Scienza. Demografia Sei miliardi: troppi?

All’inizio del secondo millennio gli uomini erano 350 milioni, la considerevole cifra ora raggiunta è destinata ad aumentare. Basteranno le risorse della Terra? Se l’uomo sarà saggio, sì.
06 Novembre 1999 | di

E pensare che appena trent'anni fa eravamo giusto la metà : 3 miliardi di «homo sapiens», o presunto tale, sulla faccia del pianeta. Chiudiamo questo millennio con 6 miliardi di abitanti della Terra, anche se nessuno può dire quando sia nato con precisione il «seimiliardesimo» inquilino: chi dice a giugno, settembre, chi a ottobre. Poco importa. C'è piuttosto un altro dato che colpisce: mille anni fa, all'inizio del secondo millennio, gli uomini erano 350 milioni.
Tranquilli, però: gli esperti assicurano che la clamorosa impennata della popolazione mondiale è un fenomeno solo di questo secolo che sta per andare in archivio, anzi della sua seconda metà : all'inizio del Novecento eravamo 1 miliardo e mezzo, e 2 miliardi nel 1930. Il calo delle nascite si sta già  facendo sentire, anche se per una sorta di meccanismo d'inerzia stiamo crescendo di 80 milioni di individui l'anno: aumenteremo ancora, ma più lentamente, e dovremo stabilizzarci sui 10 miliardi di persone per il 2100.
Non c'è, dunque, il rischio che finiremo per pestarci i piedi a vicenda. C'è, però, un altro aspetto da non trascurare: il notevolissimo allungamento della vita media che si è registrato, sempre in questo secolo.
All'inizio del Novecento, l'aspettativa di vita era fissata a 35 anni, mentre oggi è quasi raddoppiata, passando a 66; e nei paesi sviluppati la cifra è ben più alta (in Italia siamo a 75 anni per gli uomini, e a 81 per le donne). Dunque, si vive di più.
Neppure questo è un pericolo, almeno potenzialmente. Mentre la popolazione della Terra in questo secolo è aumentata di quattro volte, il prodotto mondiale lordo è cresciuto di ben diciassette, arrivando oggi a 39.000 miliardi di dollari. Ce n'è dunque che basta per mantenere il pianeta; o meglio, ci sarebbe, se non dovessimo registrare pesantissimi squilibri che vengono ben documentati dall'annuale rapporto sullo stato della Terra pubblicato dal «Wordlwatch Institute», uno dei più autorevoli osservatori mondiali del settore.
Basterà  dire che per poter garantire acqua e strutture igieniche a chi attualmente ne è privo occorrerebbe più o meno investire la stessa cifra (9 miliardi di dollari) che viene spesa annualmente negli Stati Uniti solo per acquistare cosmetici; e che ce ne vorrebbe poca di più (13 miliardi di dollari) per dare a tutti alimentazione e sanità  di base. È poco più di un decimo di quanto si spende nella sola Europa per alcolici, ed è molto di meno del giro d'affari della droga nel mondo (400 miliardi di dollari).
È un problema legato alla testa dell'uomo, dunque, non alle risorse potenzialmente disponibili. Gli squilibri si stanno vistosamente allargando: 600 milioni di persone soffrono di obesità  o altre malattie perché troppo nutrite; 800 milioni soffrono, per contro, la fame. E oltre 1 miliardo di persone vivono senza poter disporre di acqua potabile. Ancora: un quinto dell'umanità  assorbe quasi il 90 per cento dei consumi globali; il quinto più ricco della popolazione mondiale consuma quasi il 60 per cento dell'energia, il quinto più povero meno del 4; 225 persone detengono un patrimonio di oltre mille miliardi di dollari, pari al reddito annuale del 47 per cento più povero della popolazione mondiale.
Insomma, chi sta troppo bene e chi troppo male. Squilibri destinati ad accentuarsi anche per effetto di altri fenomeni: mai il mondo è stato così giovane, visto che 1 miliardo di persone ha un'età  compresa tra i 15 e i 24 anni; e continua a crescere la popolazione che vive nelle città , visto che ormai ben 14 centri urbani superano i 10 milioni di abitanti, e le città  con oltre 1 milione di individui sono più di 300.
Tutto questo pensando che l'uomo rappresenta appena lo 0,01 per cento delle forme di vita esistenti nell'intero pianeta Terra: Dio sa cosa saremmo capaci di combinare, se solo fossimo qualcuno di più...

 

   
   
I VENTI DI GIOVE      

Un grosso passo avanti nella conoscenza di Giove è stato effettuato grazie agli studi compiuti da un gruppo di ricercatori inglesi che sono riusciti a verificare in quale modo la turbolenta magnetosfera del pianeta (il più grande del nostro sistema solare) si accoppiasse con gli strati alti dell'atmosfera, riscaldandoli; fin qui si disponeva soltanto di una serie di modelli teorici, in base ai quali a ogni rotazione del pianeta il campo       magnetico avrebbe dovuto trascinare con sé strati densi e ionizzati di plasma.
Ma il meccanismo di questo fenomeno non era abbastanza chiaro, anche se si era arrivati a individuare nell'aurora di Giove un ruolo preminente. I ricercatori inglesi sono riusciti a stabilire che una serie di venti ioni, chiamati «electrojet aurorali », hanno una funzione determinante nel modo in cui l'energia sviluppata dalla rotazione di Giove si trasferisce agli strati di plasma. Si tratta di venti fortissimi, visto che superano addirittura la velocità  del suono, producendo così l'energia in grado di riscaldare l'alta atmosfera.

 

   
   
IL PENDOLO DI FOUCAULT E L'ECLISSI      

La recente eclissi totale di sole dell'11 agosto (l'ultima del millennio) potrebbe averci fornito la prova definitiva dell'esistenza nell'universo di una forza ancora inspiegabile con le sole teorie della fisica moderna.
Molti scienziati, approfittando della circostanza, hanno condotto una serie di esperimenti al riguardo ricorrendo al pendolo di Foucault, uno strumento usato, tra l'altro, per cercare di dimostrare l'esistenza di una forza risultante dalla rotazione della Terra, la quale sposta verso destra le masse in movimento nell'emisfero settentrionale, e verso sinistra quelle dell'emisfero meridionale. Questa forza, che prende il nome dal fisico francese Coriolis, ha messo in mostra anomalie inspiegabili in occasione di esperimenti condotti durante un'altra eclissi di questo secolo, quella registrata nel 1954. Perciò stavolta molti ricercatori di vari paesi si sono messi all'opera utilizzando pendoli di Foucault e registrandone i movimenti. I risultati ottenuti sono attualmente al vaglio, e dovrebbero fornire una risposta definitiva ai dubbi della comunità  scientifica.

 


   
   
L'EXPLORATORIUM DI TRIESTE      

Per gli appassionati di scienza, la città  di Trieste ospita un'importante novità ; un centro in cui il visitatore può interagire con gli oggetti in mostra, sul modello di quanto da anni accade per il celebre Exploratorium di San Francisco. Qualche mese fa è stato inaugurato il primo nucleo della struttura, destinata a crescere ulteriormente nell'immediato futuro.
Il Centro triestino è suddiviso in undici sezioni. Vi si possono effettuare esperimenti di ottica, acustica, geometria, meccanica, ma anche toccare con mano e da vicino i meccanismi che sono alla base di una serie di strumenti tecnologici ormai entrati       nell uso quotidiano, dal forno a microonde al cd-rom, dal telefono cellulare a Internet. Altre sezioni sono dedicate all'attualità  scientifica italiana e internazionale, ai principali centri scientifici analoghi esistenti nell'area mitteleuropea, a cominciare dai musei di       Monaco e di Praga, alle iniziative in atto per l'educazione scientifica dei paesi in via di sviluppo, a un'esplorazione della natura.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017