Segni incoraggianti di rinascita

Laddove i genitori manifestano, verso i figli, apertura e disponibilità, i giovani possono trovare spazi d'impegno e testimonianza anche in ambito comunitario.
15 Dicembre 2008 | di

Vancouver
Trent’anni fa i giovani eravamo noi. Oggi sono i nostri figli, e per molti di noi i nipoti che crescono, in numero e in età. Un terzo di secolo fa erano giovani quanti hanno concepito e realizzato il Centro culturale italiano, cuore della locale comunità. Il trentunesimo anniversario è stato recentemente celebrato da soci e dirigenti dell’Italian Cultural Centre Society, con la partecipazione di rappresentanze diplomatiche, civiche e politiche italiane e canadesi. È stato ancora una volta riconosciuto il generoso e tenace lavoro di tantissimi volontari. Sono stati onorati con l’inserimento, nella Hall of Fame, di personaggi esemplari per i loro apporti alla comunità multiculturale. E, come parte dei festeggiamenti, è stato inaugurato un Museo. Per non dimenticare. Per registrare con fedeltà e razionalità i segni di ben oltre un secolo di presenza italiana in questa costa dell’Ovest canadese. Una continuità di lavoro e di vita affidata ai discendenti. Sono loro, oggi, alla guida del Centro fondato dai padri. Lo sono con l’appoggio prezioso di tanti anziani tuttora in possesso di energia, capaci di dedizione, e di idee.
Descrivendo a grandi linee la realtà dell’associazionismo locale (il Centro è una Federazione di decine di associazioni, la maggioranza delle quali risalenti agli anni Sessanta e Settanta), e la difficoltà per i giovani di rientrare in formule loro non consone, avevo scritto in passato: «la Gioventù Veneta, un gruppo di ragazzi e ragazze volonterosi con comprensibili alti e bassi di continuità e di impegno. Un simile gruppo giovanile è l’abruzzese PRIMA, nato qualche anno fa nell’ambito dei due Circoli abruzzesi ora unificati... Sciolto, non per esaurimento di idealità ma per naturale maturazione dei suoi componenti, il gruppo giovanile OGGI risalente agli anni Ottanta-Novanta. La sigla OGGI stava per Onda Giovane Gruppo Italiano. I suoi promotori sono felicemente cresciuti e hanno dimostrato di sapersi assumere responsabilità di leadership ai vertici della comunità italiana, oltre che affermarsi come stimati professionisti». Presidente del Centro è oggi l’oriundo Joe Finamore, figlio di Rinaldo Finamore, uno dei fondatori storici dell’istituzione.
Joe era stato responsabile del gruppo giovanile di cui sopra, e lo affiancano attualmente, nel Consiglio direttivo della ICCS, altri di prima generazione canadese, come Luca Citton, Ed Fontana, Tony Marzitelli, Dario Piccoli, Dan Tucci e Laura Quilici, nominata di recente chairperson de Il Museo. (*)
Quello della partecipazione dei giovani è un discorso non facile, ma va affrontato con chiarezza e serenità. All’immutabilità e allo spirito di conservazione dell’associazionismo tradizionale, con le sue funzioni spesso ripetitive e il suo ruolo talora paternalistico, fanno riscontro la dinamicità, l’inventiva e lo spirito di insofferenza tipico dei giovani. Guai se non fosse così. Non si tratta di ribellione o disimpegno, ma di naturale differenziazione di prospettive e di interessi legati allo sviluppo della vita individuale, familiare e professionale. Citando Tagore: «i figli non appartengono a noi, ma al futuro». Noi dovremmo saper tenere le braccia e le porte aperte per quando decideranno di manifestare – in questo caso anche all’interno delle istituzioni italiane – la loro identità mista: nel nostro caso quella di italocanadesi». (**)
E allora benvengano le iniziative rivolte ai giovani oriundi, benvengano convegni e conferenze, purché si sia disposti ad accettare la realtà in movimento del composito mondo giovanile, interculturale e interetnico. Purché si riconoscano onestamente le voci – talora apertamente critiche – di figli e nipoti che pure amandoci, vedono in noi il passato, e giustamente non accettano formule e limiti predisposti, ma vogliono imprimere i loro modi e i loro tempi, utilizzando moderne filosofie e mezzi tecnologici aggiornatissimi. Con qualche rara eccezione, i giovani rifiutano di essere reclutati e adoperati da organismi che non hanno nulla a che fare con le loro vite di cittadini di nuove patrie, e perciò di cittadini del mondo. È consolante, tuttavia, che discendenti di famiglie italiane, ma anche di famiglie di etnia mista, sentano e dichiarino ad alta voce la consapevolezza e l’orgoglio delle origini. È successo in preparazione della Prima Conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero (giovani italiani d’origine o di cittadinanza? all’estero... o nel mondo?).
Per i giovani – e anche per noi che ci viviamo e lavoriamo – «estero» sono infatti le patrie di nascita e di residenza... a meno che non si tratti di giovani italiani provvisoriamente all’estero per lavoro o per specializzarsi). È successo anche a Vancouver quando, in occasione del recente trentennio della Trevisani nel mondo, nel corso di una tavola rotonda rivolta ai giovani, si è assistito alla ri-nascita del Gruppo Gioventù Veneta. È stato sorprendente ascoltare voci nuove professare all’unisono un’italianità convinta, combinata con la naturale canadesità. L’hanno dichiarata, alternando l’italiano all’inglese e al veneto, Tania e Lisa Perizzolo, Stefano Lovato, Fiorella Pizzolato – rientrata in Canada dopo un lungo periodo di soggiorno in Italia – e suo fratello Fabio. E ancora Maria Giovinazzo, Lisa Repole, Sonia Artuso, Randy Rinaldo e Steven Comin. Con qualche riserva, quest’ultimo, sul «senso di superiorità» che molti italiani fanno tuttora pesare sugli oriundi, senza conoscerne e apprezzarne storia e preparazione. Chiaro e deciso poi l’intervento di Dino Mariutti, che con Juliana Mattiazzo si è assunto la responsabilità di organizzare e guidare il gruppo, aprendolo alla partecipazione di quant’altri, anche non di origine veneta, vi vogliano dare un apporto.
La cosa nuova dell’incontro è stata che, nella saletta della Famee Furlane che ci ha ospitati, dietro ai giovanissimi disposti nelle prime file (mentre i lavori erano diretti dai soliti affettuosi e volonterosi anziani), c’erano alcuni genitori e fratelli maggiori dei partecipanti. Come, ad esempio, senza voler far torto a nessuno, l’intera famiglia Mattiazzo con la primogenita Sabrina Tucci, un tempo animatrice del Gruppo giovanile veneto, ora sposa e madre felice di tre frugoletti. E mamma Lovato con il figlio sacerdote, padre Alessandro, un giovane prete che pur testimoniando in quest’occasione la sua identità veneto-canadese, è impegnato a lavorare «ecumenicamente» tra moltissimi altri giovani di differenti provenienze etniche. Giovani che si formano nelle parrocchie cattoliche, e trovano respiro esercitando generosamente il volontariato, soprattutto a beneficio di chi soffre, a testimonianza della loro fede, e sperando di contribuire a migliorare questo meraviglioso e difficile mondo. 
   
(*) A colloquio con i giovani / Un rapporto controverso (Messaggero di sant’Antonio-edizione italiana per l’estero, Marzo 1995) - Giovani italiani nel mondo / Laura Quilici EDN pagg. 118-22)
(**) Piccola Italia a Vancouver / La gioia di stare insieme (Messaggero di sant’Antonio-edizione italiana per l’estero, Giugno 2002).

Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017