Secchi, l’Europa della gente
Dario Secchi, segretario della Federazione dei Circoli sardi d";Olanda, è animatore sociale, sostenitore del volontariato e fautore di iniziative a favore dell";unità Europea.
Velp, Olanda
Molti dei nostri connazionali emigrati in Olanda, prima di poter godere della luminosità e della varietà cromatica dei tulipani, hanno conosciuto il buio e la monotonia delle miniere di carbone. Anche Dario Secchi, recentemente insignito dalla Regina d";Olanda del prestigioso titolo di Cavaliere dell";Ordine Reale, ha cominciato la sua storia d";emigrazione a 850 metri di profondità nelle miniere di Limburgo.
Nato in Sardegna, a Quartu Sant";Elena (Cagliari), arrivò nella 'terra dei tulipani' appena ventenne; qui, contemperando insieme le esigenze del lavoro e quelle della famiglia, ha conseguito importanti titoli di studio: il diploma di Lingua olandese, quello di Dirigente di lavori paramedici e, infine, quelli di Assistente e di Operatore sociale.
Particolarmente attento alle problematiche sociali, ha scelto questo campo per impegnare le sue energie: dal 1971 al 1974 è stato assistente sociale presso la Fondazione ministeriale per gli stranieri, e dal 1976 al 1994 prima consulente, poi coordinatore e, infine, direttore dell";Ufficio regionale presso la stessa Fondazione ministeriale.
Oggi è presidente della Consulta ministeriale (Lize) che rappresenta le comunità del Sud Europa in Olanda (Grecia, Italia, ex-Jugoslavia, Croazia, Bosnia, Macedonia, Slovenia, Portogallo, Spagna e Capo Verde), e membro di parecchie associazioni che si prendono cura dello sviluppo e della sicurezza sociale degli emigrati che vivono in Olanda. In particolare è attivamente impegnato nell";associazione Enov (Europees Nederlands Organisatie Vrijwilligers) che promuove il volontariato sociale a livello europeo, e ricopre la carica di consultore nella Commissione ministeriale contro la discriminazione e il razzismo in Europa.
A questo singolare personaggio, già Cavaliere della Repubblica italiana nel 1984, e Medaglia d";oro come Donatore volontario di sangue, abbiamo posto alcune domande per conoscere meglio la sua storia, la sua indole e le sue idealità .
Msa. Quando e perché è emigrato in Olanda?
Secchi. Partii nel febbraio del 1956, perché in Sardegna non c";erano sufficienti mezzi per sopravvivere e per formarsi un avvenire. Il mio Paese era piccolo e una siccità , durata qualche anno, aveva bloccato i raccolti della campagna. Per i giovani non c";erano prospettive né per il lavoro né per formarsi una famiglia. A casa avevo ancora due sorelle, due fratelli e i genitori. Non rimaneva che la via dell";emigrazione.
Quali sono le tappe più significative della sua vita da italiano all";estero?
Non avevo ancora compiuto vent";anni quando giunsi in Olanda: magrolino com";ero non fu facile per me adattarmi alle asperità della miniera. Dopo alcuni anni ho sposato Gonnie e abbiamo avuto una figlia, Denise. Pian piano ho imparato la lingua olandese e ho cominciato, di sera, a studiare. Volevo uscire dal buio della miniera e fare un lavoro a contatto con la gente. Per questo ho scelto il settore dell";impegno sociale. Con tante sofferenze sono riuscito a inserirmi nella comunità olandese, imparando a conoscere le loro abitudini e tradizioni.
Sono stato operaio in un";industria metallurgica; poi, dopo aver conseguito il diploma di Dirigente di lavori paramedici, ho lavorato nell";ospedale di Arnhem. Nel 1971 ho cominciato a lavorare come assistente sociale presso la Fondazione ministeriale per gli stranieri e, successivamente, sono diventato consulente, coordinatore e direttore dell";Ufficio regionale presso la medesima Fondazione.
Che cosa ricorda della sua esperienza lavorativa in miniera?
Innanzitutto io non ero fisicamente adatto alla miniera. Eravamo a 850 metri di profondità , con il continuo pericolo di crolli. Tuttavia ho sempre cercato di adattarmi alle esigenze del lavoro. Tra di noi ci si voleva bene: non contava la provenienza. Lavorando sottoterra, bisognava capirsi, anche se non si parlava la stessa lingua. C";era una fratellanza assoluta, anche con gli olandesi: ci si aiutava instancabilmente e si aveva la massima fiducia l";uno nell";altro.
Lei ha conseguito dei titoli di studio che le hanno aperto nuove opportunità lavorative. Come ha potuto abbinare lavoro e studio?
Veramente ho contemperato lavoro, studio e famiglia. Evidentemente, per mettere insieme questi tre impegni non avevo il tempo per andare al bar o a ballare con gli amici. Ma io volevo assolutamente farmi un avvenire al di fuori delle miniere e della fabbrica: puntavo a un lavoro in ambito sociale. Alla fine ci sono riuscito.
Come è arrivato a diventare assistente sociale presso la Fondazione ministeriale per gli stranieri?
Il governo olandese cercava persone che facessero da tramite tra la comunità degli emigrati e quella olandese: per questo aveva istituito apposite scuole di formazione. Fui uno dei primi a ottenere quel diploma. Allora il mio sogno cominciò a realizzarsi.
In questi ruoli come ha vissuto la sua italianità ?
L";ho sempre custodita e maturata con tanto calore e affetto. Io mi sento profondamente italiano, e profondamente legato alla mia Sardegna. Pur essendomi inserito molto nella comunità olandese, continuo a sentirmi fortemente legato all";Italia.
Non si può rinnegare il Paese dove si è nati. Per questo mantengo costantemente i legami con gli italiani che vivono qui in Olanda e continuo a sentirmi un lavoratore tra lavoratori.
Lei rappresenta, nella Consulta ministeriale (Lize) d";Olanda, le comunità del Sud Europa. Cosa bisognerebbe fare per rendere più efficace l";unità europea?
La Consulta coordina convegni e iniziative che si muovono attorno al 'Progetto Europa'. Il nostro impegno è quello di creare sempre più occasioni per far incontrare e confrontare tra loro comunità etniche diverse. Devo dire che l";Italia, da un punto di vista sociale e culturale, non è ancora molto attiva e partecipe. Secondo me è necessario raccordarsi in modo più efficace con tutto ciò che è europeo, soprattutto in campo sociale. Lo sviluppo economico da solo, infatti, non è sufficiente per costruire l";Europa.
Per lei la scelta del sociale è prioritaria. Cosa si sta facendo nella commissione ministeriale, di cui lei è membro, contro il razzismo e la discriminazione in Europa?
Sono stati studiati e realizzati alcuni progetti a favore delle comunità emigrate maggiormente emarginate. Ma soprattutto si sta cercando di creare una migliore conoscenza delle altre culture: solo così si evitano discriminazioni e atteggiamenti razzisti.
Occorre informare meglio la base e creare contatti personali che facciano incontrare tra loro le diverse comunità etniche.
Lei è membro anche dell";Enov (Europees Nederlands Organisatie Vrijwilligers), che conta 600 mila volontari. Come opera questa associazione in Olanda, e come si rapporta con l";Europa?
In Olanda il volontariato è molto diffuso e, pur essendo in parte sostenuto da contributi finanziari statali, è la base essenziale del servizio sociale. Si cerca di coinvolgere tutti in un movimento di solidarietà verso chi si trova nel bisogno. Ma il volontariato dovrebbe svilupparsi molto di più, anche a livello europeo.
Non si può vivere in modo troppo individualistico, e chi ha energie positive deve metterle a disposizione di chi è meno fortunato. Bastano piccoli gesti, ma compiuti con fedeltà : accompagnare a uscire o a fare la spesa chi non può muoversi da solo, fare una telefonata a chi non ha più familiari, aiutare chi non ha mezzi sufficienti.
Non ci si può aspettare tutto dallo stato o dalle istituzioni. Chi può, deve dare! Anche chi è anziano deve guardare verso il futuro e dare quanto può. Non si è mai troppo vecchi, infatti, né troppo poveri per essere generosi e per condividere qualcosa di sé con gli altri. l
Due convegni per i sardi d";Olanda
Il ruolo dei giovani e delle donne
di Mario De Antoni
La Federazione dei Circoli sardi d";Olanda svolge una insostituibile attività di coordinamento che salvaguarda l";identità dei corregionali e promuove una sempre più coerente sensibilità europeista.
Attualmente sono circa settemila i sardi che vivono in Olanda; si raccolgono in sei circoli (in parte sovvenzionati dalla Regione Sardegna), che li rappresentano e che permettono loro di mantenere vive le tradizioni e la cultura dell";isola d";origine. Ad Arnhem si trova la sede della federazione (Fcso), presieduta da Mario Agus, che coordina le iniziative e i progetti di tutti i Circoli sardi d";Olanda. Tra le iniziative proposte, aperte a tutti e non solo ai sardi, si promuovono dibattiti e progetti che affrontano problematiche legate ai diritti e alle esigenze degli emigrati in Olanda, ma anche in Europa.
Recentemente, ricorda il segretario della federazione, Dario Secchi,'si sono svolti due importanti convegni: uno sui giovani emigrati, e un altro sulla gente sarda che vive all";estero'.
Nel convegno per i giovani sono state affrontate le difficoltà che essi incontrano nel momento in cui si immettono nel mondo del lavoro, e si è cercato di individuare le prospettive che la prossima unità europea potrebbe aprire loro. Infatti, la nuova Europa che si sta preparando "; favorendo la coesione di etnie e culture diverse "; dovrebbe garantire, particolarmente ai giovani, l";opportunità di esprimere al meglio le proprie potenzialità creative, artistiche e professionali.
La federazione, inoltre, ha promosso lo scorso anno, a Maastricht, un convegno europeo sulla gente sarda in emigrazione. Il dibattito, in particolare, si è concentrato sul tema delle donne sarde all";estero. Consapevoli dell";enorme contributo da queste apportato all";emigrazione, si è cercato di analizzare le condizioni di vita in cui esse hanno vissuto, e fino a che punto siano stati rispettati i loro diritti.
Le conclusioni di questo convegno sono state raccolte in un documento politico, recepito anche dall";assessore regionale Luca Deiana e dal console generale d";Italia per la circoscrizione di Rotterdam, Francesco Mariano, che intende provocare la pubblica opinione olandese e la stessa Regione Sardegna, affinché sia maggiormente valorizzata e rispettata la presenza delle donne in ambito sociale, economico e politico.
Accanto a questo documento è stato costituito anche il primo Movimento di donne sarde in Europa: l";iniziativa si prefigge di offrire un contesto privilegiato di ascolto e di rispetto a tutte le donne sarde emigrate. La federazione dichiara, in questo modo, la sua determinazione a valorizzare in modo sempre più deciso il ruolo delle donne nella nuova compagine europea e internazionale.
Il cavalier Secchi, che lo scorso anno ha ricevuto il titolo di Cavaliere dell";Ordine Reale d";Olanda per il suo impegno a favore degli emigrati, ha spiegato che tra gli appuntamenti della federazione per il prossimo triennio si prevede l";organizzazione di un convegno per gli anziani. Con questa iniziativa si intende analizzare e salvaguardare le esigenze di coloro che oggi, essendo anziani, fanno parte della prima generazione giunta in Olanda. La Federazione dei Circoli sardi, dunque, senza dimenticare il passato, guarda al futuro.