Scoperto un piano per trasferire papa Benedetto XV a Malta
Solo con papa Giovanni Paolo II gli studiosi hanno avuto la possibilità di giungere con le loro ricerche nell`Archivio segreto vaticano fino al 1922, anno della morte di Benedetto XV. Solo ora, e per caso, si sono imbattuti nel «segretissimo» progetto di trasferire, per ragioni di sicurezza, nell`allora cattolicissima isola di Malta, il Pontefice malato e agli ultimi anni di vita. Non era la prima volta che si guardava a Malta come luogo sicuro per accogliere un Papa. Già nel 1848, prima di rifugiarsi a Gaeta, Pio IX aveva accettato la proposta di sir William Parker, comandante supremo della flotta navale britannica nel Mediterraneo. Ma la nave che doveva trasferirlo era giunta in ritardo a Civitavecchia. Anche alla vigilia della presa di Roma, nel 1870, il primo ministro britannico Gladstone, aveva offerto al Papa temporanea ospitalità a Malta. Ma Pio IX aveva preferito restare in Vaticano.
Il trasferimento di Benedetto XV fu progettato nella massima segretezza. La stessa documentazione del caso è stata poi collocata in una sezione non pertinente, per nasconderla ai ricercatori o farla loro ritrovare come per caso. NelNella Sala indici dell`Archivio ci sono trentasei volumi manoscritti sulla prima guerra mondiale (1914-1918). Nel fondo «Segreteria di Stato», sezione «Guerra 1914-1918», rubrica 244, fascicolo 21, è stato inserito un fascicolo estraneo a quel periodo. Numero di protocollo 28886, datato 10 dicembre 1921, il fascicolo porta il titolo: «Progetto di trasportare il S. Padre in aero nell`isola di Malta in caso di pericolo».
La Chiesa in difficoltà
Morto Pio X, il 3 settembre 1914 venne eletto il settantenne cardinale Giacomo Della Chiesa con il nome di Benedetto XV. Il Papa affrontò con coraggio una situazione non felice né per Chiesa né per il mondo invischiato nella prima grande guerra. Verso la Santa Sede c`era da parte degli Stati ostilità e isolamento. Alcune nazioni tenevano rapporti con il Vaticano più per tradizione e opportunismo che per convinzione.
Nei trentasei volumi di indici citati sono abbondanti le testimonianze dell`impegno del Papa a favore delle vittime della guerra. Egli riuscì a far ritornare in patria migliaia di prigionieri inabili alla guerra (1914), padri di numerosi figli o internati da più di diciotto mesi (1916). «Padre universale», messaggero di pace e di civiltà , il Papa si prodigava per tutti, senza distinzione; nonostante ciò, era bersaglio di ingiuste critiche, di velenosi attacchi, e di odi settari. Per questo, già durante la guerra, il monastero spagnolo dell`Escorial si era offerto di ospitarlo.
Le preoccupazioni per la sua incolumità continuarono anche dopo il conflitto mondiale. Alla segreteria Stato sedeva allora il cardinale Pietro Gasparri e in Italia presiedeva il Consiglio dei ministri Giovanni Giolitti, politico illuminato, di principi liberali anche nei riguardi della Chiesa. Giolitti guidò il governo solo per un anno, tra il 1920 e il 1921, periodo in cui veniva steso il progetto di cui si parla, da attuare nel caso in cui le ostilità degenerassero in serio pericolo per il Papa.
Nel fascicolo dell`archivio, datato 2 aprile 1920, si legge: «Sulla fine del `19 e sui primi del `20, si temevano in Italia gravi torbidi sociali che avrebbero potuto mettere il Vaticano in una situazione d`isolamento e di pericolo».
In quel periodo Giolitti, nonostante le idee liberali, di fronte al dilagante anticlericalismo, cercò di addolcire i contrasti con la Santa Sede. Le grandi organizzazioni cattoliche erano tollerate. Ma intanto, propagandate da Mussolini, prendevano piede le idee del socialismo rivoluzionario. Il futuro duce, carattere irrequieto, era di spirito anticlericale. Con il suo libretto, Giovanni Huss: il Veridico, scritto nel 1913, egli si proponeva di suscitare nell`animo dei lettori l`odio per qualunque forma di tirannia spirituale e profana.
La Chiesa temeva molto anche la massoneria, una società segreta sorta per affratellare gli uomini su basi esclusivamente umanitarie, laiche e anticlericali. In quegli anni era Gran Maestro Ernesto Nathan, fiero anticlericale, famoso per le sue volgari invettive contro il Vaticano.
Nel 1920, in un clima di paura crescente, prese corpo il progetto, coordinato per la Santa Sede da monsignor Federico Tedeschini. Serviva un laico di assoluta competenza e fiducia, pronto in qualunque momento a portare fuori dall`Italia il Santo Padre. Per la segretezza del caso si ritenne pericoloso anche solo fare il nome di quella persona, che potrebbe essere indivuduta, in base a quel che si dice di lei, consultando gli archivi dell`Aeronautica militare italiana.
Si parla di persona devota alla Santa Sede, asso dell`aviazione militare con oltre 1500 voli, 120 dei quali di ricognizione durante la guerra, quattro medaglie al valore: allievo dell`Istituto De Mercede e uomo integerrimo. Quando gli fu chiesta la disponibilità per un`operazione tanto delicata, si dichiarò felicissimo. A bordo di uno Sva (un Savoia-Verduzio-Ansaldo come quello usato per il volo su Vienna), l`aereo prescelto per l`operazione, egli si addestrò nel campo di aviazione di Centocelle. Lo Sva, tre posti, aveva una velocità di 150-180 chilometri l`ora e un raggio di azione di massimo di 1300 chilometri. Anche in base a questi dati, oltre che per ragioni politiche, venne scelta l`isola di Malta per accogliere l`illustre profugo.
Nel concludere il documento, datato 10 dicembre 1921, il Vaticano dichiarava il proprio rammarico per un eventuale trasferimento a Malta del Pontefice in precarie condizioni di salute, anche se non si pensava fossero così gravi da condurlo rapidamente alla morte, che avvenne il 23 gennaio 1922.