10 Febbraio 2019

Sara Buson, università italiana al top

Padovana, 38 anni, astrofisica, ha ricevuto recentemente l'«ISSNAF Award 2018», riconoscimento assegnato tra oltre 4 mila scienziati italiani negli States.
buson
L'importante scoperta del neutrino cosmico

Le stelle sono sempre state la sua passione. Le scrutava da bambina, naso all’insù, con grande curiosità. Da giovane studentessa ha coltivato questo interesse attraverso la matematica e la fisica. Fino ai nostri giorni, con il dottorato e la ricerca, in un crescendo di risultati.

Lo testimonia «ISSNAF Award 2018», riconoscimento – assegnato dall’omonima fondazione, che riunisce oltre 4 mila scienziati italiani negli Statesattribuito in ottobre, presso l’Ambasciata italiana a Washington, al miglior giovane ricercatore nei campi di astrofisica, scienze ambientali e chimica.

A guadagnarselo è stata lei, Sara Buson, 38 anni, originaria di Pernumia (PD), laurea in astrofisica all’Università patavina, dottorato di ricerca e successiva esperienza come post-doc (ricercatore). Negli Stati Uniti è arrivata nel 2015, dopo aver vinto la NASA post-doc fellowship presso il «Goddard Space Flight Center» dello stesso ente. Ha fatto parte del team Fermi Large Area Telescope (LAT) ed è stata premiata per il contributo all’identificazione dell’origine del neutrino cosmico.

«Una grande soddisfazione per me, la mia famiglia e per quanti – confida l’astrofisica – hanno contribuito alla mia formazione umana e professionale. Grazie alle rilevazioni del nostro team e di diversi collaboratori, per la prima volta abbiamo dimostrato che i neutrini cosmici e i raggi gamma hanno la stessa origine, ovvero un particolare Nucleo Galattico Attivo, cioè una galassia con un buco nero al centro, da cui vengono emessi fasci di particelle che puntano verso la Terra».

Un passo in avanti nello studio dei più grandi misteri dell’Universo, l’origine dei raggi cosmici, individuati per la prima volta dal premio Nobel Victor Hess nel 1912. Dall’Italia agli Stati Uniti, ora in Germania (Würzburg), dove Sara ha ricevuto un incarico come junior Professor alla Facoltà di astrofisica della Julius-Maximilians-Universität. Il suo costante impegno: cercare di rendere accessibile una materia complessa come l’astrofisica.

«È il prosieguo dell’attività di ricerca. In più mi offre nuove opportunità. Per esempio, insegnare in corsi universitari come “Astrofisica delle alte energie”. Con una grande responsabilità: guidare gli studenti nel percorso di studi trasmettendo loro la mia passione». Con lei riflettiamo anche sui tanti laureati che lasciano l’Italia in cerca di lavoro. «Certo, la grande preparazione dei nostri giovani riuscuote enorme successo all’estero – spiega –. Ma ci sono anche colleghi che, in Italia, nel silenzio, continuano a produrre scienza e ricerca di alto livello internazionale.

La nostra Università è ancora una delle eccellenze ed è una risorsa di crescita per tutti». Ai giovani che si affacciano al mondo del lavoro, Sara consiglia di affrontare la nuova real­tà con la stessa volontà con cui hanno completato gli studi. «Qualsiasi lavoro richiede di imparare qualcosa di nuovo con tutto l’impegno possibile. È questo che si apprende all’Università, nella ricerca, ma anche in tutta la scuola italiana».

 

L'articolo su Sara Buson è leggibile anche sul numero di febbraio 2019 del «Messaggero di sant’Antonio», edizione italiana per l'estero e nella corrispondente versione digitale.

Data di aggiornamento: 10 Febbraio 2019
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