordinario di Storia medioevale all’Università di Padova. E così, a poco a poco, mentre studiavo, leggevo e scrivevo, sentivo che la presenza del Santo cresceva dentro di me. Il suo pensiero mi era sempre più vicino. La sua voglia di combattere per difendere i valori dell’uomo sempre e comunque stava diventando anche la mia. Da sant’Antonio ho imparato che l’uomo non può tacere di fronte ai mali del mondo, perché il silenzio dà ragione all’ingiustizia e rende complici. Alla fine di questo viaggio in sua compagnia, l’ho percepito nettamente come un uomo forte del suo sapere e coraggioso, sprezzante della propria vita. Egli sì, poteva dichiararsi totus tuus, per Dio e per il suo prossimo, per la povera gente».

Msa. Una figura di grande attualità, dunque.

Belluco. Indubbiamente. A stretto contatto con la sua vita e la sua opera, ho scoperto lo straordinario e miserevole parallelismo fra la società di ieri e quella di oggi; ho scoperto come l’uomo tenda, magari inconsapevolmente, a porsi davanti a Dio inseguendo l’avere e il potere; ho scoperto che anch’io, forse come molti altri, mi ero creato un’idea di Dio tutta particolare e personale, modellata dalla mia mente, venerata e onorata in chiesa la domenica, fatta a mia immagine e somiglianza per allontanare i sensi di colpa. Imparando a conoscere Antonio, ho sentito che la mia vita stava cambiando. Aumentava in me il desiderio di trasmettere agli altri questa conoscenza, attraverso lo strumento del mio mestiere, il cinema, in modo da poter infondere coraggio e speranza, ma anche desiderio di emularlo nella sua scelta di vivere pienamente la libertà più intima e più vera, la libertà dal peccato. Quella di Antonio è una sfida anche alla nostra società opulenta, ricca, egoista, dispensatrice di false immagini di benessere e ipocritamente caritatevole.

Se alle tante difficoltà che comporta la realizzazione di un film aggiungiamo anche questa chiave interpretativa, l’impresa non deve essere stata facile.

Le difficoltà non sono state tanto sul piano produttivo, creativo, organizzativo, quanto sul piano del mio coinvolgimento come credente. Nelle prime sceneggiature ho notato che la tentazione era quella di rendere eccessivamente mistico il personaggio. Alla trentaduesima stesura, quella che mi sono portato sul set, mi sono accorto che ero riuscito a vincere le tentazioni oleografiche e che la figura di Antonio era finalmente quella di un uomo che per amore di Dio aveva voluto conoscere la povertà, la fame e l’ingiustizia sulla sua pelle e che ci era riuscito scavando nella sofferenza fino alle radici della propria anima.

 


IL PARERE DI MONS. DARIO EDOARDO VIGANÒ. UN’OPERA CORAGGIOSA


Antonio, creativo discepolo di Francesco d’Assisi

«Un’opera coraggiosa, perché non ha esitato a confrontarsi con un santo “difficile” come sant’Antonio di Padova, il cui itinerario umano e religioso è tutt’altro che semplice da rappresentare in forma drammaturgica e adattare al linguaggio cinematografico. Sant’Antonio era un intellettuale, un uomo di pensiero e di dottrina: qualità che poco si prestano a essere trasfuse in un racconto prevalentemente visivo com’è il cinema».
Questo il parere su Antonio, guerriero di Dio espresso da monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Commissione nazionale valutazione film della Conferenza episcopale italiana.
«Un altro merito del film consiste nell’essere riuscito a restituire la continuità e la complementarità tra san Francesco d’Assisi e sant’Antonio: il primo più impegnato sul fronte della carità; il secondo, su quello della teologia, del diritto e della cultura. Un aspetto che Antonio, guerriero di Dio riesce a trattare in modo egregio, prendendo decisamente quota nella seconda parte e rendendo quanto mai attuale il messaggio di sant’Antonio».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017