Sconfiggiamo l’indifferenza

Un altro mondo è possibile: nazioni e popoli non più divisi dalla fame, dall’ingiustizia, dalla violazione dei diritti umani.
20 Febbraio 2004 | di

Credo che tanti nostri lettori provino sentimenti di frustrazione e d";amarezza di fronte ai persistenti conflitti che provocano morte e distruzione in Paesi, come l";Iraq o il Medio Oriente, o alle gravi situazioni sociali che il recente World Social Forum di Bombay-Mumbai ha posto all";attenzione dell";opinione pubblica mondiale, denunciando l";inefficienza di governi e istituzioni a livello internazionale. Al Forum erano presenti più di 100 mila membri di organizzazioni sociali asiatiche e di altri continenti. Schierati su posizioni di pacifismo e di nonviolenza, sono riusciti a trovare, al di là  della contestazione, momenti d";analisi propositiva che hanno coinvolto soprattutto le organizzazioni del terzo mondo. «Il Forum di Mumbai ci ha cambiato dentro un po"; tutti» ha confessato Giuseppe Iuliano, del Dipartimento per le politiche internazionali della Cisl. Lo slogan era: Another World is possible , un altro mondo è possibile, investendo di più sulla pace, sul dialogo, sul rapporto tra le nazioni; garantendo la pace alle nazioni in lotta, con progetti di sviluppo, di solidarietà  e a beneficio della ripresa della vita civile e democratica. Nei vari interventi sono risuonati più volte anche gli appelli lanciati da Giovanni Paolo II, accolto anche dai non cristiani come voce autorevole, profeta di pace e della nonviolenza.
Nel mondo cresce il bisogno di programmi socio-assistenziali efficienti, con obiettivi e strumenti mirati alle esigenze dei singoli popoli: è la via più sicura per garantire il loro futuro, aiutandoli ad affrontare un mondo che cambia sempre più velocemente. Il prossimo 20 marzo ricorderemo il primo bombardamento su Bagdad, ma le continue uccisioni di soldati e civili rivelano come la guerra, cessata ufficialmente da diversi mesi, sia stata uno strumento inefficace per ridare una vita democratica a quel Paese, tuttora a rischio. Tante speranze di pace, in terre dilaniate da conflitti, trovano realizzazione in politiche di dialogo e riconciliazione, con progetti sociali capaci di risolvere le situazioni d";emergenza, di povertà  e d";insicurezza che bloccano la vita democratica di tante popolazioni. L";ultimo «Rapporto Fao» informa che nel mondo ci sono 842 milioni di persone denutrite, tra le quali 798 milioni vivono, sottoalimentate, nei Paesi in via di sviluppo, lontane dall";attenzione dei potenti e dell";opinione pubblica. Per mancanza di volontà  politica, l";obiettivo stabilito dal Summit mondiale dell";alimentazione del 1996 (e confermato dal Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg del 2001) di ridurre, entro il 2015, il 50% delle vittime della denutrizione, oggi sembra irraggiungibile.
Giovanni Paolo II, nel messaggio per questa Quaresima ha rivolto la sua attenzione ai 2 milioni e mezzo di bambini contagiati fin dalla nascita dall";Aids, e agli 11 milioni di minori africani rimasti orfani dei genitori vittime dello stesso male. Ci troviamo di fronte al mistero insolubile del dolore innocente, e «solo la fede ci aiuta a penetrare in un così profondo abisso di dolore», afferma il Papa. Ma a quanti rivolgono il loro impegno per aiutare questi minori e quelli profondamente feriti dalla violenza degli adulti, perché avviati alla prostituzione, alla droga od obbligati a lavorare o ad arruolarsi per combattere, egli ripete l";invito del Signore: «Chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me» (Mt 18.5).
Le malattie, la fame e la crescente povertà , sono gravi minacce per la pacifica coesistenza di popoli e nazioni. I diritti e la dignità  umana sono compromessi ogni qualvolta un cieco pragmatismo, favorendo pochi fortunati, ignora le sofferenze di grandi settori dell";umanità . La pace si raggiunge percorrendo le vie dello sviluppo, della giustizia, puntando sull";aiuto alle famiglie; promuovendo l";istruzione e la preparazione dei giovani al lavoro. Anche se frastornati dalla globalizzazione dell";economia, del commercio e dei profitti, e sconcertati da un capitalismo senza regole, «non possiamo chiudere gli occhi di fronte ad un dramma così preoccupante», sottolinea ancora il Papa. «Che male hanno fatto questi piccoli per meritare tanta sofferenza?». Incapaci di trovare una risposta a livello di riflessione umana, cerchiamo di coinvolgerci e di coinvolgere sul piano della carità  e della solidarietà . È quanto facciamo, come frati del Messaggero di sant";Antonio, dal 1988 ad oggi, proponendo ogni anno ai nostri lettori e amici dei «Progetti sociali» che poi realizziamo attraverso la Caritas antoniana, in aiuto alle famiglie, a donne sole, e a tanti bambini e giovani.
In questo numero della rivista, abbiamo riportato il bilancio delle iniziative realizzate nel 2003 con i contributi dei nostri lettori e associati. È una documentazione doverosa; un modello di risposta alle emergenze e ai bisogni esistenti nel mondo che caratterizza il nostro impegno, sull";esempio e l";insegnamento di sant";Antonio, ispiratore della nostra attività  editoriale e di ogni progetto sociale.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017