Scozia. Sant'Antonio nella terra del tartan

12 Giugno 2013 | di

Gli italiani in Inghilterra hanno luoghi ben precisi di aggregazione. Diverse ondate di emigrati, per esempio, si sono concentrate in alcune città dove, ancora oggi, risiedono molti connazionali. In Scozia, invece, si sono stabiliti in vari punti della regione dando vita ad altrettante comunità. Nonostante le distanze, si incontrano regolarmente per mantenere vivi i contatti, le tradizioni, e per permettere ai giovani di conoscersi e scambiarsi reciproche esperienze. A parlarci della conformazione di questa comunità è il cavalier Ronnie Convery, direttore delle comunicazioni dell’arcidiocesi di Glasgow, e di un sito per gli italiani (www.italianscotland.com) che informa e organizza eventi. «Stiamo assistendo – afferma – a un aumento della partecipazione dei giovani alle tradizionali attività delle associazioni o a quelle che ruotano intorno alle funzioni religiose. Parecchi hanno radici italiane che risalgono a nonni e bisnonni. Tutti sono fortemente motivati a scoprire il proprio passato, spesso anche utilizzando i social media divenuti luoghi di nuova aggregazione».

A ispirare i giovani ci sono alcuni italo-scozzesi che hanno raggiunto grande notorietà. «Tra loro – continua Ronnie – la violinista Nicola Benedetti (nella foto, insieme a Convery) la cui famiglia proviene dalla Toscana. Di recente, grazie al sostegno del dipartimento di lingua italiana dell’Università di Edimburgo, si è esibita in un concerto nell’abbazia di Montecassino stringendo un ulteriore legame tra le due culture. Anche l’attrice Daniela Nardini, il cantante Paolo Nutini e il celebre pizzaiolo Domenico Crolla hanno contributo a far amare il made in Italy in Scozia». Mai come ora l’Italia è di moda da queste parti: recentemente l’Istituto italiano di cultura di Edimburgo ha organizzato una settimana di eventi dedicati al Bel Paese; il Parlamento scozzese ha celebrato il contributo degli italiani alla storia della Scozia moderna; l’attrice Lucilla Giagnoni ha portato in scena, alla cappella dell’Università di Glasgow, una struggente interpretazione della Vergine Maria. «Questo rinnovato interesse verso la cultura italiana – aggiunge Ronnie Convery – ha portato alla realizzazione di un archivio digitale dell’emigrazione verso il Nord della Gran Bretagna, l’ Italo-Scottish Research Cluster, che raccoglie documenti storici e promuove le relazioni tra i nostri due Paesi». Sicuramente i momenti d’incontro privilegiati rimangono quelli legati alle festività: «Sono sempre molto partecipati gli eventi religiosi che celebrano il Natale e la Pasqua – prosegue Convery –, ma anche la Befana, la Messa per i defunti (officiata dall’arcivescovo Philip Targaglia), gli appuntamenti per la terza età contribuiscono a rafforzare l’aggregazione.

È il caso della grande scampagnata d’estate, che si tiene ogni anno nella piccola città di Alva, scelta per la sua equidistanza da Glasgow e da Edimburgo, alla quale partecipano migliaia di italiani per un torneo di calcio, una gara d’auto, per l’opportunità di giocare a bocce e, magari, per assaggiare i piatti tipici delle differenti zone di provenienza degli italo-scozzesi». La crisi economica ha sicuramente incentivato nuovi arrivi dal Bel Paese: sono molti i professionisti italiani che si sono spinti in città come Glasgow ed Edimburgo per trovare lavoro. Anche il nostro Santo è in prima linea nel favorire l’incontro degli italiani che vivono in Scozia. Ronnie Convery, a riguardo, sottolinea: «La festa di sant’Antonio di Padova è un esempio dello spirito di unione e di celebrazione di un santo particolarmente amato dagli italiani all’estero. Una delle celebrazioni più importanti si tiene presso la parrocchia del beato francescano John Duns Scotus, a Gorbals, dove migliaia di persone si radunano per far benedire i gigli in onore del Santo». La Scozia, in definitiva, offre un ponte tra passato e presente, una nuova meta d’emigrazione e un ambiente in cui la nostra cultura viene particolarmente apprezzata.
 

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017