Scozia. Riserbo italo-scozzese
Narra la leggenda che, in passato, molti italiani emigranti siano sbarcati a Glasgow per sbaglio, ignari di trovarsi in Scozia, ma convinti invece di aver raggiunto la statunitense Ellis Island (isolotto alla foce del fiume Hudson, nella baia di New York, ndr). Tra i tanti a cadere nell’errore ci fu anche Armando Casci che, nel 1899, dal paesino toscano di Barga (Lucca), si trasferì a Glasgow in cerca di fortuna. Oggi la sua storia rivive nel nipote Sergio, sceneggiatore che ha saputo superare i conflitti adolescenziali sulla propria identità, accettando e anzi celebrando le origini italo-scozzesi.
«A casa sono cresciuto parlando italiano, mangiando pasta e pizza e ascoltando le canzoni di Mina e Adriano Celentano – ricorda –. Quando però visitavo l’Italia mi sentivo a disagio, perché la mia conoscenza della lingua era limitata al cibo e al calcio». Una volta cresciuto, Sergio – che oggi parla l’italiano in modo ineccepibile – ha saputo fare del proprio codice genetico una virtù. Dopo aver esordito nel mondo del giornalismo, Casci ha intrapreso la carriera dello sceneggiatore.
Nel 2003 gli venne commissionata dal regista Don Coutts la sceneggiatura di American cousins (2003), un film che mette a confronto gli emigrati italo-americani con quelli italo-scozzesi. La pellicola, che fece incetta di premi e guadagnò ottime recensioni, portò sul palcoscenico la comunità italiana insediatasi nel Paese anglosassone. «In Scozia gli italiani non hanno certo trovato l’America – precisa Sergio Casci –. Dopo aver faticato per inserirsi nella società locale, adattarsi al nuovo clima, alla lingua e allo stile di vita, i nostri avi videro i loro figli deportati all’indomani dell’alleanza tra Mussolini e Hitler. Persero tutto, salvo poi tornare a vedere il sereno: oggi i loro nipoti ricoprono posizioni di rilievo e molti si sono distinti nei campi dell’arte e della comunicazione». Ne sa qualcosa Sergio, che a Glasgow frequenta spesso artisti dalle radici bianco, rosse e verdi. «La differenza tra noi (italo-scozzesi, ndr) e i nostri “cugini” americani è che loro hanno sempre esaltato le proprie origini, mentre noi abbiamo cominciato a farlo in tempi recenti – continua lo sceneggiatore –. Basta entrare in una qualsiasi trattoria italiana a New York per trovare appese alle pareti fotografie del cantante Frank Sinatra e dell’attore Robert De Niro. Per contro, artisti italo-scozzesi come Daniela Nardini e Tom Conti (attori), Sharleen Spiteri (cantante) e Jack Vettriano (pittore) fino a poco tempo fa erano difficilmente associati all’Italia».
Ma nonostante la patina di riserbo che lo contraddistingue, lo spirito italo-scozzese è più vivo che mai: «La nostra comunità è in continuo cambiamento – aggiunge Casci –. Ora forse è meno omogenea di un tempo, ma non è certo meno unita. Merito dei media, dei social network come Facebook e degli incontri organizzati da istituti di cultura e università». A difendere e apprezzare questa italianità mai assopita, comunque, non sono solo gli adulti. «I miei figli (Anna di 16 anni e Giuseppe di 13, avuti dalla moglie Helen FitzGerald, nota scrittrice australiana, ndr) sono fieri delle proprie origini, parlano l’italiano e ogni anno trascorrono le vacanze nel Belpaese».