Secchi, l’Europa della gente

01 Gennaio 1998 | di

Dario Secchi, segretario della Federazione dei Circoli sardi d";Olanda, è animatore sociale, sostenitore del volontariato e fautore di iniziative a favore dell";unità  Europea.

 

Velp, Olanda

Molti dei nostri connazionali emigrati in Olanda, prima di poter godere della luminosità  e della varietà  cromatica dei tulipani, hanno conosciuto il buio e la monotonia delle miniere di carbone. Anche Dario Secchi, recentemente insignito dalla Regina d";Olanda del prestigioso titolo di Cavaliere dell";Ordine Reale, ha cominciato la sua storia d";emigrazione a 850 metri di profondità  nelle miniere di Limburgo.

Nato in Sardegna, a Quartu Sant";Elena (Cagliari), arrivò nella 'terra dei tulipani' appena ventenne; qui, contemperando insieme le esigenze del lavoro e quelle della famiglia, ha conseguito importanti titoli di studio: il diploma di Lingua olandese, quello di Dirigente di lavori paramedici e, infine, quelli di Assistente e di Operatore sociale.

Particolarmente attento alle problematiche sociali, ha scelto questo campo per impegnare le sue energie: dal 1971 al 1974 è stato assistente sociale presso la Fondazione ministeriale per gli stranieri, e dal 1976 al 1994 prima consulente, poi coordinatore e, infine, direttore dell";Ufficio regionale presso la stessa Fondazione ministeriale.

Oggi è presidente della Consulta ministeriale (Lize) che rappresenta le comunità  del Sud Europa in Olanda (Grecia, Italia, ex-Jugoslavia, Croazia, Bosnia, Macedonia, Slovenia, Portogallo, Spagna e Capo Verde), e membro di parecchie associazioni che si prendono cura dello sviluppo e della sicurezza sociale degli emigrati che vivono in Olanda. In particolare è attivamente impegnato nell";associazione Enov (Europees Nederlands Organisatie Vrijwilligers) che promuove il volontariato sociale a livello europeo, e ricopre la carica di consultore nella Commissione ministeriale contro la discriminazione e il razzismo in Europa.

A questo singolare personaggio, già  Cavaliere della Repubblica italiana nel 1984, e Medaglia d";oro come Donatore volontario di sangue, abbiamo posto alcune domande per conoscere meglio la sua storia, la sua indole e le sue idealità .

Msa. Quando e perché è emigrato in Olanda?

Secchi. Partii nel febbraio del 1956, perché in Sardegna non c";erano sufficienti mezzi per sopravvivere e per formarsi un avvenire. Il mio Paese era piccolo e una siccità , durata qualche anno, aveva bloccato i raccolti della campagna. Per i giovani non c";erano prospettive né per il lavoro né per formarsi una famiglia. A casa avevo ancora due sorelle, due fratelli e i genitori. Non rimaneva che la via dell";emigrazione.

Quali sono le tappe più significative della sua vita da italiano all";estero?

Non avevo ancora compiuto vent";anni quando giunsi in Olanda: magrolino com";ero non fu facile per me adattarmi alle asperità  della miniera. Dopo alcuni anni ho sposato Gonnie e abbiamo avuto una figlia, Denise. Pian piano ho imparato la lingua olandese e ho cominciato, di sera, a studiare. Volevo uscire dal buio della miniera e fare un lavoro a contatto con la gente. Per questo ho scelto il settore dell";impegno sociale. Con tante sofferenze sono riuscito a inserirmi nella comunità  olandese, imparando a conoscere le loro abitudini e tradizioni.

Sono stato operaio in un";industria metallurgica; poi, dopo aver conseguito il diploma di Dirigente di lavori paramedici, ho lavorato nell";ospedale di Arnhem. Nel 1971 ho cominciato a lavorare come assistente sociale presso la Fondazione ministeriale per gli stranieri e, successivamente, sono diventato consulente, coordinatore e direttore dell";Ufficio regionale presso la medesima Fondazione.

Che cosa ricorda della sua esperienza lavorativa in miniera?

Innanzitutto io non ero fisicamente adatto alla miniera. Eravamo a 850 metri di profondità , con il continuo pericolo di crolli. Tuttavia ho sempre cercato di adattarmi alle esigenze del lavoro. Tra di noi ci si voleva bene: non contava la provenienza. Lavorando sottoterra, bisognava capirsi, anche se non si parlava la stessa lingua. C";era una fratellanza assoluta, anche con gli olandesi: ci si aiutava instancabilmente e si aveva la massima fiducia l";uno nell";altro.

Lei ha conseguito dei titoli di studio che le hanno aperto nuove opportunità  lavorative. Come ha potuto abbinare lavoro e studio?

Veramente ho contemperato lavoro, studio e famiglia. Evidentemente, per mettere insieme questi tre impegni non avevo il tempo per andare al bar o a ballare con gli amici. Ma io volevo assolutamente farmi un avvenire al di fuori delle miniere e della fabbrica: puntavo a un lavoro in ambito sociale. Alla fine ci sono riuscito.

Come è arrivato a diventare assistente sociale presso la Fondazione ministeriale per gli stranieri?

Il governo olandese cercava persone che facessero da tramite tra la comunità  degli emigrati e quella olandese: per questo aveva istituito apposite scuole di formazione. Fui uno dei primi a ottenere quel diploma. Allora il mio sogno cominciò a realizzarsi.

In questi ruoli come ha vissuto la sua italianità ?

L";ho sempre custodita e maturata con tanto calore e affetto. Io mi sento profondamente italiano, e profondamente legato alla mia Sardegna. Pur essendomi inserito molto nella comunità  olandese, continuo a sentirmi fortemente legato all";Italia.

Non si può rinnegare il Paese dove si è nati. Per questo mantengo costantemente i legami con gli italiani che vivono qui in Olanda e continuo a sentirmi un lavoratore tra lavoratori.

Lei rappresenta, nella Consulta ministeriale (Lize) d";Olanda, le comunità  del Sud Europa. Cosa bisognerebbe fare per rendere più efficace l";unità  europea?

La Consulta coordina convegni e iniziative che si muovono attorno al 'Progetto Europa'. Il nostro impegno è quello di creare sempre più occasioni per far incontrare e confrontare tra loro comunità  etniche diverse. Devo dire che l";Italia, da un punto di vista sociale e culturale, non è ancora molto attiva e partecipe. Secondo me è necessario raccordarsi in modo più efficace con tutto ciò che è europeo, soprattutto in campo sociale. Lo sviluppo economico da solo, infatti, non è sufficiente per costruire l";Europa.

Per lei la scelta del sociale è prioritaria. Cosa si sta facendo nella commissione ministeriale, di cui lei è membro, contro il razzismo e la discriminazione in Europa?

Sono stati studiati e realizzati alcuni progetti a favore delle comunità  emigrate maggiormente emarginate. Ma soprattutto si sta cercando di creare una migliore conoscenza delle altre culture: solo così si evitano discriminazioni e atteggiamenti razzisti.

Occorre informare meglio la base e creare contatti personali che facciano incontrare tra loro le diverse comunità  etniche.

Lei è membro anche dell";Enov (Europees Nederlands Organisatie Vrijwilligers), che conta 600 mila volontari. Come opera questa associazione in Olanda, e come si rapporta con l";Europa?

In Olanda il volontariato è molto diffuso e, pur essendo in parte sostenuto da contributi finanziari statali, è la base essenziale del servizio sociale. Si cerca di coinvolgere tutti in un movimento di solidarietà  verso chi si trova nel bisogno. Ma il volontariato dovrebbe svilupparsi molto di più, anche a livello europeo.

Non si può vivere in modo troppo individualistico, e chi ha energie positive deve metterle a disposizione di chi è meno fortunato. Bastano piccoli gesti, ma compiuti con fedeltà : accompagnare a uscire o a fare la spesa chi non può muoversi da solo, fare una telefonata a chi non ha più familiari, aiutare chi non ha mezzi sufficienti.

Non ci si può aspettare tutto dallo stato o dalle istituzioni. Chi può, deve dare! Anche chi è anziano deve guardare verso il futuro e dare quanto può. Non si è mai troppo vecchi, infatti, né troppo poveri per essere generosi e per condividere qualcosa di sé con gli altri. l

Due convegni per i sardi d";Olanda

Il ruolo dei giovani e delle donne

di Mario De Antoni

La Federazione dei Circoli sardi d";Olanda svolge una insostituibile attività  di coordinamento che salvaguarda l";identità  dei corregionali e promuove una sempre più coerente sensibilità  europeista.

Attualmente sono circa settemila i sardi che vivono in Olanda; si raccolgono in sei circoli (in parte sovvenzionati dalla Regione Sardegna), che li rappresentano e che permettono loro di mantenere vive le tradizioni e la cultura dell";isola d";origine. Ad Arnhem si trova la sede della federazione (Fcso), presieduta da Mario Agus, che coordina le iniziative e i progetti di tutti i Circoli sardi d";Olanda. Tra le iniziative proposte, aperte a tutti e non solo ai sardi, si promuovono dibattiti e progetti che affrontano problematiche legate ai diritti e alle esigenze degli emigrati in Olanda, ma anche in Europa.

Recentemente, ricorda il segretario della federazione, Dario Secchi,'si sono svolti due importanti convegni: uno sui giovani emigrati, e un altro sulla gente sarda che vive all";estero'.

Nel convegno per i giovani sono state affrontate le difficoltà  che essi incontrano nel momento in cui si immettono nel mondo del lavoro, e si è cercato di individuare le prospettive che la prossima unità  europea potrebbe aprire loro. Infatti, la nuova Europa che si sta preparando "; favorendo la coesione di etnie e culture diverse "; dovrebbe garantire, particolarmente ai giovani, l";opportunità  di esprimere al meglio le proprie potenzialità  creative, artistiche e professionali.

La federazione, inoltre, ha promosso lo scorso anno, a Maastricht, un convegno europeo sulla gente sarda in emigrazione. Il dibattito, in particolare, si è concentrato sul tema delle donne sarde all";estero. Consapevoli dell";enorme contributo da queste apportato all";emigrazione, si è cercato di analizzare le condizioni di vita in cui esse hanno vissuto, e fino a che punto siano stati rispettati i loro diritti.

Le conclusioni di questo convegno sono state raccolte in un documento politico, recepito anche dall";assessore regionale Luca Deiana e dal console generale d";Italia per la circoscrizione di Rotterdam, Francesco Mariano, che intende provocare la pubblica opinione olandese e la stessa Regione Sardegna, affinché sia maggiormente valorizzata e rispettata la presenza delle donne in ambito sociale, economico e politico.

Accanto a questo documento è stato costituito anche il primo Movimento di donne sarde in Europa: l";iniziativa si prefigge di offrire un contesto privilegiato di ascolto e di rispetto a tutte le donne sarde emigrate. La federazione dichiara, in questo modo, la sua determinazione a valorizzare in modo sempre più deciso il ruolo delle donne nella nuova compagine europea e internazionale.

Il cavalier Secchi, che lo scorso anno ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell";Ordine Reale d";Olanda per il suo impegno a favore degli emigrati, ha spiegato che tra gli appuntamenti della federazione per il prossimo triennio si prevede l";organizzazione di un convegno per gli anziani. Con questa iniziativa si intende analizzare e salvaguardare le esigenze di coloro che oggi, essendo anziani, fanno parte della prima generazione giunta in Olanda. La Federazione dei Circoli sardi, dunque, senza dimenticare il passato, guarda al futuro.

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017